Se vuole pensare in grande, in F.1 la Rossa deve prendere grandi e sagge decisioni
Ma davvero credete che le due vittorie consecutive della Ferrari in F.1 abbiano acquietato gli animi e risolto tutte le questioni in ballo, a Maranello? Sicuri che questi successi siano un approdo e non un punto di partenza? Certo, con quattro Gp in saccoccia chi puntava a qualche soddisfazione di tappa può già dirsi contento, ma la cruda ed entusiasmante verità dice che questo è il momento più delicato e determinante dell’intero mondiale 2022 per una Ferrari la cui mission genetica resta da sempre quella di vincere titoli e non solo gare.
Sì, è il momento delle scelte strategiche e non solo tattiche. La fase in cui non bisogna temere il muretto, ma i muri eretti a ragione o a torto tra le varie componenti della squadra, piloti compresi. Sissignori, questo è l’attimo da cogliere per le scelte all’insegne della inequivocabile chiarezza.
Sì, l’ora delle priorità e della correttezza, sennò non si va da nessuna parte. È tempo di finirla con divisioni, lotte interne, spinte individualistiche e presunti e sempre possibili anarchici egoismi. Subito dopo Silverstone si era arrivati a un clima che vedeva l’opinione pubblica nazionale più interessata alla sfida interna tra Leclerc e Sainz che non a quella iridata tra Charles e Verstappen.
Okay, siamo il paese dei derby, delle lotte tra guelfi e ghibellini e tra papa e re, però sarà anche il caso di darsi una regolata e di ristabilire una volta per tutte la scala dei veri valori che contano. Allora, se proprio vogliamo entrare nel vivo della questione, tanto vale evidenziare due o tre concetti piuttosto importanti.
Il primo. All’opinione pubblica nazionale e non solo nazionale facente parte del popolo ferrarista, del mondiale Costruttori non frega assolutamente niente. Zero. È un campionato che può piacere e tanto a chi fa i conti a fine anno e a chi dirige il team, ma non a chi ci mette il cuore e l’anima. Perché nel comune sentire del Popolo Rosso la Formula Uno è una faccenda di uomini e il vero mondiale è quello Piloti.
Non a caso nel 1950 la massima formula nasce come serie iridata per conduttori e non per Case.
Dapprincipio i Costruttori non hanno un cavolo di niente a premiarli, dal 1958 solo una Coppa e solo dall’inizio degli Anni ’80 la reale titolarità iridata.
La verità è che nell’immaginario collettivo dei cuori da corsa Rossi i mondiali Costruttori vinti nel 1982, 1983, 1999 e 2008 non valgono assolutamente niente o quasi, perché quelli sono gli anni della triste fine carriera di Gilles e Didier, della sfortuna di Arnoux, della sconfitta dolorosa di Irvine e di quella beffarda di Felipe Massa. Per il tifoso ferrarista a 24 carati i dollari spartiti dai successi nella graduatoria per le Case non contano: contano solo le emozioni. E l’emozione più pura, esaltante e grande è quella del titolo Piloti, punto.
Veniamo al secondo concetto. Per prestazionalità individuale, punteggio acquisito e capacità complessive, dei due piloti ferraristi il solo in grado aritmeticamente, meritocraticamente e ragionevolmente di contrastare il campione in carica Max Verstappen sulla strada della riconferma, è Charles Leclerc. O lui, o nessuno, c’è poco da fare.
Il Gran Premio d’Austria coi suoi verdetti così netti e spietati lo ha evidenziato oltre ogni ragionevole dubbio, indicando in Charles il solo ferrarista in grado di competere per il mondiale Piloti e in Carlos Sainz, bravo quanto sfortunato al Red Bull Ring, colui che in questo momento è chiamato a svolgere un compito prezioso anche se non necessariamente invidiabile.
E anche se Carlos si metterà a dare una gran mano a Charles, forse non servirà, perché potrebbe essere comunque Verstappen a vincere il mondiale potendo contare su una RB18 senz’altro riuscitissima e sempre meno vulnerabile. Però è anche vero che se Carlos medesimo da qui in poi corresse pensando solo a se stesso i danni risulterebbero incalcolabili, in quanto lo spagnolo va solo un pelo in meno del monegasco e, volendo, praticamente a ogni gara avrebbe come minimo la facoltà di ostacolarlo e di fargli perdere tempo quel poco che basta da tarpargli le ali. Detto questo, arrivo lesto a una conclusione: in casa Ferrari questa fase così cruciale del pre Gp di Francia può tramutarsi da un momento all’altro in un immenso salto di qualità dal punto di vista umano, politico e strategico, a patto che ciascuno svolga fino in fondo un ruolo e sia disposto a fare sinceramente la sua parte.
Riconoscendo che a questo punto non c’è né un primo né un secondo pilota ma una punta in grado di poter vincere il mondiale e un altro che potrebbe e dovrebbe aiutarlo a riuscirci, anche perché quello strabenedetto/stramaledetto campionato Piloti per i ferraristi del loggione è appunto il solo che conta davvero.
Quello del 2007, ossia l’ultimo vinto tra i conduttori, è ricordato come il mondiale Piloti di Raikkonen, non come quello Costruttori della Rossa sulla McLaren a causa della Spy Story. È Kimi l’oggetto del tripudio, riga. Dunque, mai come adesso in quel di Maranello è il momento di serrare i ranghi e di fare davvero squadra. Di sentirsi uniti e anche una sola cosa, un corpus unico tutti insieme, tenendo ben precise e distinte le priorità. Da qui in poi, nessuna scusante nelle incertezze strategiche, perché chi sbaglia paga in contanti. Dalla Francia in poi bisogna presentarsi con un team unito, compatto e tetragono, che abbia ben chiari obbiettivi, strumenti e rispettivi compiti, senza ambiguità, tentennamenti o malinteso senso della libertà di comportamento.
Non free to fight, liberi di combattere, ma uniti per trionfare. Bisogna cercare di rivincerlo, questo mondiale Piloti, costi quel che costi. E Verstappen in pista è forte ma sorpassabilissimo, il Red Bull Ring è li a dimstrarlo con l’infilata una e trina di Charles, e la Red Bull Rb18 in certe condizioni può soffrire terribilmente la F1-75. L’importante sarà crederci fino in fondo e anche credere in chi ragionevolmente ce la può fare a prendere d’infilata il campione in carica, ossia Charles, e credere pure nel ruolo indefettibile di assistman che a questo punto del mondiale tocca inequivocabilmente a Carlos Sainz.
C’è chi dalla Ferrari si aspetta ogni volta un atto di forza, ma qui e ora, l’auspicio più caldo, appassionato e affettuoso è quello di partorire ripetutamente degli atti di intelligenza. Anche perché la peggior avversaria della Ferrari a questo punto non è la Red Bull ma sarebbe una Ferrari disunita, sfilacciata o incerta. Quindi, vi prego, serrate i ranghi, guardatevi negli occhi. Preparatevi a farvi favori e non dispetti e in prospettiva a esigerne in contraccambio, ma trasformate questa estate infuocata in Ferrari nella festa dell’unità. Magari senza gnocco ma anche evitando figure da gnocchi lessi. Allez, Charles, vaya con Dios, Carlos, daje Mattia, e in bocca al lupo a tutti voi, ragazzi. E, come disse quel paracadute, spero d’essermi spiegato.
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