Nel 2021 Autosprint compirà 60 anni ed è già tempo di celebrare l'evento degnamente. Sul settimanale in edicola, è iniziato un mini-ciclo di articoli dedicati ai Direttori degli anni ruggenti della rivista, ecco qui il primo approfondimento, dedicato a Marcello Sabbatini
Autosprint diretto da Marcello Sabbatini, la testata edita da Luciano Conti, nulla ha della levigata e marmorea compostezza di Auto Italiana dell’Editoriale Domus - ovvero il concorrente storico, naturale e preclaro -. No, no, Autosprint non solo dà più importanza alle categorie cosiddette minori, ma si sbilancia, non è imparziale, indaga, prende posizione, certe volte è fazioso, cattivello, mai prono ai potenti. Autosprint ha nervi, umore e dignità.
Il suo Direttore, di più. Se gli stai sulle palle, ti stanga, poche storie. Ma il senso di tutto è che ogni volta l’antipatia per questo e quello è motivata, certificabile, mai soggettiva e dettata dagli umori di Marcellone. Il quale, al contrario, sembrebbe uno portato ad andare d’accordo con tutti, ma chiamato alla pugna, alla lotta dialettica e al giornalismo d’as- salto e militante per puro e insopprimibile dovere morale. Che poi questo sia vero fino in fondo o rap- presenti solo la foglia di fico al fatto che Marcello dirige un giornale esattamente come se fosse un partito, poco sposta.
Anzi, negli sfumati confini intellettuali e morali di questo concetto, alligna gran parte del fascino dell’Autosprint dei tempi d’oro.
Formato lenzuolo, dicevo. È con questa veste che si legge di Scarfiotti vincitore a Monza 1966 ovvero della tragedia di Caserta F.3 nel 1967, quando in un sol pomeriggio perdono la vita Geki Russo, “Tiger” Perdomi e Beat Fehr.
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