La Ferrari Hypercar è un inno alla passione

La Ferrari Hypercar è un inno alla passione

Lo shakedown della Rossa destinata a rinverdire i fasti di Maranello nel Wec e a Le Mans segna un momento storico, atteso e romantico

11.07.2022 09:30

Mercoledì 7 luglio 2022, ore 9.37. Un prototipo s’accende, un motore romba, un’epopea inizia. Anzi, ricomincia. Perché, lo sappiamo tutti, quella della Ferrari nelle corse di durata è la storia antica di un agognato ritorno. E per la Rossa Hypercar, sulle prime bianca col florilegio nero del camouflage, è il debutto assoluto in pista, all’interno di un lungo, impegnativo ma fin da subito entusiasmante cammino di crescita e sviluppo. Comunque la si legga, inizia così l’avventura della Ferrari con la mission d’essere protagonista nel FIA World Endurance Championship e alla 24 Ore di Le Mans dal 2023.

Tutto inizia a Fiorano

E tutto, in puro stile Cavallino Rampante, comincia nel migliore dei modi, ossia a Fiorano, il luogo dell’identità, a settantacinque anni dal debutto della prima creatura griffata col cognome del Drake, a mezzo secolo esatto dalla nascita della pista, con un pilota italiano al volante, ovvero Alessandro Pier Guidi, alla presenza dell’Amministratore Delegato, Benedetto Vigna. E così Antonello Coletta, responsabile delle Attività Sportive GT Ferrari, commenta comprensibilmente soddisfatto: "È un momento davvero emozionante, atteso con trepidazione tanto dalle persone che hanno lavorato a questo progetto quanto dagli appassionati della nostra Casa. Potere toccare con mano il frutto di tanti mesi di lavoro, progettazione, simulazioni, ci regala nuove energie e nuovi stimoli. Siamo orgogliosi del risultato che abbiamo ottenutoe, nonostante la mascheratura che caratterizzerà la LMH durante i test nasconda i volumi e lo stile della vettura, credo sia innegabilmente riconoscibile come una Ferrari".

Perché è la sfida più grande per la Ferrari

E, attenzione, questa non è una scommessa qualsiasi, ma si delinea come la sfida più grande che la Ferrari abbia mai lanciato nelle corse, all’interno della sua storia. La partecipazione Ferrari stessa nell’endurance e a Le Mans non avrà niente di serenamente olimpionico ma, ricongiungendosi alla genesi, ai libri primi della sua storia laicamente sacrale, sa benissimo che non potrà che cercare di vincere, perché questa è la sua mission. Oh yes. Far sognare, stupire e vincere, non necessariamente in quest’ordine. A far tremare le vene, piuttosto, è il plateau dei partecipanti alla riffa. Perché stavolta e per la prima volta in tutta la storia delle gare di durata, del mondiale Marche e delle classicissime più leggendarie, in prospettiva non siamo di fronte a un duello o, tutt’al più, a un triello, ma a una sfida mai così allargata, ansiogena ed estrema.

Le grandi rivalità del Cavallino Rampante

C’era una volta la Ferrari contro la Jaguar, poi la Ferrari contro la Maserati, la Ferrari contro la Aston Martin, quindi la Ferrari contro la Ford, ovvero la Ferrari contro Porsche, Matra e Alfa Romeo, con Steve McQueen alla cinepresa, per cristallizzare per sempre la leggenda della Sarthe. No, qui no. Troppo facile, la faccenda è ben più complicata. Stavolta, nelle rispettive modulazioni Lmh e LmDh, la Casa di Maranello si misurerà contro Toyota, Alpine, Peugeot, Glickenhaus, Porsche e, in proiezione 2024, Lamborghini. Senza contare che Cadillac e Aston Martin restano lì alla soglia d’ingresso, con tanta voglia di far qualcosa. In altre parole, la lotta per vincere c’è sempre stata ma mai e poi mai s’era vista un’annunciata lista di partecipanti così folta, agguerrita e esclusivamente caratterizzata dallo scopo di trionfare, perché per tutti, perfino per la Glickenhaus, la più piccola e artigiana delle realizzazioni, ma raffinatissima e di gran livello, il fallimento non è nemmeno considerato ovvero, come dicono gli anglosassoni, failure is not an option.

