Il team Brianzolo rappresenta una delle pagine più incuriosenti e ricche di punti oscuri della Formula 1 iridata. Atteso al debutto nel mondiale del 1980 con Alberto Colombo, produce una monoposto che esiste solo in rarissime foto. Poi la squadra si sfalda come colpita da un raggio alieno. Scopriamo da chi e perchè.
C’è un mistero insoluto nella storia della F.1 e riguarda proprio gli italiani. In particolare, il fantomatico team Riviera a capitali brianzoli che avrebbe dovuto debuttare nel mondiale 1980 con un’ottima dotazione di uomini e mezzi, oltre a un background tecnico ed economico decisamente valido. E un pilota prescelto, Alberto Colombo, il capellone di Varedo, idealmente molto vicino ad Autosprint, perché nel 1978 era stato lui a scendere in pista con la seconda Merzario nelle prequalifiche del Gp d’Italia a Monza, schierata grazie a una raccolta fondi tra i lettori del nostro settimanale, sponsor in F.1 tramite il marchio Telesprint. Ma c’è di più. Dietro la Riviera, in realtà, la leggenda dice gravitassero nomi importantissimi, addirittura testimonial di prim’ordine dello sport mondiale, e un tecnico di spessore quale l’ingegner Giorgio Valentini, docente del Politecnico di Milano, già consulente Autodelta e progettista F.1 della Merzario A3 del 1979 e più tardi, poco dopo, per il 1982, dell’Osella Fa1C. Programmi interessanti, quindi, per un bel progetto da cui scaturisce una monoposto vista in rarissime immagini, tanto attesa e poi improvvisamente... puff! Tutto svanisce, come colpito da un raggio distruttore alieno. Macchina smembrata, team disciolto, soci volatilizzati: nessuno ne parla più per decenni. Eppure, come premesse, poteva essere uno dei team italiani di secondo piano più promettenti, nell’epopea di quella F.1 ancora dal volto umano. Un’iniziativa bella, solida e ricca di passione e anche una storia quasi dimenticata, nascosta ma ancora oggi brulicante di interrogativi decisamente eccitanti e mai soddisfatti.
Tipo questi. Cosa accadde in quei giorni convulsi? Visto che i soldi c’erano, perché tutto scomparve all’improvviso? E perché la Riviera resta la F.1 meno vista e fotografata della storia moderna? Ancora: per quale motivo di essa non si sa neppure la sigla e il nome ufficiale? Altro: mosse mai almeno un metro, in un test segreto? Chi erano i misteriosi personaggi coinvolti? E la curiosità non ha limiti e va avanti. Già. Che fine ha fatto l’unica scocca prodotta? Di più: qual era il potenziale tecnico reale del progetto? Infine, qualcuno dice che la Riviera potrebbe risorgere ed essere restaurata: è vero? Mettetevi comodi e preparatevi a gustare le prossime pagine, perché troverete, una ad una, tutte le risposte e strada facendo vi cimenterete in qualche inatteso balzo sulla sedia, in quanto le sorprese non mancheranno. Perché i protagonisti del caso Riviera, a parte l’ingegner Valentini, passato a miglior vita, sono tutti pronti a raccontare un insieme di fatti e retroscena di cui ciascuno di loro conosce una parte e nessuno il tutto, a delineare un immenso mosaico che sarà chiaro, leggibile e godibile nel suo complesso solo all’ultima parola di questa inchiesta, all’interno d’una vicenda a oggi ancora misteriosa.
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