Momento delicato della gestione Vasseur, costretto a divenire TP e DT insieme per necessità, un doppio ruolo avuto anche da Binotto: in attesa di Serra, Ferrari deve individuare il suo prossimo Direttore Tecnico, altrimenti il rischio è di fare come... Napoleone
Molti storici sono concordi nel definire la Rivoluzione Francese del 1789 come un mezzo fallimento. Sconvolgimenti politici e sociali, anche violenti, per ribaltare una monarchia salvo poi, 15 anni dopo, dare il benvenuto ad un impero. Un esito tutto sommato fallimentare, nell'augurio che un'altra Rivoluzione Francese, quella di Frédéric Vasseur da Draveil, possa condurre la Ferrari a risultanze differenti.
Napoleone fu il tramite per condurre la Francia dall'ultima monarchia all'impero, Frédéric Vasseur invece è stato l'uomo che si è fatto avanti subito, una volta terminato il regno di Mattia Binotto. Non c'è stato tempo per un interregno, perché Fred le redini di Maranello in mano le ha prese subito, a gennaio 2023: solo che, come è giusto che sia per ogni capo, il tempo gli servirà per plasmare la sua di squadra, lavoro impegnativo sì, ma comunque meno complesso che guidare una nazione.
Per ora, il forzato parallelismo tra Napoleone e Vasseur termina qui. Le sue campagne Fred le sta facendo non in giro per l'Europa o l'Egitto, ma prevalentemente presso le altre scuderie di Formula 1. Prima, però, ha dovuto pensare a fare posto, a rinnovare, ricollocare ed eventualmente promuovere o bocciare chi era in Ferrari prima di lui. E seppur sia stata mediaticamente silenziosa, senza grosse fuoriuscite di strappi, litigi o polemiche, la Rivoluzione Francese che c'è stata nell'ultimo anno e mezzo a Maranello è stata corposa, e per ora ricalca nella quantità i cambiamenti che un altro francese, Jean Todt, apportò a Maranello circa 30 anni fa.
Binotto a parte, tanti sono i cambiamenti che ha affrontato la Ferrari in questo biennio. E non c'è praticamente più traccia della precedente gestione. Nei primi mesi del 2023, cioè non appena Vasseur si è insediato a Maranello, le prime uscite sono state di Jonathan Giacobazzi e Gino Rosato, in ruoli prevalentemente manageriali e "politici". Poco dopo, a marzo, il primo intervento nell'area tecnica, con l'addio di David Sanchez, maturato non appena si è capito che la SF-23 non sarebbe stata una macchina da mondiale (annuncio arrivato, infatti, dopo la prima gara in Bahrain). Sul piano strategico è stato fatto posto a Ravin Jain in sostituzione di Inaki Rueda, dirottato "in altre mansioni" dopo un periodo di critiche piuttosto lungo. L'anno scorso, di questi tempi, era uscito Laurent Mekies, ex direttore sportivo divenuto team principal della Racing Bulls: Diego Ioverno al suo posto. Fuori anche Marco Matassa dal ruolo di direttore della Ferrari Driver Academy, un ruolo destinato a Jerome D'Ambrosio ("acquisto" dell'era Vasseur di provenienza Mercedes), senza dimenticare il recentissimo cambio di Bryan Bozzi nel ruolo di ingegnere di pista di Leclerc al posto di Xavi Marcos. Il cambiamento più mediatico di tutti, invece, è stato quello del pilota: mentre Leclerc ha rinnovato sotto la gestione Vasseur, a Sainz è stato comunicato che il suo posto sarebbe stato preso da Lewis Hamilton, dopo una trattativa portata avanti anche da John Elkann e Piero Ferrari. Meno chiacchierati, ma pur sempre avvenuti, gli addii di Simone Resta ed Enrico Sampò, il primo ex progettista a Maranello dopo le esperienze presso Sauber e Haas ed il secondo uomo di punta del reparto simulazioni.