Vincere non è importante, è l'unica cosa che conta

Nell’endurance o a Le Mans la Ferrari non potrà mai dire, okay, dai, all’inizio, puntiamo al terzo posto Costruttori. Qui o vinci o perdi. Da subito. E nessuno mette in conto di fare cilecca, tra i marchi coinvolti. Tutto il contrario. Di più. A poco serve pensare che tra Lmh e LmDh alla fine ciascuno punterà a vincere la sua categoria, annacquando la lotta, visto che la competizione per la vittoria assoluta sarà una e solo una e non ci si potrà nascondere di certo. Anche perché, a differenza della F.1, nelle gare di durata il campionato vale quanto una gara e la corsa più nobile, la 24 Ore di Le Mans, a vincerla vale quanto un campionato. E a Le Mans, come sempre, vincerà uno solo, senza possibilità alcuna di autorisarcirsi dietro la foglia di fico delle vittorie di classe.

Equilibrio

Da tutto ciò deriva la delicatezza dell’aspetto più cruciale, ossia l’equilibrio di prestazioni tra Lmh e LmDh, in mancanza del quale la credibilità della grandiosa impalcatura della Fia e dell’Aco salterebbe. Ma questo, come direbbe Lucio Battisti, lo scopriremo solo vivendo. Quel che conta sottolineare, è che in una graticola così incandescente e ben oleata, in un barbecue così affascinante ma crudele, la Ferrari non si era mai messa. Come sempre in qualsiasi gara, il secondo non conta niente, ma qui già arrivare quarti non sarà facile, e lo dico giusto per dire. In altre parole, questa non è una campagna di guerra agonistica, ma una vera e propria sfida titanica, dalla quale l’immagine della Ferrari, comunque vada, ne uscirà diversa.

Momento delicato

E tutto ciò in un momento delicatissimo dell’economia mondiale, del mercato dell’auto e degli sviluppi stessi dell’identità dell’automotive, quindi in un terreno di battaglia che rappresenta una massa critica a prescindere. Per questo il grido di battaglia lanciato accendendo il motore della Ferrari Hypercar una bella mattina a Fiorano non è uno shakedown come gli altri, ma ha un che di scomodo ed eroico. E somiglia tanto a quel concetto spiegato tanti anni dal Presidente John Fitzgerald Kennedy: "Potrei dare tante motivazioni scientifiche per questo progetto, ma io vi dico che noi andremo sulla luna non perché è facile, no, noi ci andremo perché è difficile".

Sfida alla grandezza

Ecco. il senso di tutto in fondo è questo. La Ferrari torna all’attacco del mondiale di durata e della sua maratona più agognata perché mai come ora riuscire a trionfare è difficile, in un girone infernale di contendenti affollato e terribilmente sotto pressione. Tutto questo in un mondo in cui tutti tirano il sassetto e nascondono la mano, chiunque è pronto a trovare scuse, ciascuno si prefabbrica target facilotti e piccolini, spacciandoli per importanti. La Ferrari no. Con la Hypercar cerca semplicemente, per l’ennesima volta nella sua storia, il momento della verità. Con pazienza, senza fretta, ma priva di paura e scevra da scusanti. E allora grazie fin da adesso, perché in faccende come queste esistono due ordini di grandezze. Certo, quella decisiva è la grandezza finale dei vincitori, e lì vedremo. Ma intanto c’è la grandezza preclara di chi accetta un cimento terribile con serenità, lucentezza e passione. Per questo, la Ferrari di Elkann, Coletta e Amato rombando per crescere, da Fiorano in poi, è lì a dimostrare che grandi, Signori mei, lo siete fin da adesso.


  • Link copiato

Commenti

Leggi autosprint su tutti i tuoi dispositivi