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Fuji o non Fuji, la Ferrari ha già vinto

A prescindere dai mondiali in palio il programma 499P ha già il suo posto nella storia

Fuji o non Fuji, la Ferrari ha già vinto
© Ferrari

Mario DonniniMario Donnini

8 set 2023

In questo weekend al Fuji, con la penultima prova del WEC, piaccia o meno, si gioca gran parte dell’annata agonistica del marchio Ferrari a livello interrnazionale. Da una parte, quindi, non si può non guardare con attenzione e anche con emozione all’assalto che porteranno le due 499P alle Toyota impegnate nella gara di casa, certi che l’unico risultato utile a prolungare la lotta sino alla finale di campionato prevista in Bahrain sia la vittoria e nient’altro. Perché solo il punteggio pieno nelle ultime due gare della serie può aiutare la filiazione endurance della Casa del Cavallino gestita da Antonello Coletta, in sinergia col racing partner Amato Ferrari di AF Corse, all’interno di un Balance of Performance che dopo il trionfo di Le Mans è sembrato pendere in modo fin troppo esagerato a beneficio della competitività della Toyota stessa, quasi a risarcirla della fine della striscia vincente nella classicissima della Sarthe.

Per questo la Rossa parte col colpo in canna sul tracciato posto alle pendici del Fujiama: bella aggressiva, perché almeno in questo caso non servirebbe a nulla difendersi e puntare a una corsa di conserva. Indipendentemente da questo, certi che Antonello & Amato non lasceranno nulla d’intentato (la rima è puramente casuale) a poco più di un anno dai primi vagiti emessi in pista dalla Ferrari Hypercar, vale comunque la pena di tracciare un bilancio ideale, financo a prescindere dall’esito della trasferta nipponica.

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Ferrari: miracolo Le Mans, e non solo

E il consuntivo preventivo non può che riconoscere che, mondiale o non mondiale, il programma di rientro Ferrari nella categoria maggiore si sta rivelando uno dei più grandi successi in tutta la storia del Cavallino. Primo, perché vincere la Le Mans del centenario al ritorno dopo mezzo secolo di assenza ufficiale, con un vettura nuovissima, ha del miracoloso. Secondo, poiché cio è avvenuto sbaragliando una concorrenza mai così intensa, quantitativamente e qualitativamente ai massimi, tanto da conferire una rilevanza planetaria alla sfida.

Punto tre, tutto ciò è maturato all’interno di una serie che comunque ribadisce ad ogni prova il ruolo di protagonista della Hypercar maranelliana, di fatto costituendo un contraltare inatteso, gioioso e per certi versi scomodo rispetto ala stagione problematica e complessa inanellata dalla Casa italiana in F.1.

Un presente diverso è possibile, quindi, a costi e in contesti assai meno faraonici di quelli dei Gran Premi e con un’eco dalla vastità immensa e addirittura ancor più gradita ai cultori dell’automobolismo saldamente ancorato a radici storiche e allo stesso tempo romantiche. Per questo, del tutto a prescindere dal Fuji e dall’esito del WEC alla voce Costruttori e Piloti, comunque vada la Ferrari ha vinto ancor prima di vincere o di perdere questo o quel titolo.

La mission iniziale è stata già centrata. Il prestigio riguadagnato e la credibilità perfettamente riacquistata. Ora non resta che continuare su questa linea, esprimendosi ogni volta al meglio.

Proprio a cominciare dal Fuji, in una gara che si annuncia intensissima e strappacuore, con due iridi già in palio ma anche con una valore acquisito che nessuno potrà togliere al Cavallino. L’orgoglio e la certezza della Ferrari di aver preso la decisione giusta giusta, nello scegliere la via che ha portato a Le Mans e che adesso punta al Fuji. In bocca al lupo, ragazzi.

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