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La versione di Newey: "Mi sento colpevole per la morte di Senna"

Il direttore tecnico Red Bull era uno dei progettisti della Williams al volante della quale il brasiliano perse la vita a Imola nel '94: "Sbagliai completamente l'aerodinamica"

Francesco CollaFrancesco Colla

6 nov 2017 (Aggiornato alle 20:11)

Il 1° maggio 1994 è una data funesta per tutti gli appassionati di motorsport. Alle 14.17 Ayrton Senna si schianta al volante della sua Williams FW16 alla curva del Tamburello. È il 7° giro del GP di San Marino, una gara maledetta. Al sabato Ratzenberger aveva perso la vita alla curva Villeneuve, Senna lascia questo mondo alle 18.40 di domenica. 

Nei box Williams c’è anche Adrian Newey. L’attuale direttore tecnico Red Bull aveva progettato la macchina di Senna e 23 anni dall’incidente ha pubblicato il libro “How to build a car”, come costruire una macchina. L’autobiografia a motore di un ingegnere che vanta in carriera 10 titoli costruttori. E che a distanza di tanti anni da quel giorno nefasto scrive: Mi sento colpevole. Io ero uno dei capi in un team che realizzò una macchina a bordo della quale un grande uomo è stato ucciso. Che sia stata o meno il piantone dello sterzo a provocare l’incidente, non posso sfuggire alla realtà. C’era un pezzo progettato male che non avrebbe dovuto trovarsi sulla macchina”. 

Una confessione dolorosa, un’ammissione di una colpa condivisa con Patricke Head, all’epoca direttore tecnico Williams: “Ciò di cui mi sento colpevole non è la possibilità che il cedimento del piantone dello sterzo abbia innescato la tragedia, perché io non credo che ciò sia accaduto. Mi sento colpevole perché sbagliai completamente l’aerodinamica di quella Williams. Ho sbagliato la transizione dalle sospensioni attive, che furono proibite a fine 1993, alle sospensioni passive e disegnai una macchina che era aerodinamicamente instabile, con la quale Ayrton stava tentando di fare cose che la vettura non gli poteva permettere, non lo poteva permettere nemmeno a lui”.

Le dichiarazioni di Newey non devono, ovviamente, far pensare alla riapertura di un caso chiuso 20 anni fa. Sono considerazioni di un uomo che sentirà “per sempre una parte di responsabilità nella morte di Senna”. Non risparmiando parole dure nei confronti di Maurizio Passarini, pubblico ministero nel processo sulla morte di Senna, che chiese la condanna a un anno di reclusione nei confronti di Head e di Newey: “Il fatto che il caso Ratzenberger sia stato messo sotto al tappeto così facilmente mi fa sospettare che la principale motivazione di Passarini fosse la gloria personale”. 

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