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La poesia in pista, Charles Leclerc come Vale

Dall'esordio con la Rossa alla lotta per il Mondiale 2022: ripercorriamo la carriera di Charles Leclerc in Ferrari, tra vittorie, promesse e delusioni

La poesia in pista, Charles Leclerc come Vale
© Getty Images

Stefano TamburiniStefano Tamburini

18 ago 2022 (Aggiornato alle 17:45)

La “bugia” raccontata al padre

Già i padri. Quello di Leclerc, Hervé, rappresenta una figura fondamentale. Ex pilota di Formula 3 e anche principale sostenitore del ragazzo ma non da padre, da esperto, da uomo che conosce le corse ed è convinto che possa farcela, si ammala gravemente quando Charles e? in Formula 2. Muore nel 2017 a ridosso di un Gran Premio, a Baku. Senza dire niente a nessuno, Leclerc va, vince e torna indietro con un aereo privato per esserci al funerale.

Quando lo aveva salutato per l’ultima volta sul letto di morte gli aveva raccontato una bugia, gli aveva detto di aver già firmato per la Ferrari ed era riuscito a vedere una luce particolare, l’ultima gioia prima di andarsene per sempre. E al padre arriva la dedica sul podio della seconda vittoria in otto giorni, a Monza. Un successo addirittura annunciato nel dicembre 2018, ai vicini di tavolo al ristorante della cena che precedeva la cerimonia di consegna dei Caschi d’oro di Autosprint: «Pensa che figata sarebbe se il prossimo anno vincessi a Monza». Concetto poi ripetuto, senza alcuna esitazione, sul palco della premiazione come miglior rookie della stagione appena conclusa con la Sauber: «Non vedo l’ora di correre a Monza per il Gp d’Italia, per poter stare vicino e regalare soddisfazioni a casa della splendida tifoseria della Ferrari».

Poi, quando a Monza ha vinto davvero, ha prima rotto il protocollo e ha parlato in italiano e poi ha voluto evidenziare gli errori compiuti ponendo l’accento sulle cose ancora da migliorare, perché quelli come lui guardano sempre oltre. Anche quando non è facile.

Le buone parole per Carlos

È un ragazzo buono e generoso fuori dalla pista, così come è spietato fra una curva e l’altra. In fondo quando sbotta per gli errori al muretto sa subito tornare sui binari della correttezza, da uomo squadra. Storia fresca, a Silverstone ha parole dolci per il compagno di squadra nel giorno del primo trionfo: «Non vorrei che la mia delusione oscurasse la felicità per il primo successo di Carlos, che se lo merita tutto. Per lui è un giorno speciale». E poi, via di corsa per la foto di gruppo con tutto il team, sorridente e festante al fianco del compagno-rivale e anche un po’ amico per quanto possa esserlo uno che in fin dei conti è al tempo stesso alleato ma anche primo avversario.

È un giorno complicato ma ci sono anche altre parole dolci, quelle del campionissimo Lewis Hamilton, che aveva appena subito l’onta di un sorpasso impossibile alla Copse, dove si pensava fino a un secondo prima non si potesse passare in due. Anche qui, proprio come Valentino Rossi con Casey Stoner al Cavatappi di Laguna Seca. E c’è anche un po’ di passato remoto, anzi di preistoria, in quegli ultimi giri al Red Bull Ring, con l’acceleratore che resta bloccato e quella guida acrobatica, con piedi a fisarmonica e tanta attenzione per le cambiate che diventano un rebus. Sì, fa pensare alla chiave inglese di Tazio Nuvolari, usata per gestire il piantone dello sterzo rimasto senza il volante che il pilota di Castel d’Ario mostra come un trofeo al momento di tagliare il traguardo.

Gli elogi di Alesi e Montezemolo

Su di lui, un altro mito ferrarista come Jean Alesi non fa che distribuire parole al miele, scritte di pugno in una rubrica sul Corriere della Sera. Ecco le ultime: «Non c’è niente di comparabile al divertimento che regala Leclerc ogni domenica. Penso sia il pilota che, in assoluto, da anni, mi porta ad aspettare e poi a guardare un Gran Premio con un’attenzione massima, un totale godimento. Raramente ho visto piloti capaci di fare cioòche ha fatto Charles».

Luca Cordero di Montezemolo, un altro che in Ferrari ne ha viste tante, non ha avuto dubbi fin dalla prima stagione in rosso dell’asso monegasco. Val la pena riprendere alcuni passaggi di un’intervista ad Autosprint per la festa dei 90 anni della Scuderia Ferrari: «All’inizio Leclerc mi ha impressionato per due aspetti. Il primo è che quando ha fatto degli errori, ha sempre dichiarato le motivazioni, senza nascondersi. Gli serviva per non rifarli... Il secondo è la grinta. Perché lui in gara è un pilota veramente cattivo. Ma nel senso sportivo della parola. È uno che non vuole perdere. È uno che nel testa a testa è forte, uno che non alza il piede, uno che riesce a raggiungere il limite dello scontro fisico senza arrivarci».

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