Marcellino pane al pane

Il rapporto con Ferrari

Enzo Ferrari di Marcello Sabbatini ha immenso rispetto e Marcello Sabbatini di Enzo Ferrari, pure. I due si accarezzano ogni volta, s’annusano, si stimano e si temono. Marcello Sabbatini va giù di testa all’idea che il Drake riesca a regalare una notizia bomba a qualcuno diverso da Autosprint per puro dispetto e il Drake, viceversa, il lunedì mattina manda l’autista da Maranello per far ritirare la prima, temibile copia, fresca di stampa, del numero di AS umido e appena sfornato dalla Poligrafici.

Cosa accade poi? A volte niente. Altre, quelle più epiche, una telefonata tumultuosa che uno o l’altro inizia, a turno. Tutto si svolge così: in principio uno dei due è straincazzato, urla, si sbatte, sbraita, tracima, mentre l’altro tace. Il 97% delle volte è Enzo Ferrari furibondo e Marcello zitto, dall’altro capo. Il 3%, viceversa.

Segue la reazione dell’interlocutore, veemente, dialetticamente indignata, violentissima, altrettanto urlante, apparentemente infinita. Indi, un reciproco ansimare. Stanco, anelante quiete ristoratrice. Silenzio. Quindi, uno dei due, il primo che ha ripreso fiato, buttà la una frasina di tonalità meno baritonale, l’altro ammicca e la seconda mezz’ora della chiamata diventa riconciliazione, tessitura ritrovata, ricucitura sorridente e lieta.

"Queste cose te le avrà raccontate qualche centralinista pettegola, magari qualche giornalista al tempo molto giovane o diverse malelingue. Per parte mia ci tengo a smentire il contrario: sì, è tutto vero, verissimo!". E si metteva a ridere, dando un’occhiata a cosa c’era di dolce, perché era pure goloso.