Per Andretti si devono solo vergognare

Per Andretti si devono solo vergognare

Il trattamento riservato alla dynasty non voluta in F.1 dal promoter è inaccettabile e assurdo

05.02.2024 10:22

Dimmi chi schivi e ti dirò chi sei. Se la Formula Uno evita la famiglia Andretti e la sua storia, la sua epopea e la sua leggenda, vuol dire che il Circus medesimo è fatto di gente settaria, escludente e, sportivamente parlando, orribile. Non c’è in tutto il mondo dell’automobilismo e presumibilmente dello Sport una saga più entusiasmante, stupenda e liberatoria di quella degli Andretti. Neanche nel più sfavillante film di Martin Scorsese si potrebbe immaginare la storia tutta italoamericana e tantissimo italiana, in verità, di Mario e Aldo, gemelli sfollati che, sognando in un campo profughi e poi a Monza, migrano negli Stati Uniti e danno vita a una rincorsa commovente, pericolosa, gloriosa che conduce il nome Andretti a diventare uno dei simboli belli dell’America. Portando al successo il patriarca Mario, eroe iridato due due mondi, dalla Indycar alla F.1 passando per Nascar, midget e prototipi, e una seconda generazione importante, capeggiata dal fortissimo Michael e dal fratello Jeff e dal cugino John, quindi dalla terza generazione capitanata da Marco, figlio di Michael e Jarett, rampollo del compianto John. Questa è epica delle corse, non semplice cronaca.

L’automobilismo da corsa è un mondo vedovo

Non finisce qui. Dopo oltre mezzo secolo di racing la famiglia Andretti crea la squadra più globale ed eclettica del Motorsport, che corre ovunque, dalla IndyCar ai proto Imsa, passando per Formula E, Extreme E, Gt, Indy Lights e quant’altro. Logico pensarla in F.1, quale naturale sviluppo. Invece no. E così il team più eclettico e dal cognome più sfavillante nel mondo delle corse è, anzi, sarebbe indegno. Inadatto. Inabile a portare surplus di immagine e sostanza ai Gp. Mentre per la FIA nulla osta all’ingresso del team nel Circus, per Liberty Media, sorry, non c’è niente da fare, no thanx. Vorrei dire diverse cose a lorsignori, ma mi limiterò a quelle più sinteticamente chiare. Vergognatevi. Abbiate un minimo di decenza e vergognatevi di voi stessi. Del modo superficiale, poco rispettoso e particolarista con cui amministrate la massima categoria dell’automobilismo e dell’intero motorsport, gestendola col violento pressappochismo con cui sarebbe deprecabile perfino giocherellare con la minima. Gli Andretti meritano rispetto, perché se la F.1 e le corse stanno così in alto, evocano leggenda, interesse e guadagni alti, molto alti, in fondo nei secoli dei secoli è anche e soprattutto merito di gente come loro, non certo di affaristi qualsiasi o straricchi in palandrana che adesso vogliono solo gestire e mungere la vacca all’inverosimile, con l’arrogante nochalance degli ultimi arrivati.

E vergognatevi due, tre cento, mille volte, perché la Formula Uno non è una banca o una spa qualsiasi, nella quale comprando quattro azionacce poi potete fare come cavolo vi pare, ma rappresenta un patrimonio ideale, sentimentale, emotivo e morale. Divenuto prezioso, sacro, magnetico e irresistibile non perché gente come Wolff o  Horner ci ha buttato due lire e ora ha il terrore di perderle, poverini, ma in quanto Gilles Villeneuve, Ayrton Senna, Jo Siffert, Alberto Ascari e parecchi altri, compreso Jim Clark in F.2, ci hanno messo e rimesso la pelle, facendo sognare, muovere e commuovere generazioni intere, comprese quelle future. Guarda caso, proprio mentre costoro si misuravano, a turno, anche con uno degli Andretti.

Quindi, rispetto per gli Andretti in quanto tali. E non solo per loro, ma anche per tutti i possibili competitor che si trovano la porta chiusa, sbarrata in una Formula Uno gestita come il circolo degli scacchi, una conventicola odiosa, un giretto insopportabile di personaggi che non vogliono noie e avventori scomodi nel loro locale. Perché, oltre all’ingiustizia nei confronti degli Andretti, se ne sta perpetrando un’altra, perfino peggiore. Peggiore nei confronti di tutti i possibili futuri team aspiranti a un posto in F.1. Perché posto non ce n’è più, malgrado il Patto della Concordia ammetta 12 squadre e ce ne siano a oggi solo 10 in pista. Perché lorsignori, cosa unica e mai vista mel mondo dello Sport, manco in Coppa America di vela, la categoria più esclusivista ed esagerata di tutte, vige il principio della porta chiusa o semichiusa e dell’entrata di fatto condizionata all’assenso dei titolari detentori. Come se nel pugilato toccasse ai primi dieci di categoria decidere chi è degno prima o poi di suonargliele. Cioè, siamo alla follia, oltre che all’ingiustizia pura. Per questo ciò che sta accadendo in F,1 contro gli Andretti - ai quali, per dispetto, fu negata la superlicenza al fortissimo Colton Herta per concederla all’innocuo Logan Sargeant e adesso viene negato praticamente tutto - non è solo uno sfregio agli Andretti medesimi, ma anche un chiaro avvertimento a tutti gli altri.

Della serie, occhio quando si parla di F.1: questa è roba nostra, comandiamo noi e decidiamo noi chi entra e chi non entra in torta, claro? No. Non è chiaro, per niente. Perché questo è uno Sport. Se uno possiede i requisiti economici, morali e strutturali, non solo può, ma deve entrare, chiunque esso sia. Il resto lo deve decidere la pista, la competizione, il cronometro. Non il promoter. Ma come? La Fia non trova alcuna pecca negli Andretti e Liberty sì? Perché gli Andretti non portano valore aggiunto alla F.1? E Liberty quale valore aggiunto ha mai portato, in F.1? L’estinzione delle grid girl? Il Granpremietto? I format cambiati ogni tre per due? Le palandrane stropicciate abbracciando sceicchi, mentre vengono snobbati e sottoposti a esborsi faraonici i titolari dei circuiti più storici, probanti e belli del mondo? Ma per favore. Sapete cosa vi auguro, carissimi soloni e pseudo arbitri parziali? Vi auguro di beccare prima o poi una bella causa in un sontuoso tribunale civile di rilievo internazionale, il quale abbia la possibilità di stabilire se state gestendo o meno uno Sport violando i principi dell’antitrust e della porta aperta. Magari stabilendo fino a che punto avete torto marcio. Piantandovi una di quelle sentenzone contro, tali da farvi cascare addosso tutto il castello di carte, temo sportivamente truccate, con le quali state giocando una partita che a vederla e ad annusarla mette solo tristezza.


  • Link copiato

Commenti

Leggi autosprint su tutti i tuoi dispositivi