Lettera aperta all'autodromo di Monza

Lettera aperta all'autodromo di Monza

A prescindere dal finali di GP deludente assai!

12.09.2022 11:43

Caro Autodromo di Monza, adorato bisnonno, buon compleanno e felice centenario. Il fatto che ci sei ancora è già un mezzo miracolo e quasi fa strano vederti così amato, frequentato e carezzato, anche se,come tutti i tuoi coetanei, sei delicato assai, hai bisogno di molte curee tanta cura. Così, mentre ti vedo spegnere le candeline e odo Bocelli cantare l’inno, con Mattarella dolce e impettito, vorrei tanto parlare insieme a te di Nuvolari, Clark, Gethin, Regazzoni, Peterson, i Brambilla e Schumi, invece, lo so, a ’sto giro tu hai più a cuore il Presidente della Sagis, il Presidente dell’Aci, Liberty Media e i sindaci dei comuni prospicenti. Ti capisco, sai? In fondo alla tua età, come si dice, le donne della tua vita ormai son badanti e dottoresse, mica la moglie, l’amante o le dive del cinema. Però vorrei anche dirti che se in un’occasione del genere in tre giorni ti vengono a trovare in trecentomila, vuol dire che qualcosa di buono avraipur fatto, no?

Lo so, lo so, ci sei rimasto male con quella faccenda dei sequestri e dissequestri a razzo nella fan zone eccetera eccetera, perché tu non vuoi vedere litigare, dalle tue parti. Siete tutti uguali, voi vecchi buoni e austeri, anche mia nonna me lo ripeteva fino all’ultimo: cercate di andare d’accordo. Eh, non sempre è facile. Però voglio riferirti le parole di un lettore di Autosprint che mi ha incontrato alla tenda del Lotus Team Classic il sabato, dicendomi: "È inutile che si accapigliano per la fanzone e un po’ di musica tunz tunz! Se davvero hanno rispetto di noi appassionati, ci facciano stringere la mano a Fittipaldi e gustare le Lotus, perché questo non è un beach party ma uno sport fatto di cultura, preparazione e passione. E gratificare i fans a Monza è diverso da Austin, qui vogliamo libero culto per la storia, per il mito, per l’atmosfera che si respira in questo posto e al diavolo la musica yeah e i modaioli".

Gli Chic a palla, caro bisnonno Autodromo, mentre ti scrivo sono al paddock eaudace mi sto sparando una birra analcolica ghiacciata che mi regalerà dolori prepartuali e un deeJay spara “Everybody daaance, clap your hands,clap your hands!” e vedo Damon Hill che parla a SkySportF1 Gb ma non vedel’ora di tuffarsi in una delle Lotus, qui portate dal figlio di Chapman. Stessa cosa per Mika Salo, nelle vesti di esperto della steward commission Fia, che gode a togliersi la camicia bianca per infilarsi l’ignifuga emandare a mille una Lotus 72. David Coulthard si dedica alla Tv e appare, com’è sempre stato, altissimo, bellissimo, purissimo: solo i capelli ormai grigio-McLaren West avvisanoche il tempo è passato. Ora lui e il suo nobile team mate Mika Hakkinen sono ancor vicini, a dieci metri, ma li accomunano le telecamere, non piùg li abitacoli. E ti saluta tanto anche Bruno Giacomelli, che il 10 settembre ha compiuto 70 anni e poi la domenica s’è gustato la gara alla Ascari, insieme allafiglia: auguroni anche a Jack O’Malley, perché di compleanni più ce nesono e meglio è. Quando Johnny Herbert incontra Bruno, lo saluta come siconviene un sovrano e udire i due spiegarsi vicendevolmente la Lotus 56Bturbina che gustano smontata sotto gli occhi, è uno spasso.

Solita storia, il paddock è un porto di mare e se stai fermo e osservi, nevedi di ogni. Passa Flavio Briatore, reduce dai casi suoi in paddock club,e per una volta pare quasi inosservato. Passa pure il Presidente Fia BenSulayeam e a colpire è la tinta decisa testa di moro, nonché il capello che nel posteriore assume un’accuratissima deriva laccata e svergolata, ché vorrei chieder lumi al nostro esperto di tecnica Paolo Filisetti, ma poi la lascio lì. Vuoi sapere la verità, caro bisnonno Autodromo? Al paddock di donne ce ne sono poche. In compenso, tanti vanno pazzi per i calciatori. Al cancello Materazzi quasi non riesce a svalicare, perché i tifosi assiepati all’esterno lo pregano di fermarsi un attimo ancora. E quando arriva Oddo al motorhome Ferrari, tre giallo-Modena del Cavallino lo accolgono manco fosse la reinarnazione di Gilles, mentre Batistuta fa passerella (stavo per scrivere Passarella) con l’autore della pole Leclerc, bravo ragazzo pure lui, sai. Domenicali l’ho notato di sfuggita, in compenso è tornato a farsi vedere il baffo Chase Carey.

