Ma i team indipendenti chi li difende?

Ma i team indipendenti chi li difende?

La tracotanza dei grandi è un aspetto orrendo della F.1

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15.08.2022 10:07

Nelle corse sento sempre più parlare di grandi Case, di belle firme, di brand di prestigio e sempre meno di team indipendenti e di privati. In Formula Uno l’Andretti Motorsport è ingiustamente e scandalosamente trattato come il figlio della serva, lasciato per mesi e mesi alla porta a fare anticamera per entrare nel mondiale, non si sa bene perché. Benché abbia pronti 200 milioni di dollari di cauzione, una storia epica alle spalle e la volontà di dare vita anche in Europa a un’entità multitasking in grado di correre in F.1, in F.2 e pure in F.3. Nel frattempo, più di un rappresentante di squadre, anche di top team, dice che vorrebbe la porta spalancata anche subito a Audi e Porsche nei Gran Premi se solo costoro volessero fare non solo powertrain ma macchine complete, con un impegno a trecentosessanta gradi. Di più.

Grandi Case e grandi bugie

Tanti, quasi tutti, me compreso, gioiscono per la nuova Golden Age del Wec in salsa Hypercar, entusiasti del plateau imperiale di partecipanti al via dal 2023 in poi. E, per carità, resto completamente d’accordo con me, però va anche e finalmente detta la realtà per quella che è. L’automobilismo da corsa come paradiso delle grandi Case è una bugia, una cavolata bella e buona, oltre che un falso storico. Perché sette, otto, dieci brand imperiali in F.1, nel Wec e in ogni dove possono correre insieme per due, tre, massimo cinque anni e poi spariscono. Puff, ciao: per tanto, alcuni per sempre. Per un motivo semplicissimo: un buon marchio non si può permettere onerosi programmi pluriennali senza un sonante e continuo ritorno d’immagine.

Quindi delle due l’una: o vince, e allora dopo un po’ gli conviene ritirarsi perché alla lunga non si può trionfare sempre e spendere troppo per tentare di farlo sarebbe suicida e dissanguante; oppure perde, e allora, parimenti, gli conviene ritirarsi, perché stare lì a investire fiumi di dollari per fare figuracce dai e dai sarebbe da imbecilli. Sapete qual è la verità?

La Ferrari è unica

C’è un solo marchio nella storia delle corse mondiali che ha partecipato sempre e comunque e si tratta della Ferrari. Dal 1947 corse e Cavallino Rampante sono coeterni. La Casa di Maranello strutturalmente ai tempi del Drake addirittura vendeva e produceva auto per gareggiare e non viceversa. Ma tutti gli altri, peraltro molto più grandi, no. Nel Motorsport ci stanno più per convenienza che per missione. Da sempre. E non c’è niente di male, ci mancherebbe, ma quando si parla di storia, di presente e di futuro, di questo bisogna tenerne conto, altrimenti si tornerà a patire degli errori e dei disastri passati.

La visione di Ecclestone

La F.1 delle grandi Case è stato un progetto Ecclestoniano per spremere, gonfiare e scremare un oceano di quattrini nel Circus planetario del palcoscenico globale e dei diritti televisivi fruttuosi come pozzi di petrolio. Ed è durato poco, lasciando il campo, dal 2008, agli ai Gp per neo-povery, quelli dei test calmierati, dei chilometraggi controllati, dei motori, dei cambi razionati e delle monocentraline. Negli Usa, tutti privati. E altrove è stato peggio.

La lezione delle LMP1

Il Wec della Super Lmp1, tanto sbandierato, nel giro di poco ha lasciato solo la Toyota in campo, con cinque orrendi, noiosi e desertici anni di trionfi quasi garantiti, perché gli altri eran fuggiti tutti. Quindi, dico io, l’abbiamo capita la lezione o vogliamo andare avanti così? Certo, è bello ed entusiasmante vedere e sapere di grandi nomi in ballo o in procinto di entrarci, a tutti i livelli, dalla F.1 alle gare di durata. Ma a me mette sempre più paura, terrore e anche un briciolo di schifo il fatto che per gli indipendenti, per i piccoli team, per le entità minori che corrono o vorrebbero gareggiare al fianco dei giganti, non si preoccupa più nessuno. Zero. Tutto il contrario: diversi grandi della F.1 quando sentono nominare Andretti s’attappano il naso, evidentemente non pensando alle puzze loro.

La forza degli indipendenti

E, altrettanto evidentemente, misconoscendo sapendo di misconoscere che se la F.1 è diventata bella e grande, è sopravvissuta a crisi, guerre e carestie soprattutto grazie agli assemblatori, ai piccoli, ai privati a quelli che da sempre corrono soprattutto per il gusto di lanciare e mantenere una sfida impossibile. Lo stesso Wec, Le Mans su tutte le gare, ma non solo Le Mans, ecco, pure tutta questa variegata realtà deve molto se non quasi tutto agli indipendenti. A quelli che spendono per perdere, perché restano la sola, vera certezza di stabilità. E anche di Sport allo stato puro, se permettete.

La F.1 è nata con Alfa Romeo vs Ferrari ma se fino agli Anni ’80 ha riempito gli schieramenti è stato grazie ai piccoli indipendenti, ai privati che crescendo sono diventati poi Sir Frank Williams, così come il Drake che schierava Alfa nell’Anteguerra seppe diventare Enzo Ferrari. Perché i piccoli indipendenti a volte diventano pure grandi, se non gli si chiude scioccamente la porta.

La profezia

Quindi in questo mondo apparentemente perfetto del Motorsport che squittisce di gioia solo per i brand, è tempo di dire che ha fatto più del bene la Rebellion al Wec in un quinquennio, che l’80% dei Costruttori del Pianeta all’intera storia del campionato mondiale Prototipi. Secondo Bernie Ecclestone solo le grandi Case potevano dare vita una grande F.1. Ken Tyrrell invece diceva: "Ovunque le grandi Case hanno distrutto tutto. Dalla Can-Am alle gare di durata. Arrivano, spendono l’impossibile, possibilmente vincono e poi se ne vanno, lasciando deserto e distruzione. Siamo noi piccoli team, a lungo termine, i veri reggitori della baracca".

La scelta folle

Facciamo che stessero esagerando entrambi. Poniamo che entrambi rappresentino tuttora le ali estreme del ragionamento, mettiamo che la realtà e la verità stiano nel mezzo. Ci state? Ottimo. Allora vuol dire che in questo momento il principio della porta chiusa all’undicesimo team in F.1 è una totale follia e l’atteggiamento generalmente felice e giulivo solo verso grandi marchi, pure, se non peggio. Non penso che stiamo sbagliando tutto, ma ho buoni motivi per credere che molti Mammasantissima non stanno capendo niente, non volendo capire. E dalle mie parti i vecchi amano ripetere un antico adagio, a chi fa finta di non udire: come disse il merlo al tordo, sentirai la botta, se non sei sordo.


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