Una delle risposte a queste uscite è stata quella di Loic Serra, uomo forte di casa Mercedes, specializzato soprattutto nel settore gomme e sospensioni. E proprio su Serra c'è da fare chiarezza dopo l'uscita di scena di Enrico Cardile, imprevista nei tempi e per questo tamponata nell'immediato dallo stesso Vasseur, nominato ad interim come Direttore Tecnico dell'area Telaio ed Aerodinamica. Vasseur, pur essendo ingegnere, ha sempre lavorato sul fronte manageriale, mai occupandosi strettamente di progettazione o direzione tecnica, ruolo che di fatto non ha mai avuto neanche Serra: pur avendo lavorato più di Vasseur sul lato strettamente ingegneristico, il francese di Nancy non è mai stato né capo progettista né direttore tecnico, pur guidando aree importanti come responsabile della prestazione del veicolo ai tempi della BMW-Sauber o direttore responsabile della prestazione con la Mercedes. Dovesse essere promosso lui direttore tecnico, sarebbe comunque già un cambiamento rispetto al previsto, e questo qualche dubbio sul momento che sta vivendo la Ferrari lo fa venire, perché in una fase delicatissima della stagione (sviluppi che non funzionano sulla SF-24 e lavoro che andrà ad intensificarsi sempre più nei prossimi mesi sul progetto 2025) non avere un direttore tecnico nominalmente indicato può creare confusione. E Serra non arriverà prima di ottobre, per cui non potrà seguire, nel caso fosse nominato direttore tecnico, la parte iniziale della gestazione della Ferrari 677. Tuttavia, non dovrebbe andare così: Serra sarà Head of Chassis Performance Engineering e riporterà direttamente ad un direttore tecnico che ancora non c'è, ma che Vasseur conta di avere presto.
Qui si apre un'altra domanda: ma allora Vasseur ha un nome caldo pronto? L'impressione è che ci sia un nome, ma evidentemente non ancora pronto per l'arrivo. E non è detto che sia Adrian Newey, pista che si è ultimamente raffreddata. Ciò che è certo, è che in questa fase l'addio di Cardile ha aperto un buco in un Reparto Corse che Vasseur sta comunque tentando di modellare a sua immagine e somiglianza. Con i lunghi periodi di gardening imposti, i tempi sono e saranno sicuramente lunghi, ma si prova a fare una corsa contro il tempo: serve per la progettazione della monoposto 2025 ma soprattutto della 2026, che partirà sin dal prossimo 1 gennaio.
La carriera di Cardile: quasi 20 anni in Ferrari
Intanto la Rivoluzione Francese prosegue, e dà l'idea di non essere affatto terminata. Vasseur, come detto, sta apportando i cambiamenti che ad un capo devono essere giustamente concessi quando si tratta di prendere in mano una scuderia che lui ha avuto bisogno di conoscere, prima di prendere certe decisioni. Ciò che è certo, è che per ora, tra una rivoluzione e l'altra, si è tornati esattamente al punto di partenza: Mattia Binotto all'alba del 2019 risultava come team principal e direttore tecnico insieme, un unicum nella storia moderna della F1. Quella volta fu più un atto di individualismo esasperato, stavolta invece la scelta è stata esclusivamente figlia della necessità e per nulla prevista: anche Binotto, poco dopo, si rese conto che non era fattibile e scaricò il ruolo di DT. Lo farà anche Vasseur, nell'attesa che venga individuato l'uomo nuovo (che non è detto non ci sia già). Per ora, la Rivoluzione Francese, proprio come quella dell'era napoleonica, ha creato scompenso solo per riportare Maranello apparentemente indietro negli anni, almeno su carta: l'augurio in Ferrari è che Vasseur in futuro possa sì autoincoronarsi, ma campione del mondo: qualsiasi altro risultato, farebbe troppo assomigliare questa rivoluzione a quella dei vecchi connazionali di Fred.
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