I mari mossi dietro Masi rimosso

I mari mossi dietro Masi rimosso

Dietro la destituzione del race director della F.1 e la riforma degli organi e dei meccanismi arbitrali non c'è solo il finale controverso di Abu Dhabi ma tutta una serie di giochi di potere e segnali in codice che vanno analizzati e catalogati

21.02.2022 12:21

Bene. Michael Masi non c’è più. Perlomeno non è più al timone della direzione di gara dei Gp iridati e questa è la prima notizia. Poi c’è altro. A capo dei giudici della F.1 svettano ora Eduardo Freitas e Niels Wittich, a comporre una struttura decentralizzata, che si dividerà i compiti spettanti in precedenza complessivamente a Masi stesso.

Il nuovo Presidente della Fia Mohammed Ben Sulayem ha inoltre chiarito, all’interno di una dichiarazione ufficiale piuttosto lunga, confermando le indiscrezioni anticipate da Autosprint, anche che: «Per assistere il direttore di gara nel processo decisionale, sarà creata una Virtual Race Control Room. Come il Video Assistance Referee (VAR) nel calcio, sarà posizionato in uno degli Uffici FIA in funzione di backup, al di fuori dal circuito. In collegamento live con il direttore di gara della FIA F.1, aiuterà ad applicare il regolamento sportivo utilizzando i più moderni strumenti tecnologici». Inoltre saranno rimosse le comunicazioni radio durante la corsa, attualmente trasmesse in diretta da tutte le Tv, al fine di tutelare il direttore di gara da qualsiasi pressione dei rappresentanti dei team in veste di postulanti se non addirittura di protestatari.

Freitas e Wittich per il dopo Masi

Eduardo Freitas è portoghese e proviene dal mondiale WEC, dov’è stato race director dall’istituzione del campionato nel 2012. Inoltre si è occupato anche dell’European Le Mans Series e dell’Asian Le Mans Series, sempre sotto l’egida del WEC, che poi significa stare sotto la potentissima Automobile Club de L’Ouest, ossia l’entità organizzatrice della 24 ore di Le Mans.

Niels Wittich, invece, proviene direttamente dal DTM, dove era l’ultimo in linea di successione rispetto a Sven Stoppe e Roland Bruynseraede. Entrambi saranno supportati da Herbie Bash, che avrà il ruolo di senior advisor. Quanto a Masi, sarà appunto destinato ad altro incarico ancora da definire, sempre all’interno della Federazione Internazionale: in ogni caso il suo tempo all’interno del Circus è finito. Ben Sulayem non a caso ha detto: «Ho tratto le conclusioni dall’analisi dettagliata degli eventi dell’ultimo Gran Premio di F.1 di Abu Dhabi e dalla stagione 2021 ed è proprio da tutto ciò che è scaturita una profonda riforma dell’organizzazione della direzione di gara, peraltro sostenuta all’unanimità dal CEO di F.1 e dai direttori dei team».

Non solo Abu Dhabi

Ecco, appunto. Fin qui i fatti. E ora l’interpretazione degli stessi. Davvero pensate che Michael Masi sia stato tolto (solo) per i fatti di Abu Dhabi? Sul serio: alcuni di voi sono disposti a credere che l’australiano in veste di genio del male abbia falsato il mondiale? Di più, magari del tutto sovvertito l’esito sportivo della corsa con animo truffaldino meritando perciò l’eiezione eterna, la rimozione furibonda e il fuoco purificatore del nuovo Presidente Fia? Dai, questo accade nelle favole, in Ken il Guerriero o a fantabocce. Il Motorsport in particolare e la storia del potere in genere insegnano altre morali, direi. Ben Sulayem l’ha detto bello chiaro: tutto è scaturito dall’analisi dettagliata dei fatti di Abu Dhabi e della stagione 2021. Della serie: Masi di cavolate ne ha fatte ben altre.

Aggiungo io, su tutte, l’orrenda pagliacciata di Spa, con Gp del Belgio 2021 corso per una manciata di minuti a centoventi all’ora e vinto dalla Safety-Car, è la peggiore, altroché. Anche perché se davvero Masi avesse assegnato un mondiale ad Abu Dhabi commettendo un errore tale da rendere radicalmente nulla la gara e la credibilità e la regolarità della stessa - con prove concrete a carico -, sarebbe stato rimosso non solo il direttore di gara ma pure il risultato, financo mesi dopo. Cosa neanche lontanamente possibile dall’avverarsi. No. Quello che succede è ben altro e, peraltro, come anticipavo in un Bastian Contrario di poco tempo fa, risponde alle logiche dello spoiling system. Ossia ogni volta che cambia chi comanda vengono rimossi i suoi uomini nei punti strategici. Tutto lì.

