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Il direttore tecnico del team anglo-austriaco si è detto sorpreso del fatto che nessuno dei team avversari sia riuscito a capire il segreto del DRS delle RB19
11 ago 2023
Da sempre, in Formula 1, le auto più vincenti sono osservate speciali da parte degli ingegneri degli altri team. Per cercare di scovare qualche appiglio per sporgere reclamo, ma soprattutto per provare a capire il funzionamento delle soluzioni adottate dai “primi della classe” e cercare di replicarle sulle proprie vetture. Non stupisce quindi che quest'anno a catalizzare le attenzioni dei tecnici dei team sia stata la Red Bull, sempre fotografatissima soprattutto nelle occasioni in cui, come a Montecarlo, vengono mostrate parti normalmente nascoste come il fondo.
Sofisticatissima e apparentemente priva di veri punti deboli, la RB19 vede nel suo DRS uno dei tanti punti di forza. Nessuno tra gli avversari è però riuscito a comprendere e replicare il funzionamento del sistema Red Bull, con grande stupore degli stessi tecnici del team anglo-austriaco.
Pierre Wachè, direttore tecnico della Red Bull, ha recentemente commentato questo aspetto, non mancando di lanciare qualche frecciata ai rivali. "La cosa assurda è che la gente ne parla (del DRS Red Bull, n.d.r.) due anni dopo che l'abbiamo introdotto. Abbiamo avuto centinaia di test da parte della FIA per verificare se avessimo utilizzato un trucco o altro, e la gente non capisce il perché sulle piste ad alta deportanza il vantaggio scompaia” ha dichiarato Wachè a Motorsport.com.
Aggiungendo: “Ok, significa che non sono ancora riusciti a capirlo. E questo ci sorprende molto".
Intanto, questo punto di forza della Red Bull potrebbe essere in parte ridimensionato se la FIA deciderà di vietare l'uso del DRS nel corso delle qualifiche. Ma al momento non sono state prese decisioni ufficiali in merito.
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