Il braccino violento della legge

I team di F.1 sono tirchi, pallettari e protezionisti come non mai

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02.01.2024 10:12

Altro che arena del coraggio e Cavalieri del Rischio. Perlomeno di quello imprenditoriale i signori dei team di F.1 non vogliono neanche sentir parlare, visto che per la prima volta in 74 anni di mondiale il campionato inizia con gli stessi nomi, eguali numeri e gli stessi team, oltre che praticamente quasi tutti gli stessi adesivi di sponsor, rispetto alla stagione precedente. Nulla cambia, a parte la ragione sociale di AlphaTauri che diventa Racing Bulls. Novità che fa tremare Wall Street e impazzire la borsa di Tokyo, mentre a Faenza, sulla camionabile, francamente non frega niente a nessuno. Siamo a questo. In F.1, in questa F.1, la verità è che lorsignori hanno blindato, normalizzato, sverminato e soggiogato tutto, a colpi di contratti a tempo quasi indeterminato e di rapporti diventati a vita. Il libero mercato tra squadre, l’aggressività, la trattativa selvaggia, il dumping, le contrattazioni a sussurri tra un motorhime e un altro, non esistono più. Fine.

Prendi Max Verstappen, il più grande talento dell’era moderna, che dal 2015 è in F.1 nel giro Red Bull e che mai in vita sua ha avuto la possibilità e l’ebbrezza di stare sul mercato del Circus. In pratica, quindi, anni, decenni blindato e inviolabile. Manco fosse la vergine delle rocce. E Lewis Hamilton? Pure, da quando prese il posto di Schumi alla Stella a Tre Punte. Inchiodato quasi a vita pure George Russell in Mercedes, mentre Charles Leclerc e Carlos Sainz sono lì per rinnovare alla grande (e meritatamente, per carità) in Ferrari, col monegasco che s’impegnerà a vestir di rosso cavallinato fin dopo varcata la soglia della Rsa di Villa Arzilla. Lo spagnolo vedremo. Ormai il mercato piloti, ossia tradizionalmente la cosa più bella, arrapante e sfolgorante del Motorsport e della storia di Autosprint e di tutti gli organi d’informazione F.1 oriented, è stato abolito. Forse per sempre. Vige un invisibile cartello. Ogni anno ciascuno si tiene i suoi, malumori di Alonso a parte. È questa la vera, grande, tonitruante e tristissima notizia della F.1 2023-2024 ma farci caso fa comodo a pochissimi. Forse solo a quelli amanti della verità non proprio comode o comodine.

Pensate che strano: in F.1 vige ormai solo il mercato indiscriminato sul calendario, con una specie di asta delle vacche grasse, che vede i posti più ricchi e sciapi del mondo giocare al rialzo per avere un Gran Premio, a danno di quelli tosti e storici, manco fosse l’expo o la fiera di paese. Ecco, il mercato del calendariaccio, quello sì che piace a tutti i padroni della F.1, perché è a rischio zero e guadagno sicuro e torrenziale. E poi le altre novità sono tutte sceme e finte. Ogni mese cambia format. Qualifiche o che altro. Ma stupidaggini, eh, cavolatine gattopardesche e insulse, giusto per dire che tutto muta sempre, che nulla dorme, quando in realtà niente più ormai cambia davvero. Se non in peggio. Classifiche comprese. Intanto squadre nuove all’orizzonte, per ora, zero. Michael e Mario Andrertti da anni sono costretti a una trafila umiliante per farsi ammettere, ora da Liberty dopo che la FIA non ha trovato in loro nessuna colpa - per dirla alla Ponzio Pilato -, lavandosi le mani di quello che sarà il giudizio finale del promoter, con le squadre che sembrano una via di mezzo tra Barabba e il sinedrio. Tutti apparentemente col cuore d’oro e realmente con le facce di bronzo, nel vergognoso ruolo di coloro che vogliono ingessare a dieci i team partecipanti, chiudendo a tempo indefinito la porta a nuovi ingressi. I soli nella storia dello sport ad arrogarsi il privilegio di volere scegliere e filtrare i rivali, impedendone di fatto l’iscrizione e l’arrivo.

Altro che storie: il primo che li denuncia per trust e comportamento antisportivo in qualsiasi tribunale civile del Pianeta, questi rischiano di beccarsi una condanna per risarcimento a diecimila zeri, ma andiamo avanti, perché non è legale lo scopo di queste righe di buon anno, bensì squisitamente sportivo. Da ben tre stagioni il meritevole vincitore del campionato di F.2 non trova posto in F.1 né riesce a percorrere neanche un metro di Gran Premio, l’anno dopo. Chiedere per verifica ai signori Oscar Piastri, Felipe Drugovich e Théo Pourchaire. Niente, più sei bravo a correre e peggio è. Male che va stai fermo un turno, come a Monopoly, alla peggio tutta la vita, senza mai essere messo realmente alla prova, perché la meritocrazia c’è, ma fino a un certo punto e con chi pare a loro. Tanto che ci sono mille pompose F.1 Academy, tutte, poverine, per ora forzatamente sterili come un gatto castrato. Per il resto, perfino Logan Sargeant è stato confermato gioisamente e gloriosamente nel Circus pur essendo il pilota che nel 2023 ha fatto più danni materiali (alla Williams) sommando meno punti di tutti, ma a Liberty il connazionale Usa piace da morire, quindi, che fai, lo cavi?

A Checo Perez gli farei il monumento, perché con le sue dichiarazioni a cavolo di cane, il malumore messo in Red Bull, le prestazioni da Redbullizzato e l’ingaggio del mental coach, col suo sempiterno temuto licenzialmento, è il solo che tiene in piedi una remotssima ipotesi di mutazione di assetti. Anche se il contratto ricchissimo assicurato dal garante Carlos Slim rende l’epurazione di Sergio una cosa difficilmente verificabile, tanto quanto il ritorno di Sivori alla Juve. Insomma, sarebbero imprenditori veri, questi? Uomini d’affari amanti del brivido a livello galattico? Maddeché. Già a inizio anno, in base alle simulazioni, sanno quali risultati attendersi, i soldi oceanici che guadagneranno dalla Fom, la posizione presunta dei rivali e l’impossibilità d’avere reali aggressioni economiche o tattiche dagli stessi; oltre che l’organico su cui contare, grazie a contratti infiniti, e le spese da sostenere, con un budget cup a calmare bollori e la stabilità regolamentare ad ammosciare tutto, azzittendo la creatività.

Ma dico, manco alla municipalizzata, alla centrale del latte o alla mutua trovi una serenità del genere. Altro che terreno indiscriminato di sfide selvagge. La F.1 gestita così dalle squadre e dai suoi padroni mi sembra la confraternita del mio paese dove militava il povero nonno, nella quale s’entrava ben presentati e si usciva una vita dopo, solo per casini alla prostata. Altro che F.1 braccio agonistico no limits del Motorsport. Buon 2024 a tutti e benvenuti nello show del braccino violento della legge.


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