No Cavallino? No Party

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Tra F.1 e Wec è la Ferrari a dare un senso al 2023 racing

27.12.2022 12:36

A leggere i commenti intelligenti sui social sono capaci tutti. Stomaco e resistenza sono necessari per analizzare e rispondere alle corbellerie, alle boutade o alle sparate da barbagianni che a volte, sempre meno spesso, per la verità, si trovano in questa o in quella critica. In particolare ad Autosprint viene tradizionalmente imputato e rinfacciato di parlare troppo di e sulla Ferrari, rubando spazio ad altre sezioni e frangenti dell’automobilismo da corsa. Il che, intendiamoci, detto e inteso come relativo ad altre epoche - ciascuno valuti quali o quale, non mi riferisco a nessuna in particolare -, può anche non essere del tutto immotivato, perché la Ferrari ipervincente di certe ere d’oro non poteva che monopolizzare e polarizzare l’attenzione. Ma se riferito al passato prossimo, al presente, o, peggio ancora, al futuro, pare un argomento del tutto fuori calibro e sballato.

Quando leggo commenti da povery di spyrito che sotto a una cover di As scrivono pestilenze del tipo di “Ferrarisprint”, “Aridaje co’ la Ferracci”, “Servizi da servitori Rossi”, “Copertine regalate” e così via, mi viene da fare alcune considerazioni, ma non all’indirizzo dei vergatori spesso anonimi, peraltro mai lettori del nostro e vostro settimanale o mai attenti e in buona fede, ovvero trincerati dietro comodissimi nick, bensì rivolgendomi a chi questo settimanale lo legge, lo compra, lo capisce e lo respira da una vita. Perché sono soprattutto loro, anzi, siete soprattutto voi, l’oggetto, i soggetti e anche i giudici autorevoli, severi ma sereni, delle nostre fatiche.

Bene, carissimi, proprio a voi dedico e dico dico le due cosine che seguono, tanto per capirci bene. La prima. Mai come in questi ultimi anni Autosprint e il suo gemello laterale Autosprint Gold (ora in stand-by ma all’occorrenza pronto a tornare) hanno dedicato cover a gare, campioni e macchine alieni e diversi rispetto alla Ferrari e a questa F.1. Siamo i soli dell’universo ad aver messo in copertina la Bellasi e Gordon Murray, tanto per dire, ridando non solo spazio interno ma anche luce della ribalta a rally, endurance e Indycar. E ciò, per carità, sia detto non per autoincensarsi, ma solo per amor di cronaca e verità. La seconda. Che è quella che mi e ci sta più a cuore. Al di là delle cover di As e delle preferenze di chi dirige la testata o del sottoscritto, mai incolpati né sospettati d’essere ultrà rossi né asserviti a fascino, pasticcini, comodità o a mai ricevuti ammiccamenti maranelliani.

Quindi vorrei aggiungere quel che segue. Vi siete resi conto che se tutta la baracca delle corse di categorie premier, leggi mondiali Fia su pista, sta in piedi, ovvero Formula Uno e Endurance, è in gran parte se non esclusivamente, grazie alla Ferrari? Per quale motivo quest’anno la Formula Uno medesima ha registrato un’impennata d’interesse tale da riempire circuiti, costosissime tribune e polarizzare attenzione su tutti i media, compresi i social, che erano fino a ieri la lacuna sanguinosa del Circus, e senza escludere merchandising, Netflix e tutto quanto fa audence, follower e seguito, a qualsiasi livello? Da quando la Ferrari si è rimessa a vincere Gran Premi, lasciando intendere di poter puntare realisticamente a insidiare i padroni del mondiale, i Gran Premi stessi son tornati a infiammare perfino le casalinghe meno inquiete. E da quando la Ferrari medesima, quasi medesima, diciamo quella più targata Elkann & Coletta rispetto all’altra by Binotto & Mekies, non contrapposta ma parallelamente piazzata, ha annunciato di tornare all’endurance e a Le Mans per vincere l’assoluta e non più per fare incetta di titoli Gt, improvvisamente la categoria nata morta e più fallita dell’universo, ovvero l’Hypercar, è diventata polo paradisiaco di consenso, sfide e programmi agonistici. Ridestando marchi sopiti e mai sopiti quali Porsche, Peugeout, Bmw e financo l’Isotta Fraschini, dai ricordi più sognanti di mia nonna.

In altre parole, ve lo chiedo da giornalista tutt’altro che ferrarista, ma semplicemente da appassionato equidistante: cosa sarebbe stato il Motorsport dei prossimi anni senza una Ferrari pronta ad accettare sfide a 360 gradi sia in F.1 che nell’endurance, come nell’era d’oro del Drake? Eh, cosa? Su, rispondete. Senza Elkann & Company ci toccherebbe come minimo sorbirci altri cinque, dieci anni di sfida esclusiva tra Red Bull e Mercedes in Formula Uno, alternata con i successi di Toyota e Porsche, tutt’al più anche Peugeot, toh, voglio esagerare, nell’endurance, presumibilmente senza mezzo italiano al volante. In altre parole, roba for ultramotorfans & nerds only, rispettabilissima, per carità, ma già vista, sentita, sorbita e provata nella decade precedente et in saecula saeculorum amen. Quindi, con tutto il rispetto per questa realtà alternativa e distopica sventata, ciò che ci aspetta, da gennaio in poi, è tutt’altra roba.

Così, per come si è messa la faccenda, almeno un Pier Guidi o un Fuoco on fire nella notte della Sarthe possiamo aspettarceli, toh. Ovvero un Sainz o un Leclerc a fare punta di lancia - a volte o, si spera, spesso - per i sederini Red Bull o Mercedes - non è folle immaginarli, no? E allora c’è poco da criticare se è la realtà - e non Autosprint - a indicare la Ferrari come svolta narrativa baricentrica dell’automobilismo da corsa, dal 2023 in poi. Vedete, mi ha sempre affascinato la figura del mago Atlante, che è un personaggio dell’Orlando Innamorato, opera di Matteo Maria Boiardo, e dell’Orlando Furioso, frutto di Ludovico Ariosto. Atlante si mette in mezzo a Orlando e Angelica mica perché è un don Rodrigo, un negativo, un impiccione, un tale che vuol guastare amori. No, Atlante fa casino perché in fondo è il vero romantico del mazzo. Lui sa che il Destino vorrebbe certe cose, tra i quali amori inevitabili e favole precotte, per cui, per evitare tutto questo, si mette in mezzo e si oppone. Scrivendo e facendo scrivere pagine nuove di epica, di avventura e di poesia. Perché provare a impedire l’inesorabile è la cosa più bella e sentimentale che ci sia. In questo momento mi piace vedere la Ferrari come un mago Atlante, di traverso sulla strada di un destino rombante che senza d’essa, anzi, di lei, perché la consideriamo tutti una creatura vivente e leggiadra, ovunque sarebbe noioso, monocorde e già scritto. Buone feste e buon 2023 a tutti.


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