Dopo Woking, anche Grove si tira indietro e non presenta ricorso. Ferrari e Renault sono rimaste da sole a portare avanti la battaglia in tribunale
Come era ampiamente prevedibile, anche la Williams ha deciso di non presentare appello contro il verdetto emesso dalla FIA sul caso Racing Point, copiando così la linea già espressa da McLaren.
"Dopo un'attenta valutazione, la Williams ha deciso di non procedere con l'appello formale. Riteniamo che la decisione della FIA di cercare di vietare, a partire dal 2021, le copie esagerate tra le monoposto, affronti la nostra preoccupazione più fondamentale e riafferma il ruolo e la responsabilità di un costruttore all'interno dello sport, che è fondamentale per il DNA della Formula 1 e le convinzioni e i principi fondamentali della Williams” fa sapere la squadra inglese nel comunicato ufficiale emesso.
La decisione presa dal vice team principal, Claire Williams, non lascia stupiti. La nobile decaduta di Grove è tra i clienti Mercedes, uno dei due piloti titolari, George Russell, fa parte del programma giovani della Stella dal 2017 e Toto Wolff possiede il 5% delle azioni del team. In poche parole, c’è un bel conflitto di interessi che ha messo una bella pietra sopra gli ideali.
Alla fine, il fronte delle scuderie che hanno alzato la voce contro la così detta “Mercedes Rosa” si è definitivamente spaccato. Detto di McLaren e Williams, anche la Red Bull ha preferito soprassedere, e aspettare quali saranno le decisioni ufficiali per capire cosa potrà fornire e cosa no per la realizzazione delle monoposto Alpha Tauri.
A portare avanti la protesta, dunque, sono rimaste solo Renault e Ferrari. Evidentemente, in ballo non c’è solo il principio di evitare la nascita delle “monoposto clienti”, come avviene nel Motomondiale, e che snaturerebbe il DNA della F1 fatta da Costruttori, ma anche (forse soprattutto) la necessità di contrastare le forze politiche fuori dalla pista e all’interno del paddock.
Binotto: "C'è chi copia e chi fa copiare..."
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