La vittoria Ferrari in Malesia si è basata in gran percentuale sulle ottime capacità di
sfruttamento delle gomme senza arrivare a deteriorarle precocemente, nelle difficili condizioni del GP in quanto ad abrasività e temperatura dell'asfalto, mostrate dalla SF15-T. Questo ovviamente senza nulla togliere al fatto che per
contrastare efficacemente le Mercedes non si può avere alcun punto debole nel "pacchetto", dal pilota al motore. E tutto, almeno nel caso di
Sebastian Vettel, ha "girato" alla perfezione.
Prima della gara la
Pirelli suggeriva una
strategia su 3 pit-stop, giudicata anche più flessibile in caso di situazioni inaspettate, ricordando però che nelle simulazioni quella a
2 soste risultava comunque molto vicina come tempo totale di gara. Naturalmente ammesso e non concesso di avere una monoposto che non "stracciasse" le gomme. Così
Vettel è riuscito a mettere in campo una tattica molto simile a quella suggerita in alternativa: i giri di "riposo" con la
safety car non sono stati usati per "pittare" ma hanno permesso di posticipare leggermente il primo cambio gomme (al 17° giro anziché 15° come prevedeva
Pirelli). Oltretutto montando ancora delle medie (nuove) che ha tenuto per ben 20 giri - appena meno del record di 21 di
Bottas - per cambiarle con le hard negli ultimi 19 giri (sosta al 37° giro concluso) con le quali è riuscito a contenere il
ritorno finale di Hamilton.
Meno "gentili" sulle gomme, le
Mercedes erano partite già con l'idea di effettuare una
tattica su 3 soste. Quando poi è entrata la
safety car, hanno fatto subito il pit-stop con entrambe le monoposto (a fine 4° giro, passando da medie a hard) perché il momento era già in una "finestra" accettabile. Senza dimenticare il tempo che si risparmia facendo il
cambio gomme sotto neutralizzazione rispetto ad un normale regime di gara. Da un punto di vista squisitamente tecnico la decisione non è stata sballata; tuttavia stavolta le "Frecce d'Argento" non avevano il
vantaggio assurdo accumulato in altre occasioni (era anche un po' difficile, dopo soli 4 giri...) e così sia
Lewis Hamilton sia soprattutto
Nico Rosberg si sono ritrovati nel traffico. Che anche quando guidi una W06 non è sempre agevole da risolvere.
Quando in
Mercedes si sono accorti del tempo perso e di quanto stavolta la
Ferrari rappresentasse un "pericolo" concreto, hanno finalmente cominciato a pensare di
diversificare le strategie sui due piloti, anche se ormai sappiamo che era già troppo tardi. Così
Hamilton ha montato un secondo set di medie al 24° giro, con le quali si è trovato bene ma che però ha "esaurito" nel giro di 14 tornate. Così quando è rientrato per la terza sosta (38° giro, quando ne mancavano 18 al traguardo) si è preferito montargli nuovamente delle hard, a differenza di quanto si aspettava l'inglese. Con le quali riusciva sì a guadagnare alcuni decimi al giro sul
capofila Vettel, ma assolutamente insufficienti per poterlo andare davvero a riprendere.
Al contrario, una volta tanto che
Rosberg non è stato costretto a "fotocopiare" in tutto e per tutto la
tattica di Hamilton per questioni di immagine - altrimenti quando impostava strategie migliori la Mercedes veniva accusata di favorirlo - ha potuto finalmente eseguire
la sequenza gomme che preferisce. Così ha tenuto il primo set di hard per 22 giri (quando il record è di 23, per
Sainz) cambiandole al 26° con altre hard e passando al 41° giro per un finale (15 giri) sulle gomme più morbide disponibili, come da sempre il tedesco preferisce. Il fatto che sia arrivato al traguardo poco dietro il compagno di squadra testimonia della validità di quanto fatto, posto che però ormai
l'enormità di tempo persa inizialmente non era più recuperabile (senza la quale forse avrebbe potuto perfino sopravanzare Lewis).
Per il resto, detto delle
due percorrenze record della gara con le due mescole disponibili - 23 giri per
Carlos Sainz jr sulle hard arancioni e 21 giri per
Valtteri Bottas sulle medium bianche - rileviamo che il divario prestazionale in gara fra le due tipologie è stato mediamente di
1 secondo al giro. Ma anche che la differenza strategica sulle due
Williams è stata la possibilità di
Bottas di utilizzare un secondo set di medie nuove (risparmiate nelle qualifiche) rispetto a quelle usate di
Massa. E che sulla pur efficace
Toro Rosso lo stesso
Sainz non è riuscito a sfruttare al meglio la tattica su 2 sole soste: il lungo stint finale sulle hard non gli ha infatti permesso di difendersi dall'attacco negli ultimi giri di
Max Verstappen, che al contrario montava le Pirelli medie dopo aver effettuato 3 cambi gomme. A dimostrazione che
non basta "scegliere" una tattica con meno pit-stop per arrivare più avanti, se la macchina non te lo permette (come invece la
Ferrari attuale).
Maurizio Voltini
