Analisi Formula 1 Australia: Ferrari, una vittoria di squadra

Analisi Formula 1 Australia: Ferrari, una vittoria di squadra© sutton-images.com

La Scuderia di Maranello sfrutta ottimamente la situazione di gara con entrambi i piloti e ritorna alla vittoria sul circuito di Albert Park

Maurizio Voltini

25.03.2018 11:20

Una piccola premessa si impone: a Melbourne anche in gara Lewis Hamilton e la Mercedes W09 erano i più veloci, e questo non è in discussione, sebbene lo fossero in misura molto (ma molto) inferiore a quanto dicessero le qualifiche. Ma la Ferrari si è dimostrata più forte come squadra, guadagnando anche in questo inizio stagione la vittoria della gara inaugurale. Una forza che è iniziata con Kimi Raikkonen sempre a un passo dal capofila Lewis Hamilton, tanto che quando è passato al cambio gomme, la Mercedes ha dovuto "coprire" subito il giro dopo per evitare il rischio di undercut.

Proprio la grande competitività di Kimi ha permesso di differenziare le strategie, mantenendo in pista Sebastian Vettel fino a quel momento indisturbato 3°, e sfruttare così il successivo momento di virtual safety car, come spieghiamo più nel dettaglio nel nostro "Mirino". Sarebbe però ingeneroso parlare solo di "colpo di fortuna" (o altri sinonimi…): quando si differenziano le strategie è proprio per poter far fronte a situazioni del genere, e la safety car (virtuale o no) non è certo un'evenienza eccezionale. Vettel e la Ferrari l'hanno sfruttata alla perfezione, Hamilton e la Mercedes invece no, quindi il risultato finale è tutto sommato rispettoso di meriti e demeriti. Al limite è Raikkonen che magari avrebbe meritato di più, ma almeno esce a testa alta dalla gara riuscendo comunque a ottenere il podio tenendo a bada Daniel Ricciardo.

Che dire della gara di Lewis Hamilton, invece? Irreprensibile nella prima fase, poi stupefatto quando si è visto uscire davanti Vettel dopo il pit-stop, quindi incapace di risolvere la situazione. La sua gara in seconda posizione ha vissuto in realtà varie fasi: dapprima ha tentato un attacco tradizionale, solo per scoprire che nemmeno le tre zone di DRS previste a Melbourne erano sufficienti per controbilanciare la maggiore velocità massima Ferrari e il disturbo aerodinamico in scia (oltre alle normali difficoltà di sorpasso di questo tracciato). Nemmeno avere il "via libera" con le modalità motoristiche pù rischiose è bastato. Anzi, ad un certo punto è parso quasi di rivedere Baku 2016, quando Lewis ha cominciato a pasticciare un po' con i pulsanti sul volante, tanto che ad un certo punto ha pure sbagliato una staccata per aver dato troppa frenata all'avantreno. Intendiamoci, in quella fase era "obbligatorio" cercare qualcosa che però non c'era, quindi non sarebbe corretto puntare il dito sul pilota. Poi ad un certo punto si è semplicemente rivelato inutile insistere, dato che ormai le gomme posteriori non reggevano più e non si poteva continuare a sfruttare troppo il motore, che ne avrebbe compromessa l'affidabilità (deve durare almeno 7 gare, ricordiamo…).

In questa situazione è mancato l'apporto di Valtteri Bottas, a completare un weekend che definire sciagurato per il finlandese è poco. Purtroppo la sua smania di "fare di più" per competere con un compagno di squadra che (riconosciamolo) è "scomodo" per chiunque, ne ha compromesso pesantemente l'avvio di stagione (anche agli occhi del team, probabilmente). Biasimevole l'errore in qualifica, ma non tanto per il testacoda in sé (comunque parecchio distruttivo) quanto perché fatto subito all'inizio delle Q3 quando ancora non c'era un crono "di copertura". Così tra il "senza tempo" e la sostituzione del cambio, è dovuto partire 15esimo senza riuscire a risalire con la facilità che si aspettava. Anche perché adesso nelle retrovie le macchine sono molto meno lente di un anno fa.

Altra gara da bocciare è quella di Max Verstappen. Bravo a non esagerare in partenza, però non ha saputo posizionarsi bene e così, costretto a frenare prima per non tamponare Vettel, ha permesso a Kevin Magnussen di superarlo alla prima curva. Poi non solo non è riuscito a recuperare la posizione, ma è pure incappato in un testacoda che gliene ha fatte perdere altre, finendo solo 6° dietro a Fernando Alonso, nonostante la macchina superiore e la parità di motore. Il ragazzino olandese è e resta un fenomeno, beninteso, ma deve ricordarsi che il talento da solo non basta. Quando invece Daniel Ricciardo ha condotto una gara irreprensibile, pur partendo 8°, finendo a 76 centesimi dal podio.

Abbiamo accennato a Magnussen: ebbene, la gara sua e della Haas è purtroppo un tasto dolente. Kevin e anche Romain Grosjean sono stati superlativi assieme alla VF-18, tanto da essere avviati a una stupenda doppietta in quinta e sesta posizione, un risultato spettacolare per la squadra americana (e con materiale italiano, sottolineiamolo). Poi però i meccanici hanno pasticciato nei pit-stop buttando alle ortiche tutto: purtroppo la differenza dai top team si vede anche in questi "dettagli", con errori che sono criticabili a maggior ragione perché ripetuti su entrambe le monoposto, tutte e due ritirate per errato fissaggio della ruota posteriore sinistra. La cosa andava risolta tra un cambio e l'altro, "salvando" almeno una delle due macchine: invece ora ci si ritrova con una grave doppia inchiesta per "unsafe release".

In tutto questo se ne è avvantaggiata la McLaren. Fernando Alonso mette in campo anche stavolta tutta la sua grinta corsaiola, sfrutta alla perfezione tutte le occasioni e tenendo a bada gli inseguitori porta a casa un preziosissimo 5° posto finale. Completato dal 9° di Stoffel Vandoorne, arrivato a poco più di 7 secondi dal compagno di squadra (quindi non lontanissimo). Oltre al risultato in sé, positivo che la squadra di Woking sembri aver risolto certi problemi di surriscaldamento nella zona degli scarichi.

Bene il doppio risultato in top ten anche da parte Renault, con Nico Hulkenberg 7° e anche con Carlos Sainz 10° dopo un piccolo lungo in gara e problemi allo stomaco. Subito alle spalle dello spagnolo troviamo le due Force India, con Sergio Perez ed Esteban Ocon nell'ordine: anche in questo caso il distacco non è esagerato, ma ovviamente finire subito fuori dalla zona punti non può soddisfare e ciò testimonia quanto sia serrata la lotta tra i team di rincalzo.

Positivo infine il 13° posto finale al debutto di Charles Leclerc, sia perché dimostra come il ragazzino monegasco migliori ogni volta che entra in pista, sia perché premia (relativamente, certo) la capacità della Sauber oggi di essere stata superiore a Williams e Toro Rosso, che non è poco per un team prima staccato in coda. Il che porta però automaticamente a rimandare - nel senso scolastico del termine - i due team di Grove e di Faenza alla prossima gara tra due weekend a Sakhir.


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