Webber e i giovani piloti: "Sacrifici? Macché, è un privilegio"

Webber e i giovani piloti: "Sacrifici? Macché, è un privilegio"© Getty Images

L'australiano si è scagliato contro quei piloti, soprattutto giovani, che sottolineano spesso i sacrifici che devono fare, mentre secondo lui lavorare per la propria carriera non è affatto un sacrificio

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25.01.2023 ( Aggiornata il 25.01.2023 12:33 )

Mark Webber non ha mai avuto peli sulla lingua, e non si è mai fatto problemi a esprimere la sua opinione. Sia quando era pilota sia oggi, nella veste di manager che mal sopporta esternazioni troppo vittimistiche da parte dei giovani piloti.

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Webber: Macché pressione

Nel podcast Performance Hackers, l'australiano è andato giù duro verso chi troppe volte esalta i propri sacrifici: "Siamo onesti, essere pilota in Formula 1 ti permette di avere un lavoro fenomenale e di ottenere una bella somma di denaro. Non mi sembra esattamente un peso. Per quanto mi riguarda non ho mai parlato di sacrifici, quelli che parlano di sacrifici e dicono ‘ho rinunciato a molto’, per me dicono un mucchio di sciocchezze. E io mi chiedo se questi piloti abbiano le giuste ambizioni. Vedo tanti giovani che dall'Australia vengono in Europa per proseguire la loro carriera e dicono 'Ah, quanti sacrifici devo fare'. Quando stai costruendo la tua carriera, per me non ci sono sacrifici. Anzi, per me è tutto positivo in termini di esposizione, di lavoro con le persone migliori e di ottenere il meglio da se stessi. È un ambiente estremamente competitivo, lavori con alcune delle menti più brillanti del settore e loro ti aiutano a tirare fuori il meglio di te".

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Webber ricorda la sua carriera, sia agli inizi che nella parte finale, e in entrambi i casi la pressione lo ha portato a tirare fuori il meglio di sé: "Capisco che la pressione sia grande - ha proseguito l'ex Red Bull -, ma ricordo la mia carriera. Il mio primo contratto in F1, addirittura, valeva solamente per due gare. Capite? Parliamo di un periodo di tre settimane. È stato brutale, ma non avevo scelta, potevo decidere solamente se lamentarmi della mia situazione oppure fare del mio meglio. E anche gli ultimi tre anni della mia carriera in F1 li ho affrontati solo con contratti annuali, ma è esattamente questo che mi ha spinto a dare il massimo".

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