Michael Schumacher, quei magici anni in Ferrari

A 10 anni dall'incidente con gli scii a Méribel, riproponiamo l'ultima intervista dell'indimenticabile Alberto Antonini al Kaiser

Alberto Antonini

28.12.2023 11:34

Vi è mai capitato di guadagnare 100 miliardi (di vecchie lire) a stagione, di avere appena vinto per la 7ª volta - la 5ª di fila - il Mondiale di F.1, e subito dopo di avere sbattuto a 345 all’ora sul rettilineo di Monza? Se rispondete sì, o siete mitomani o siete Michael Schumacher. Ma se foste al suo posto, come pensate che vi sentireste? Soddisfatti, appagati, magari preoccupati per un incidente che poteva troncarvi la carriera nel modo peggiore? Disposti alla riflessione, magari al ripensamento, convinti di avere dato - e preso - abbastanza? Mettetevi il cuore in pace: non siete Michael Schumacher. Quello non fa una piega né davanti al successo, né davanti alle difficoltà. Perché ha ancora voglia di vincere, perché si diverte a correre ma anche - e forse questo non tutti lo sanno - a preparare le sue vittorie, con il gusto dell’anticipazione. Alla vigilia di Monza, Michael si è aperto ad Autosprint parlando un po’ di tutto. Dalle cose più ovvie del dopo-mondiale ai suoi lati più segreti. Aprendo, proprio in coincidenza con il Gp Italia, una piccola finestra sul suo privato, sulle sue lacrime di quattro anni fa dopo una vittoria che gli spianava la strada al primo mondiale in rosso. 

Un altro titolo di campione, un altro incidente pochi giorni dopo. È normale che la gente si chieda: ma chi glielo fa fare? Dove trova, ormai, la motivazione per andare avanti? Ha parlato di questo con la sua famiglia?

"Sto bene, non ho riportato conseguenze dall’incidente di Monza. Quindi, anche questo episodio non cambia nulla alla fonte della mia motivazione: il divertimento, la gioia di guidare. Io amo questo sport anche quando non è al 100 per cento sicuro. Non c’è bisogno di discutere ora quello che neanche prima - o mai del tutto - si sarebbe potuto mettere in discussione. Ripeto: amo questo sport, è da qui che viene la motivazione".

Ma non ha brutti ricordi dell’incidente? Non ha avuto paura?

"Mettiamola così: domenica 5 settembre, al Ferrari Racing Day del Nu?rburgring, sono tornato per 15 minuti nell’abitacolo della mia Ferrari. E mi sono semplicemente divertito!".

Bene, e certo non è il caso di lasciarsi andare alle reazioni eccessive. Ma è un fatto che in questi ultimi mesi si sia assistito a una serie di incidenti collegati a cedimenti delle gomme. Non sarebbe possibile fare qualcosa, magari anche nel breve termine?

"Anche se tutto è accaduto nello stesso periodo, le cause non sono sempre le stesse. Non vorrei proprio aggiungere altro".

Ma che atteggiamento avete, voi piloti, rispetto alla questione pneumatici? State lavorando davvero per scongiurare altri incidenti legati alle forature?

"Il punto è: l’associazione piloti, la Gpda, sta lavorando per la sicurezza. Ci sono un paio di argomenti che abbiamo preso in considerazione. Possiamo supporre che a Spa, il prossimo anno, si dovrà correre con gomme diverse, anche per via di tutti i cedimenti che si sono avuti. Dobbiamo studiare il modo di evitare che questi problemi si ripetano. Sono del parere che a oggi sia già stato fatto molto in materia di sicurezza, insieme con la Fia, e che si continuerà a seguire questa tendenza in futuro. Anche al potere sportivo interessa che la F.1 sia il più sicura possibile".

Sulla base degli ultimi test, chi vede come avversario principale per questo Gran Premio?

"Mi sento di dire che la McLaren sarà molto forte, e anche la Renault si è comportata bene nelle prove. Credo che saranno loro i principali avversari, ma naturalmente ci siamo anche noi. E naturalmente c’è anche Rubens…".

Quindi vi vedete in condizione di "vendicare" Spa con una vittoria?

"In condizioni di vincere lo siamo di sicuro. Se poi succederà davvero è un altro paio di maniche. Credo che sarà una gara molto serrata, ma noi potremo dire la nostra".

Qual è il ricordo più bello, o più intenso che ha di Monza? La vittoria del ‘96, la prima con la Ferrari, o quella del ’98, o del 2000…

"Mmm… Difficile giudicare. Quelle che hai menzionato sono tutte molto belle, è quasi impossibile scegliere. Però nel 2000 vincere fu una grossa liberazione, dopo tutta la pressione accumulata. E poi ci furono altre cose: la morte di un commissario di pista, il ricordo di Senna… O una brutta notizia che riguarda la mia sfera privata. Sì, se dovessi scegliere forse direi il 2000".

Le fa ancora effetto avere vinto tanto?

"Sì, perché nell’ufficio del mio capo (testuale) c’è un pannello con una foto per ogni vittoria. E vederle tutte insieme è piuttosto impressionante".

Molto spesso questa stagione viene messa a confronto con un’altra cavalcata trionfale, quella del 2002. Fatte le debite proporzioni, e tenuto conto dei cambi di regolamento, crede che il progresso della Ferrari fra quella stagione e la precedente sia maggiore o minore del “salto” di prestazioni che c’è stato fra il 2003 e quest’anno?

"È una differenza che si può esprimere solo in un modo: nel 2002 sapevamo chiaramente che avremmo avuto a disposizione una vettura molto forte, mentre fra l’anno scorso e questo non eravamo poi così sicuri di disporre di una monoposto, di un “pacchetto” così buono".

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