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Stefano Domenicali esclusivo: "La Formula Uno cresce a prescindere dalle fortune della Ferrari"

Il presidente e amministratore delegato del Formula One Group fa il punto sulla situazione, rivelando che il Circus in due anni ha addirittura raddoppiato il suo valore. E l'idea è quella di crescere ancora e tanto. In questa intervista spiega esattamente come...

Fulvio SolmsFulvio Solms

1 mar 2023 (Aggiornato alle 12:33)

Se la Ferrari è sempre lì a scalare la montagna a mani nude, e noi dietro a sostenerla, c’è un’Italia che non solo vince in Formula Uno ma ne costituisce un faro. Potremmo parlare dei due gran premi che solo il nostro Paese ha – prescindendo dagli Stati Uniti ormai padroni del giocattolo – ma il nostro riferimento è oggi a Stefano Domenicali, un ragazzo di 57 anni che sta rendendo grande il Mondiale, grande come Bernie Ecclestone neanche avrebbe potuto immaginare. E infatti il vecchio boss, dispensatore di frecce al curaro nel periodo successivo alla vendita della Formula Uno da CVC Partners a Liberty Media, avvenuta alla fine del 2016, ha dovuto buttare l’arco nel baule delle robe inutili. Domenicali, un caterpillar sempre ben disposto e dialogante e sorridente, nelle interviste non ti concede un sì-sì o no-no, ma le sue risposte sono sempre portatrici di messaggi.

Tra Leclerc e Sainz non bisogna puntare su un unico pilota ma "i duelli Senna- Prost sono sempre finiti nella ghiaia", Montecarlo non rischia di finire fuori ma "era unica e oggi è uno tra tanti eventi speciali", Monza e Imola non devono preoccuparsi ma "vanno presentati progetti seri". Poi però, pur nell’impostazione curiale, esce il manager: "Due anni fa (quando lui arrivò, ndr) la Formula Uno valeva otto miliardi di dollari e oggi ne vale sedici". Ah, ecco, per capirci. Alla partenza della sua terza stagione da capo del circus, vale la pena di ascoltarlo.

Se il 2020 è stato l’anno dell’emergenza, il 2021 della rinascita e il 2022 della crescita: cosa caratterizzerà il Mondiale 2023?

"Il consolidamento. Abbiamo le carte in regola per gettare le basi di un’ulteriore crescita: grazie all’entusiasmo e alla qualità che ci sono in tutti i nostri partner, dai piloti ai tifosi, stiamo ottenendo risultati che non sembravano possibili solo un paio di anni fa. La Formula Uno oggi non è solo uno sport ma un fenomeno di intrattenimento e coinvolgimento. Il mondo dello spettacolo, quello della musica e quello del business ce lo riconoscono".

Se davvero la Ferrari è larga parte del successo della Formula Uno: in un momento così delicato per Maranello, non si sente un po’ al bivio anche il promotore?

"La Ferrari ha avuto momenti difficili e credo li stia superando. Il ritorno al successo è una grande responsabilità per chi gestisce la squadra e gli elementi per essere competitivi ci sono. L’asticella si è alzata, ma sono convinto che quest’anno la Ferrari sarà protagonista. La Formula Uno comunque cresce a prescindere dalle fortune del Cavallino: stiamo scoprendo nuovi mercati e una gran massa di nuovi tifosi".

La Ferrari alla presentazione della SF-23 è uscita allo scoperto parlando di corsa al Mondiale: è coraggio o azzardo?

"È consapevolezza di dover essere protagonista: dirlo o tacerlo, alla fine, non cambia la sostanza. Il presidente Elkann ha determinato un cambio di leadership (Vasseur al posto di Binotto, ndr) e ciò richiede una spinta emotiva, ma i cambiamenti in Formula Uno hanno bisogno di tempo: non funziona come nel calcio che cambi allenatore, o due giocatori, e la partita successiva la vinci. Si può dire quel che si vuole ma alla fine contano solo le cose che fanno vincere in pista: prestazioni, affidabilità e organizzazione".

Con riferimento a Leclerc e Sainz: da ex team principal crede nella lotta aperta tipo Senna-Prost, o nei modelli che hanno portato titoli a Verstappen, Hamilton e con lei Schumacher?

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