Gianpiero Lambiase, l'ingegnere dietro al successo di Verstappen

Gianpiero Lambiase, l'ingegnere dietro al successo di Verstappen© Getty Images

Tra i due fu intesa a prima vista sin dalla trionfale Barcellona 2016, e da allora il rapporto tra Verstappen ed il suo ingegnere di pista, l'anglo-italiano Gianpiero Lambiase, si è solidificato talmente tanto che oggi Max promette il ritiro nel caso Gianpiero decidesse di smettere con la F1

29.12.2021 ( Aggiornata il 29.12.2021 16:19 )

“Se smettesse lui, smetterei anche io il giorno dopo”. Forse il più bel complimento che un ingegnere di pista possa aspettarsi dal proprio pilota. Se poi il pilota in questione è nientemeno che Max Verstappen, allora significa che un pezzetto del titolo mondiale è anche tuo. E Gianpiero Lambiase, “race engineer” dell'olandese, fa bene a sentirlo tale.

La “voce” di Max

Di foto in giro non ce ne sono molte, di informazioni ancora meno. Di Gianpiero Lambiase si sa che ha doppia cittadinanza, che ha un'esperienza di oltre 15 anni in Formula 1, si sa che è l'ingegnere di pista campione del mondo insieme a Max Verstappen. Di lui è molto più nota la voce, quella che sbuca fuori dagli onboard della macchina numero 33: se sentite qualcuno che riprende, incita o dà ragione a Verstappen, quello è proprio lui, mister Lambiase. Con doppio passaporto italiano e britannico, Lambiase è stata una delle chiavi del successo di Max Verstappen.

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Da Silverstone a Milton Keynes

Tra i due fu subito scintilla. Vinsero insieme, a Barcellona 2016, nel primo fine settimana di lavoro congiunto. Prima di Max Gianpiero aveva avuto altri ruoli ed altri piloti; aveva cominciato alla Jordan nel 2005 e della scuderia di Silverstone aveva attraversato i vari cambi di proprietà: da Jordan a Midland, da Midland a Spyker, da Spyker a Force India. Come ingegnere di pista ha lavorato con Vitantonio Liuzzi, Paul Di Resta ed anche con Sergio Perez prima che nel 2015 arrivasse una chiamata che non si può rifiutare, quella della Red Bull. A Milton Keynes ad attenderlo c'era la monoposto di Daniil Kvyat, ma durò poco: ad inizio 2016 sulla Red Bull Helmut Marko scelse di piazzare Max Verstappen e la vita cambiò ad entrambi.

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Quanta responsabilità

Quel giorno, a Barcellona, gli occhi erano puntati su Max Verstappen. C'era una pressione gigantesca da tenere a bada, il ragazzo aveva le spalle larghe ma doveva essere guidato. Ed in questo senso, straordinario è stato da allora il lavoro di Gianpiero Lambiase: ci ha tenuto a sottolinearlo anche Christian Horner, che ricorda come il feeling fu eccezionale da subito. E affinché tra una squadra ed il pilota funzioni, la chiave è proprio l'ingegnere di pista: è lui che deve trasmettere al team le richieste e le sensazioni del pilota, è lui che ha la responsabilità di far trovare la macchina come la chiede il pilota. Ed è sempre lui a fare da interlocutore tra il pilota e la squadra quando si tratta di comunicare tutte le sensazioni che arrivano in prova od in gara dall'abitacolo. Per farla breve, un mestiere con un sacco di responsabilità.

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Tra soprannomi e titoli mondiali

Max ha dichiarato che tra lui e Gianpiero c'è sintonia, ma soprattutto schiettezza. Non esitano a dirsi le cose in faccia, non esitano a mandarsi a quel paese in un momento di foga. Ma funziona, eccome se funziona. Frasi dirette, brevi e chiare. Max al volante non ama sapere tutto quanto, gli bastano poche informazioni, in macchina, via radio, predilige il silenzio. Gianpiero questo lo ha capito alla perfezione e si comporta di conseguenza. Rispetto a Lewis Hamilton e Peter Bonnington, i loro alter ego in Mercedes, il rapporto tra l'olandese e Lambiase è più passionale, emotivamente più acceso: i toni sono mediamente più alti, senza quel pizzico di aplomb inglese che ogni tanto traspare tra Lewis e “Bono”. A Milton Keynes tra Verstappen e Lambiase pare di rivivere l'ormai storica collaborazione tra Sebastian Vettel e Guillaume Rocquelin, “Rocky”, tanto apprezzata quanto vincente: con loro arrivarono 4 titoli Piloti, conditi da altri 4 titoli Costruttori. A proposito di soprannomi, a Gianpiero per adesso ne manca uno: “Bono” e “Rocky”, oltre ad averne uno, hanno anche qualche titolo in più. Tempo al tempo, che magari Max e Gianpiero hanno appena cominciato, con la possibilità di aggiungerne tanti altri, in futuro. Prima di ritirarsi insieme, ovviamente.


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