Maki, la F.1 più spaventosa

Maki, la F.1 più spaventosa© David Phipps / Sutton Images

Tra le monoposto che non hanno mai preso il via a un GP iridato, la Maki è quella che ci ha provato per più stagioni consecutive: ben tre! E la piccola casa giapponese vanta anche un altro rabbrividente primato, peraltro tutto emotivo, ossia quello d'essere la vettura più terrorizzante e temuta dai suoi stessi piloti, per le frequenti rotture...

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05.03.2020 16:54

La sfortuna di Fushida

E qui, al volante della fiammante Maki, il giapponese di sfiga ne mostra a pacchi. Con 25 iscritti e altrettanti partenti, Fushida ha un posto sicuro in griglia, anche se staccato di ben nove secondi al miglior giro dal penultimo qualificato, ovvero Wilson Fittipaldi con l’antidiluviana Copersucar. Ma questo sarebbe il meno. Nella seconda sessione di prove Fushida fa un fuorigiri, il Dfv va in tilt e il team non ha un motore di riserva per la gara. Fine dei giochi. La griglia di partenza viene ufficializzata e Fushida e la Maki sono inseriti nel foglio della direzione corsa, ma il box ha la saracinesca giù e la macchina è stivata sul camion: senza motore mica si può correre. L’inesperto Fushida - che poi farà fortuna come dirigente, divenendo boss della Tom’s GB e sarà pure coinvolto, in senso buono, con la Dome - non prenderà mai più parte a un Gp in vita sua. Perché nel successivo Gp di Gran Bretagna sono 28 gli iscritti e 26 gli ammessi, così il giap con 1’26”61 è ben fuori dal limite segnato dall’ultimo qualificato, Nicholson con la Lyncar, che gira in 1’22”86.

Solo Trimmer ce la può fare!

Ci vuole un pilota povero, velocissimo e coraggioso. Ma sì, il britannico Tony Trimmer ha tutto per rispondere all’appello. Questo è il suo racconto dell’avventura che segue: «Con me nelle prove di ogni gara - nel 1975 il Gp Svizzera a Digione, quindi in Germania al vecchio Nurburgring, Austria e Italia, e nel 1976 in Giappone - la macchina accusa gravi avarie tecniche: in tutto più di 20 cedimenti strutturali. All’Ostereichring un braccio della sospensione posteriore fuoriesce dal telaio. Alla Norschleife la sospensione posteriore collassa e faccio il Karussell con dei pezzi finiti sopra il motore. Ogni volta che la Maki si rompe sono in piena velocità, ma miracolosamente la monoposto si ferma senza neanche lasciare l’asfalto... Sono un uomo fortunato. In tutti i weekend di gara il team termina i pezzi di ricambio. A Digione, gara fuori campionato, rompo l’assale nel warm-up e lo riparano in tempo per la corsa, dove giungo 13°, unica volta in cui vedo la bandiera a scacchi. Resta la sola gara mai disputata da una Maki e pure baciata dalla gioia di completare una competizione». E nel Gp Giappone 1976, quello del film “Rush”, dopo un anno la Maki torna di nuovo, per la terza stagione e con un altro modello nuovissimo, ossia la F102A, giusto Tony? «Quando arrivo al Fuji, la Maki 102 non è terminata, stanno ancora assemblando il motore. Il cockpit è piccolo per me, così mi fanno posto prendendolo a martellate, fino a che ci entro di misura. Al 2° giro di prove ufficiali la macchina si rompe e quando viene riportata al paddock i team manager delle altre squadre vengono a vederla. Così viene deciso che la 102 è troppo pericolosa per prendere parte al Gp. Fine».

Un altro weekend stregato nella F.1 iridata per la Maki e per te.... «No, no, il contrario. Lì ho la più grande occasione della mia vita, perché Don Nichols, il boss della Shadow, mi offre il muletto per debuttare nel mondiale al Fuji. È una buona macchina e non riesco a credere alla mia fortuna. Ma lo sponsor della Maki si mette in mezzo, adducendo che ormai è stata fatta una campagna pubblicitaria col mio nome legato alla F.1 nipponica, così non vengo autorizzato a correre con la Shadow e mi viene offerto denaro per desistere. Declino l’offerta e rilancio: voglio correre. Niente da fare. Non mi danno la liberatoria. Vado vicino a disputare il mio primo Gp iridato, ma proprio non riesco». Per la Maki la grande occasione sfuma in casa propria, sotto gli occhi dei tifosi giapponesi. È la fine. Mai più una vettura del duo Mimura & Ono si vedrà in un Gp di F.1. Quanto a Howden Ganley è tornato al volante di uno dei primi telai realizzati dalla Maki in occasione del Festival della velocità a Goodwood nel 2014, stavolta, finalmente, uscendone incolume. La sintesi della mini epopea Maki? Tre anni di corse, zero Gran Premi iridati, una corsetta finita, infiniti cedimenti strutturali, un solo ferito, niente di irrimediabile. Via, poteva andare peggio. Ma, nel salutarvi, vi rivolgo la raccomandazione che a fine incontro fanno dalla Tv i commentatori del wrestling ai bimbi: mi raccomando, non provate a fare lo stesso, a casa.


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