Da Todt a Ben Sulayem

Michael Masi è simbolo del potere di Jean Todt, Todt lo ha e l’avrebbe difeso fino alla morte perché questo è sempre stato lo stile di Todt. Ben Sulayem rappresenta tutt’un’altra cordata e la prima cosa che fa quando s’insedia è quella di dare un segnale ben preciso, facendo a fette Masi e riformando struttura, filosofia e funzionamento della plancia arbitrale di comando di un Gran Premio. Hamilton, Wolff e la Mercedes non c’entrano niente. È il linguaggio del potere, questo. Significa: occhio, baby, adesso comando, sposto e metto chi voglio e si fa come dico io, right? Di più. I direttori di gara diventano due. L’organo da monocratico diventa collegiale, ossia bicipite. Inzia l’era degli watchmen.

I guardiani di loro stessi. Come i consoli nell’antica Roma: due, così uno controlla l’altro, senza bisogno alcuno di dictator. Eppoi basta mercato delle vacche: quando si corre si corre, non si parla coi muretti. Quindi c’è la Var, a rendere ancor più corposo, capillare e pure burocratizzato l’apparato della classe arbitrale. In altre parole, con tutto questo carrozzone che si sta creando, non ci libereremo mai più dell’inflazione di provvedimenti, sanzioncine e indagini in corsa, perché, come recita un immortale principio del diritto amministrativo, l’organo fa la funzione. Se lo creo, poi l’organo stesso si deve muovere il più spesso possibile, sennò s’atrofizza.

L'ombra di Ecclestone

Bene. Non finisce qui. Il garante dei consoli, pardon, dei neo-direttori, è Herbie Blash, ultrasettantenne personaggio simbolo della Brabham di Ecclestone e per anni e anni uomo Fia. Il che testimonia una volta di più quanto la presidenza di Ben Sulayem sia vicinissima, debitrice, alleata e amica di Bernie. Perché nel linguaggio del potere mettere Blash a fare da can da guardia - con rispetto parlando -, di due direttori messi al posto di Masi, vuol dire che Ecclestone sta ballando il twist su ciò che resta di quel che fu il potere di Todt. In fondo la storia è semplice: il Presidente Max Mosley fu fatto fuori dopo lo scandalo a luci rosse soprattutto dal mancato appoggio della Rossa - e non solo da quello, certo - e con Bernie che l’aveva scaricato.

Per vendicarsi politicamente, Max girò voti ed endorsement verso Jean Todt che s’era appena separato dalla Ferrari non proprio amichevolmente. Da lì in poi per la Ferrari - del tutto casualmente, s’intende, guai mai pensare il contrario, siam gente di chiesa e timorata del parroco, del vescovo e di Nostro Signore, neh -, non è più successa una e una sola cosa positiva, o comunque mai una robina a favore del Cavallino Rampante. Dai e dai, adesso un nobiluomo di cultura araba si prende il potere e dietro di lui torna a proiettarsi l’ombra del quasi 92enne Bernie. Ecco, così gira la boccia, altro che Abu Dhabi, tifo, polemiche da stadio e figurette del genere. Piuttosto, scuserete, ma vorrei andare anche oltre, perché un po’ mi viene da ridere.

 

Riassumo: in tutto il pianeta Terra, ci sono stati solo due campionati internazionali in cui sono accaduti casini, polemiche, pasticci e esiti controversi financo peggiori che in F.1. E questo a fine 2021 era appunto accaduto nel DTM e nel Wec: in Germania con lo scandaloso finale contro il ferrarista Lawson nei colori Red Bull, mentre in Bahrain la Rossa fino all’ultimo ha rischiato di veder sfumare un trionfo meritatissimo per impicci diciamo non troppo sportivi, anzi, per niente. Morale della favola, ad essere promossi in F.1, pensa te, sono proprio i due mossieri di questi campionati. Come mettere di guardia ai puffi litigiosi Gargamella e la Birba? Vedremo. Zero pregiudizi, solo qualche ragionevole e disincantata perplessità. State sintonizzati, insomma, perché il cartoon F.1, viste le premesse, promette nuovi e avvincenti sviluppi.


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