Addio a Giotto Bizzarrini

Addio a Giotto Bizzarrini

La scomparsa del geniale ingegnere artefice di Ferrari da mito

15.05.2023 13:30

Se n’è andato l’ultimo degli angeli ribelli. Ovvero il solo che era restato in vita tra coloro i quali a fine 1961 avevano scritto una lettera di ferma protesta a Enzo Ferrari, circa le eccessive ingerenze nell’ambiente di lavoro della sua consorte. Logico il risultato: epurati tutti, compreso uno dei tecnici più talentuosi della sua epoca e anche delle altre, ovvero Giotto Bizzarrini, l’ingegnere indomabile. Talento particolare, indipendentissimo, caratteriale, ruggente ma anche trasversale, telescopico, eclettico, per certi versi rinascimentale nella sua creatività multiforme e torrenziale. Il progettista toscano firma da designer in stato di grazia nei suoi anni più fecondi alcune tra le vetture più iconiche e sfavillanti del panorama automobilistico mondiale, eterni fiori all’occhiello del Cavallino Rampante, ovvero le versioni aggiornate della 250 GT (da LWB a SWB), la Ferrari 250 Testa Rossa e la 250 GTO per rimanere a Maranello, e pure, da mago della sala motori, il primo propulsore Lamborghini dotato di architettura V12 o, in veste di imprenditore, le Bizzarrini Gran Turismo, sfornate dalla sua factory livornese, quindi, praticamente da casa.

Nasce a Quercianella di Livorno il 6 giugno del 1926 e si laurea in ingegneria, cosa che gli aprirebbe le porte a una carriera accademica sulle prime intrapresa, ma lui sceglie poi decisamente col cuore e si dà alle corse, entrando nell’ufficio esperienze dell’Alfa Romeo nel 1954, ben presto nell’orbita col glorioso team di Consalvo Sanesi. Il passaggio alla Ferrari Da mamma Alfa alla Ferrari il passo è breve, durante il 1957, grazie anche al bel rapporto che può vantare con Carlo Chiti, ingegnere toscano pure lui, col quale lega al punto da seguirne le traiettorie nella buona e nella cattiva sorte. In effetti, mentre Bizzarrini sforna Ferrari da mito, Chiti, specie con la Sharknose 156, trionfa sulle piste del mondiale di F.1. I due rappresenterebbero una coppia da sogno, se a cambiare i destini di tutti non fosse una controversia di carattere interno e personale, che vede quasi tutta la classe dirigente della piccola ma preziosissima Ferrari dell’epoca decapitata. Bizzarini si unisce allo stesso Chiti e al “diesse” Tavoni al seguito del conte Giovanni Volpi di Misurata per l’ambiziosa ma sfortunata avventura dell’ATS, Automobili Turismo e Sport. Marchio che dovrebbe in breve tempo rivaleggiare con la Ferrari, anche se i riscontri agonistici e produttivi a breve ne segnano prima il ridimensionamento e poi la fine.

L’avventura in proprio Bizzarrini non teme rovesci e decide addirittura di dar vita, presso Livorno, all’Autostar, sorta di antenna tecnologica modernissima nella struttura, in grado di fornire engineering a clienti esterni, tra i quali ecco Ferruccio Lamborghini, il quale gli ordina la progettazione di un poderoso motore V12 da 3,5 litri destinato a equipaggiare quella che sarà poi ricordata come la Lamborghini 350 GTV. Ancora una volta, in poche parole, l’opera e l’ingegno di Bizzarrini sono diretti a realizzare creature che si propongono in qualche modo di dare, volenti o nolenti, filo da torcere alla Ferrari. E già che c’è, quando non concepisce bolidi da schierare contro le Rosse, finisce addirittura col rimettere a titolo del tutto personale le mani su una belva di Maranello. Ciò avviene quando, in nome e per conto della Scuderia Serenissima, di concerto col mago Piero Drogo, sforna la Ferrari 250 Gt Breadvan, ossia il furgoncino del pane, così chiamata per quell’originalissimo quanto aerodinamicamente efficace codone massiccio, studiato per migliorare la penetrazione della vettura alle altissime velocità. L’aiuto alla Iso Non finisce qui, ovviamente. Perché Giotto Bizzarrini, all’occorrenza, è pronto a dire la sua in qualsiasi progetto che lo richieda e che desideri alte prestazioni, stile, classe e comfort. Come, ad esempio, recita il sogno di Renzo Rivolta per le sue auto sportive.

Per lui l’ingegner Giotto realizza la A3/C destinata alle corse, derivata dalla GT 300. Ed ecco che nel 1963 arriva pure la Iso Grifo-Chevrolet da 400 cavalli. Nel 1964 ecco la Prototipi Bizzarrini! Ma Giotto non ha pace fino a che riesce a dar vita alla sua regina madre capace di creare un alveare che si propone di riempire il mondo di belve ronzanti: la Prototipi Bizzarrini, la quale ben presto diventerà Bizzarrini SPA, ovviamente a Livorno. Ed ecco nascere la 5300 GT Strada, figlia dell’esperienza maturata con la Iso A3/C. Sono 133 gli esemplari realizzati di questa stupenda vettura. Dopo della quale l’ingegnere si dedica a lavori di consulenza esterna, tra i quali la BZ 2001, spider su meccanica Ferrari, restata allo stadio di esercizio di stile. Nel 1973 l’ingegnere realizza in proprio anche una Formula 3 che anticipa l’impiego dell’effetto suolo. Onorato e rispettato da tutti Nell’ottobre 2012 l’Università di Firenze gli aveva conferito la Laurea Magistrale honoris causa in Design nella nuova sede di Calenzano e a fine 2022 la sua città, Livorno, lo celebra con un evento di tre giorni. Infine, sabato 13 maggio Giotto Bizzarrini, malgrado l’età, aveva presenziato presso Cecina alla presentazione di un libro biografico a lui dedicato, a cura di Daniele Buzzonetti. E proprio al termine dell’evento ha accusato i primi sintomi del malore che ne ha consigliato il ricovero. Poco dopo si è spento serenamente. Se n’è andato raccontando la sua arte, a quasi un secolo dalla nascita, circondato nell’ultimo incontro da chi lo stima e lo apprezza. Anche questa, in fondo, rappresenta una vittoria e un’uscita di scena frutto di un magistrale design.


  • Link copiato

Commenti

Leggi autosprint su tutti i tuoi dispositivi