Sai come sono, questi di Liberty Media, business is business. E anche se sei parco e pure reale, sperano che nel futuro immediato tu un po’ di soldi, tra pensione e accompagnamento, ne spenda, sia per rinfrescare te che per le casse loro. Dai, so’ ragazzi. A proposito. Di Verstappen mi salta all’occhio che al polso ha un Tag Heuer Monaco come quello di Steve McQueen a Le Mans, ma il suo ha la cassa nera. Il leit-motiv di quest’anno è che lui qui da te non ha vinto mai. Detto e fatto.I l riporto di Vettel oltre che riccio è sempre più ingegneristico, con flussi studiati da Luca Furbatto, mentre a Tsunoda chiede l’autografo un bimbo di nove anni circa, un palmo più alto di lui. Con Felipe Massa ciriscambiamo i numeri di telefono e mentre li digita sul mio display, glidico: tanto lo so che me li dai sbagliati. E lui: "Non ti confondere, così con te ci fanno le donne, mica io".  Riconosco Francois Mazet, un GP in carriera con una March, nel 1971: glichiedo che fine abbia fatto il suo amico Zorrex, il leggendario David Thieme della Essex, e lui mi dice che è vivo, ma da anni è in ospedale.

A farti gli auguri non mancano neanche le due ruote, vedi il quindicivolte iridato Giacomo Agostini, che sventolerà la bandiera a scacchi, al quale parlano tutti, ma lui di sua sponte va solo da Federica Masolin, boh, chissà perché, mentre Guido Meda dà una pacca sulla spalla a Carlo Vanzini e gli dice buon lavoro. Jacques Villeneuve è in forma splendida e mi lascia il numero della sua segretaria italiana per un’intervista futura, mentre il sempre fascinoso Pino Allievi, la cui prima presenza dalle tue parti è testimoniata da un basso rilevo assiro della terza dinastia, occhieggia inquieto nei paraggi, alfin dicendo: "non fate scherzi, stasera vengo con voi a mangiare la pizza". A Giorgio Terruzzi, un altro dei tuoi boyz, lo amano in tanti, ma introppi gli spiegano daccapo come sono fatte le corse e lui li guarda, sta zitto, ascolta, poi saluta e se ne va, buttandosi sopra le spalle due cose che gli strisciano, ma è solo un attimo. Se incontra quello giusto che non gli sfrantuca la minchia, torna subito a ridere felice. E poi c’è pure Ercole Colombo, qui in servizio la prima volta nel 1961 nelle improbabili vesti di barelliere, ora tornato dal monte di Carezza a indossare il gilet coloniale da fotografo, con cannoni d’obiettivi chemanco in Giamaica dopocena in riva al mare. Qui son tutti buoni a scrivere, ma contemplo la bella coppia che ho davanti, a un passo dal motorhome della McLaren, ovvero Giorgio Gori e Cristina Parodi, e medito per un attimo sul fatto che sua sorella Benedetta è quella che in Italiaha venduto più libri del dopoguerra, narrando di cucina, allora mi dico vabe’, andiamo avanti.

Boh, magari manca qualcosa, anzi qualcuno. Ah, sì: manca Arturo Merzario, che qui da te ha debuttato in gara nel 1962 e se tu compi cent’anni divita lui ne fa sessanta di carriera e magari meritava un invito, neh. Caro e venerdando Autodromo, lo so, sei contento di apprenderle, queste cose, ma ti ho fatto venire sonno, quindi, prima di salutarti, ti raccontosolo questa.

Insomma, vedo Emerson Fittipaldi e mi dice che se sarà eletto alle politiche verrà a vivere in Italia. Vedremo, allora. Quindi già chesiamo, arriva un signore anziano, fa per abbracciarlo e gli fa: "Sa, Fittipaldi, ero a vederla mezzo secolo fa in Parabolica. Tanti anni prima nel 1938, il giorno in cui vinse con l’Auto Union, mia madre era ai box eda lontano salutò Nuvolari, che le rispose educato, risalutandola. Erano tempi in cui una donna doveva stare a casa e mai salutare chi nonconosceva, ma, sa, a Monza queste cose sconvenienti potevano succedere enessuno se ne faceva scandalo, perché questo è un posto un po’ magico,ecco. Ma lei lo sa, signor Fittipaldi...". E “Emmo”: "Il fatto che Monza mi abbia visto riapparire qui mezzo secolo dopo è un’altra delle sue magie di cui sarò sempre grato all’autodromo. Queste cose capitano solo qui".

Capito, vecchio mio?Ti vogliono bene tutti. E quelli tosti, quelli buoni e con loro gli appassionati veri, son tornati per dirtelo, ciascuno a modo suo: auguroni. Noi ti amiamo e vogliamo continuare a stringerti anche dopo e per tanto tempo ancora, trovando le vie giuste per allungarti la vita. Perché questo centenario tra poco passerà. Noi ci stiamo preparando, è questa la novità.


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