Segnale inequivocabile da parte della Mercedes, che vince su una pista molto indicativa per quanto riguarda i valori in campo. Max veloce e deluso, sensazioni positive per la Ferrari, anche se Sainz non è soddisfatto di se stesso
“Quando l'ho visto fermarsi, avevo già capito come sarebbe andata a finire”. Un deja-vu spiacevole, ma l'intuizione era giusta. Conoscendo il tipo viene strano pensare che abbia corso gli ultimi 24 giri (quelli tra la seconda sosta di Lewis e la bandiera a scacchi) da rassegnato, eppure lo sguardo a fine corsa era spento, vuoto. Perché la sensazione è che Max Verstappen ieri abbia avuto il pensiero di essere di fronte ad un film già visto. Rispetto alle ultime due stagioni, la Red Bull è certamente più competitiva, e più vicina alle Frecce d'Argento. Forse però, non così tanto da poter impensierire fino in fondo i campioni in carica. Analizzando oggettivamente la situazione, i 36 millesimi di distacco in qualifica significano molto (l'equilibrio è pressoché totale sul giro singolo), ma in gara le W12 hanno dimostrato di avere probabilmente un qualcosa in più che infastidisce molto l'olandese. Essere la miglior macchina adesso, più o meno a metà maggio, in un anno così, rappresenta una garanzia: il tempo stringe, gli aggiornamenti su quasi tutte le vetture si stanno concludendo, c'è poco tempo per intervenire sulle monoposto 2021 prima di gettarsi a capofitto sulla nuova generazione di monoposto. E nessuno, neanche la Red Bull, ha voglia di farsi trovare impreparata all'alba di un nuovo ciclo tecnico. Max corre, sgomita, lotta come in quella prima curva in cui ci ha messo tanto del suo per ritrovarsi davanti; eppure non è bastato e, forse, non basterà. Di applausi, in queste sue 100 gare con la Red Bull, Verstappen ne ha presi tanti, ed adesso non sa quasi più che farsene: vorrebbe una macchina da mondiale, ma potrebbe dover aspettare ancora.
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