Vittoria dal peso specifico non indifferente per Max Verstappen e la Red Bull, usciti trionfatori su una pista che sulla carta avrebbe dovuto premiare la Mercedes; bene anche la Ferrari che ricuce sulla McLaren
La bellezza di questo mondiale è legata al fatto che ha saputo dare un peso squisitamente equilibrato ai fattori umano e tecnico. Aspetto che è sempre stato un po' il sogno di chi gestiva la baracca: avere macchine simili come velocità e lasciare spazio all'inventiva dell'uomo. Non solo quella del pilota, ma anche degli ingegneri, al muretto e in fabbrica, senza che i secondi debbano per forza prevalere sul primo; nella F1 2021 questo è successo non sempre ma spesso, e la lotta iridata ne ha giovato. Guardate solo i grattacapi che ci sono voluti per tirare fuori un assetto ed una strategia decenti ad Austin: muoversi tra le mille dinamiche di una vettura di Formula 1 rischia a volte di diventare un labirinto senza uscita anche per i cervelloni che quelle macchine le hanno pensate, progettate e sviluppate. Ed è così che questo mondiale si è divertito, come in America, a ribaltare pronostici e aspettative, svalutando il complesso esercizio di chi alla vigilia di ogni appuntamento provava a dare una lettura dell'imminente fine settimana. L'uomo al centro di tutto, come diceva Pico della Mirandola, anche se Verstappen, in Texas, forse lo ha preso persino troppo alla lettera. Addirittura, si è spinto ad indirizzare lui la strategia della sua squadra con l'altra macchina: preso com'era dal forzare dopo il primo pit-stop, un grande segnale di granitica forza mentale. “Forse dovremmo spingere Hamilton a non andare lungo con Checo”. Era il 12° giro, lui si era appena fermato ma aveva il sospetto, lecito, che la Mercedes puntasse ad andare più lunga possibile nel primo stint; in quel momento il messicano aveva 5”4 di ritardo da Lewis ed una sua fermata, come poi avvenuto, avrebbe costretto la Mercedes ad anticipare la sosta dell'inglese (giro 13, tre passaggi dopo Max) per evitare l'undercut da parte di Perez. Sorprende la lucidità dell'olandese in quel frangente, che in un certo senso era riuscito a staccarsi per un attimo dall'abitacolo per avere un quadro chiaro della situazione, una visione di gara che è stato il segnale di un Verstappen non ancora convinto di farcela, ma che aveva ben compreso cosa gli servisse per riuscirci. Avere la seconda macchina nei dintorni del rivale della prima guida è stata una carta vincente, con un Perez utilizzato al meglio ed aiutato dall'avere un terzo posto già praticamente certo in tasca. Pilota e stratega, ad Austin Max ci ha messo tanto del suo: ed ora inizia a fare gli ammicchi a questo mondiale.
Verstappen: "Belli gli ultimi giri"
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