F1, mondiale al giro di boa: sorprese e delusioni

Primo momento per tirare le somme dopo 10 gare e con 11 al termine. Chi ha confermato le aspettative e chi ha fallito, con un occhio a 12 mesi fa

Fabiano Polimeni

14.07.2016 14:20

Dieci gare alle spalle e undici ancora da affrontare: la Formula 1 è al giro di boa stagionale. Se i bilanci definitivi è vero che vanno stilati a fine campionato, giunti a metà si può comunque tastare il polso di squadre e piloti, per capire chi ha deluso maggiormente rispetto alle ambizioni invernali e chi, invece, il cambio di passo rispetto al 2015 l'ha effettivamente messo in atto. Se i battistrada sono sempre gli stessi, assai diverso è lo scenario che ha portato ad avere Rosberg davanti a Hamilton per un punto. Un anno fa, dopo 10 gare, quindi dopo l'appuntamento in Ungheria, Lewis guidava con 21 punti di margine. Oggi paga i problemi di affidabilità in qualifica, costantemente all'inseguimento di Rosberg, che pure ha 13 punti in meno nel confronto con il 2015. 

Un terzo di quelli, 35, persi da Hamilton. Entrambi con un passaggio a vuoto, il ritiro in Spagna, senza il quale avremmo avuto un passivo inferiore. In termini di risultati, sono là dove li avremmo immaginati prima che iniziasse il campionato. Una lettura completamente diversa va fatta dalla terza posizione in giù. Ferrari prima inseguitrice, però con Raikkonen. Un anno fa erano 42 i punti di ritardo di Vettel dopo la vittoria a Budapest, oggi Kimi paga 62 lunghezze, ma può dirsi contento della performance personale, avendo ottenuto 30 punti in più, nonostante due ritiri, in Australia e a Monaco (tre stop nel 2015 dopo 10 gp). 

Raikkonen: "Possiamo ancora vincere quest'anno!"

La corsa delle Ferrari è stata rallentata da problemi di affidabilità alla power unit, da imprevisti come quello in Austria, il tamponamento di Kvyat in Russia e  il risultato di squadra soffre così dei 5 ritiri tra Raikkonen e Vettel: 204 punti, 32 meno di un anno fa, a 131 punti dalla Mercedes, che ha fatto anche peggio (come squadra), perdendo 48 punti per strada. Curiosamente, il distacco tra primo e secondo in classifica Costruttori è meno ampio quest'anno che non nel 2015 (147 punti allora). Non solo da ritiri e imprevisti come la gomma esplosa in Austria è gravato il bottino ottenuto dalla SF16-H, ma anche delle tante, troppe, sostituzioni del cambio con conseguente arretramento in griglia sofferte da Vettel.

Sebastian si trova con 98 punti ma soprattutto un confronto impietoso con i risultati ottenuti un anno fa. In dieci gran premi erano arrivate due vittorie (Malesia e Ungheria), quest'anno una sarebbe stata assolutamente alla portata, quella in Australia; è l'analisi del complesso delle gare, che tiene conto dei passi incerti già citati (affidabilità, penalizzazioni, azzardi non riusciti), a portare a meno 62 punti. E' il pilota con il passivo più elevato nel raffronto delle classifiche 2016 e 2015. 

Arrivabene: "Sapevamo di essere deboli a Silverstone"

Date le aspettative fissate in inverno, è chiaro che la delusione per lo sviluppo della prima metà stagionale è palese. Tanto più se ci si ritrova con un avversario in più da fronteggiare e con un chiaro segno positivo a determinare il risultato. La Red Bull ha più del doppio dei punti, 198 contro 96, un gap dal vertice di 137 lunghezze quando l'anno scorso erano 187. Se Vettel è il pilota con più punti persi tra una stagione e l'altra, Verstappen è autore del balzo più grande in assoluto. Certo, dalla Toro Rosso alla Red Bull la differenza di macchina è cruciale, vanno letti anche con questo dato ben in mente i 68 punti in più, a quota 90 oggi, pur con due ritiri (ben 4 un anno fa). Certifica i progressi compiuti dalla scuderia inglese anche Ricciardo: 100 punti lo collocano al quarto posto, ne ha 49 in più.

Va annoverata tra i flop la Williams. Un passivo pesante, più di tutti considerando la graduatoria dei Costruttori: 59 punti in meno. E anche i piloti cedono parecchio: Bottas 23 punti, Massa addirittura 36. Di segno opposto la stagione finora della Force India, non a caso prossima a mettersi in scia per contendere il quarto posto proprio alla Williams. Gran parte del merito va ascritto alle prestazioni di Sergio Perez, tra le interessanti sorprese di questo avvio di mondiale: 32 punti più dell'anno scorso, quando aveva raccolto meno di Hulkenberg (15 punti contro 24); il tedesco naviga sulla falsariga di quei risultati, solo 2 punticini extra aggiunti al bottino, particolare che stona con il parziale del compagno di scuderia. 

Bottas, Williams fa progressi a rilento

Detto della "liberazione" dalla maledizione dei ritiri (4 stop 12 mesi fa, oggi "solo" 2) di Carlos Sainz, oggi con 15 punti in più, e della notte fonda attraversata dalla Sauber, zero punti contro i 22 (!) del 2015, propiziati dal debutto a punti di Nasr in Australia, merita una riflessione il caso-McLaren. Cinque ritiri tra Alonso e Button, contro i 9 di un anno fa, dicono che l'affidabilità è migliorata. Anche in termini di punti raccolti si registra un progresso: Button ha raddoppiato i 6 punti del 2015 (oggi 13) e Alonso incrementato decisamente gli 11, portandosi a 18 punti: oggi come ieri, una gara di assenza, quest'anno il Bahrain, un anno fa il debutto in Australia. 

Note positive in casa Haas, merito dei punti guadagnati nelle primissime gare, a sorpresa: è Grosjean ad aver contribuito in toto ai 28 punti ottenuti da un team al debutto. Clamoroso passo indietro per l'ex team Lotus, rilevato dalla Renault. I 35 punti con i quali ripartià dall'Ungheria nel 2015 sono un ricordo, oggi si naviga a quota 6, con un progetto di transizione, in attesa di un 2017 migliore. Fanalino di coda la Sauber, scavalcata dalla Manor. Possono annoversarsi tra quanti hanno lavorato bene, facendo affidamento sul motore Mercedes e la trasmissione Williams per andare a punti (1, in Austria, Wehrlein) ma soprattutto mandando in pista una monoposto che ha dimostrato di poter stare in griglia dignitosamente. 


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