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Kubica, il sogno del ritorno in F1 e la resurrezione di un uomo

I test privati con Renault hanno dimostrato al polacco di essere ancora un pilota di Formula 1 e ora la voglia di tornare è tanta:  "Sta cominciando un percorso nuovo, non so dove mi porterà, ma non nascondo a questo punto che vorrei andare in fondo" 

Francesco CollaFrancesco Colla

10 giu 2017 (Aggiornato alle 17:58)

Robert Kubica è uno dei piloti più amati della storia contemporanea del motorsport. Perché è talentuoso, sfortunato e coriaceo. E perché è uno vero. Uno con le palle quadrate.

Un’Uomo che non si è mai arreso. Dopo l’incidente che ha mutilato la sua carriera e storpiato il suo corpo ha fatto un giuramento: “Tornerò in un paddock di Formula 1 solo con un casco in mano”.

L’ha ripetuto durante le libere 3 del GP del Canada, in collegamento con Sky, mentre Vettel otteneva il miglior tempo sulla sua pista. Sua, perché nel 2008 a Montreal ha vinto l’unico gran premio in carriera, come Alesi, un anno dopo essersi stampato a folle velocità uscendo illeso dalla sua BMW Sauber. 

Il Leone polacco è tornato a pilotare una Formula 1 pochi giorni fa a Valencia, in occasione di una sessione di test a porte chiuse al volante di una Lotus E20 del 2012, dopo aver abortito l’avventura nel Wec col teal ByKolles e aver girato su una GP3 e di una Formula E.

La brama di correre è incontenibile, il pilota è predatore è la gloria è la sua preda. E Robert non getta acqua sulle fiamme, come sempre dice la verità: “E' stata una grande emozione, mi sono sentito di nuovo un bambino che vive quasi per la prima volta emozioni uniche. Non me l'aspettavo, da un lato ero strafelice, dall'altro concentrato e consapevole di cosa potevo fare”.

Si è insinuato di “mossa pubblicitaria”, di un clamoroso come back. Ma ancora non c’è nulla di scritto. E come dice Robert, se si fosse voluto fare marketing Renault si sarebbe mossa diversamente. Inoltre 115 giri in pista non sono esattamente una giornata promozionale: “L'approccio Renault è stata una bella sorpresa. Hanno cercato di tenere il test più segreto possibile, per loro l'operazione non è mettermi in macchina e creare una bella storia. Anche se ha avuto un grosso effetto mediatico. So solo che mi fa molto piacere e non me l'aspettavo, oggi so di poter guidare una F1 e poter coprire la distanza di un GP anche in condizioni non facili. E a Valencia l'asfalto, il circuito, non erano semplice. In più penso che la cosa più bella è il ritmo davvero buono tenuto per tutta la giornata”.

Insomma, possiamo aspettarci un ritorno? “Non sta a me decidere cosa riserverà il futuro. E' bello sapere che riesco a fare quel che facevo sei anni fa nonostante le mie limitazioni. Mi sento pronto, ho lavorato tanto e posso dire di non essermi mai allenato così tanto e bene negli anni in cui correvo. Aspettiamo, spero che ci sia un prosieguo ma non sta a me decidere”. 

Sentirsela se la sente. Ha fatto long run di 30 giri consecutivi, sentendosi lo stesso di una volta. Se tornasse, anche solo per una giornata di libere, sarebbe una Resurrezione: “L'interesse è tanto, penso più per la storia vissuta negli ultimi anni, purtroppo o per fortuna. Sono stati anni difficili ma lo scorso anno mi sono detto che volevo salire di nuovo su una Formula 1. Ho fatto solo un test, ma per me è stata una cosa meravigliosa, un traguardo importante, dall'altro lato sento che sta cominciando un percorso nuovo, non so dove mi porterà, ma non nascondo a questo punto che vorrei andare in fondo, visto che ho avuto belle sensazioni. Non dipenderà da me, so di poter dare il massimo però. Una cosa bella del test è stata una persona vicina al team, che ha lavorato con me nel 2010, ha detto: tu sei un pilota da Formula 1. Questo mi ha reso più orgoglioso di tutto il resto, del lavoro, dei tempi. Poche parole ma che probabilmente raccontano tutto e di più della mia storia”. Una storia che meriterebbe un grande film. 

 

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