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Il vero ruolo di Allison in Ferrari

Perché l'arrivo del nuovo tecnico rappresenta una rivoluzione
Il vero ruolo di Allison in Ferrari

6 ago 2013

 È una rivoluzione molto più consistente di quel che si crede. Una inversione a 180 gradi rispetto alle strategie degli ultimi anni. L’arrivo di James Allison non è un semplice affiancamento a Pat Fry nella direzione tecnica nell’organigramma di Maranello, ma una vera rivoluzione. Vediamo di capire meglio perché. Da ormai sei anni, dal dopo-Todt, da quando la Ferrari aveva lasciato andar via Ross Brawn (che lo ricordiamo aveva messo come condizione per restare di essere “promosso” a team principal e non restare soltanto direttore tecnico) la Ferrari, dopo aver incassato un rifiuto di Newey nel 2006, per rafforzarsi tecnicamente aveva scelto la strada di strappare tecnici alla McLaren. Diversi negli ultimi anni sono passati da Woking a Maranello: prima Iley, poi Tombazis e nel 2010 Pat Fry seguito da figure tecniche minori. Forse perché quella di Woking era considerata la miglior fucina di ingegneri nel capo della F.1. Strano perché dopo il 2008 le monoposto costruite a Woking non sono più state all’avanguardia. Con l’ingaggio di James Allison, che proviene dalla Lotus ed è l’uomo che ha messo le ali, anzi le pance a terra alla E21 di Raikkonen e Grosjean, la Ferrari sceglie una nuova direzione. E per la prima volta non fa più “spesa” di tecnici in McLaren ma sceglie un ingegnere di un’altra squadra. Il problema è che adesso la Ferrari somiglia sempre di più alla Mercedes, con tanti direttori tecnici, con un responsabile per ogni progetto in lavorazione (ma con un solo progettista vero in grado di disegnare la monoposto che è Tombazis, ma questo è un altro discorso). E somiglia sempre meno alla McLaren, perché perdono importanza uomini come Pat Fry, che è l’ultimo del “filone” di Woking. Fry e Allison risponderanno direttamente a Stefano Domenicali. Quindi sono pari grado, in parallelo sulla scala gerarchica. Ma mentre il nuovo arrivo viene nominato “Direttore Tecnico Autotelaio”, Fry assume il ruolo di “Direttore dell’Ingegneria”. Che vuol dire poco o nulla. In inglese la definizione è “Director of Engineering” significa, in pratica, responsabile della struttura. L’autotelaio, invece, sta per monoposto. Quindi, semplificando al massimo Allison si occuperà, dall’1 settembre di tutto quanto concerne la vettura. E Fry di tutto il resto... eccetto la monoposto. In pratica dietro i sofisticati giochi di parole quello di Fry è un ridimensionamento bell’e buono per non dire di più. Se, da una parte, il rafforzamento dell’organico è evidente, dall’altra è chiaro che Pat Fry viene estromesso da un ruolo attivo nello sviluppo della monoposto. Fry è in Ferrari dal 2010 e arrivò a Maranello come l’uomo nuovo, successore predestinato alla direzione tecnica. Che infatti, l’anno dopo, venne tolta ad Aldo Costa, mettendolo di fatto “in mobilità”. Fry si mise all’opera richiamando tecnici dalla McLaren, soprattutto aerodinamici come Rupad Darekar o David Sanchez. Una generazione di sottufficiali di macchina che, però, non ha finora risolto il problema fondamentale della Ferrari di oggi: la sudditanza aerodinamica rispetto alla Red Bull, ma anche alla Lotus. All’arrivo di Allison non è estraneo Fernando Alonso, che con Fry non legava più. Ci fu un battibecco qualche mese fa quando Alonso si lamentava (come solito) dei mancati sviluppi mentre Fry lo smentì criticando l’impegno del pilota in qualifica. Così, il fatto che proprio dalla Lotus (che poi, per la gioia di Alonso, è la ex Renault) arrivi il “successore” di Fry sull’autotelaio, è stato visto come una sorta di punizione. Fry, si dice, ci avrebbe rimesso il posto perché la F138 sta progressivamente perdendo competitività, rispetto alla concorrenza. In realtà non è esattamente così: quando Allison è stato ingaggiato, a marzo 2013, la F138 era competitiva e vincente. Quindi il suo arrivo va visto più come un investimento a medio termine verso il 2014 che una scelta d’emergenza dettata dall’isteria per la crisi attuale. Resta il fatto che la Ferrari assume dirigenti ma resta vincolata a un solo progettista di livello: Nikolas Tombazis. Che in questi anni non è mai stato messo in discussione. Neppure Allison è un “disegnatore”, anche se in Renault - poi Lotus - era bravo a riconoscere le idee più innovative. Allison dovrà “guidare” Tombazis verso un progetto innovativo e estremo per la monoposto turbo, quello che Montezemolo e Domenicali chiedono da oltre un anno e che i tecnici attuali non sono stati in grado di fare. Ma è difficile sperare che Allison possa rapidamente intervenire sulla F138. Specie se inizierà a lavorare dal 1 settembre ovvero 15 giorni prima che le monoposto vengano imbarcate per le ultime sette trasferte extraeuropee. L'argomento viene analizzato più dettagliatamente nel numero di Autosprint attualmente in edicola.  

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