Il ventennale dell'ultimo urrà iridato di Michael Schumacher

La stagione 2004 vede il Kaiser staccare al top del top tutti i big della Formula 1, raggiungendo il suo storico settimo titolo Mondiale, che è anche quello finale nel ciclo vincente con la Ferrari

21.08.2024 12:52

Tutti, almeno una volta nella vita, hanno desiderato guidare una DeLorean. Non per le forme o per le prestazioni, ma perché è la macchina di “Ritorno al Futuro”, quella che ti fa viaggiare a piacimento nel tempo. Una macchina maledetta, nella realtà e nella finzione: nella pellicola finisce per essere odiata dal suo stesso creatore, nella vita reale su di lei aleggiano leggende non del tutto piacevoli. Tutti, però, ne abbiamo desiderato le capacità: spesso, più per il desiderio di cambiare qualcosa che era già accaduto, piuttosto che per dare una sbirciata a ciò che sarebbe capitato in futuro. Se il futuro ha l’enigma dell’incertezza ed il fascino dell’ignoto, il passato ha la forza dei ricordi e la malinconia della nostalgia per le cose belle. A noi non resta che il presente, l’istante che divide passato e futuro: del resto, neanche l’istante in cui avete cominciato a leggere questo servizio potrà mai tornare, e parliamo giusto di un attimo fa. Perché il tempo non è che una lunga, infinita sequenza di istanti. E lo stesso viaggio nel tempo non è che una pia illusione: il tempo è una linea unidirezionale che va solo in avanti, senza possibilità di tornare indietro. E’ fatto di attimi che si susseguono, di albe che diventano tramonti, di mattine che diventano sere. Uno dopo l’altro, i giorni diventano settimane, le settimane diventano mesi, i mesi diventano anni e gli anni diventano ricordi. Poi, come di colpo, ti giri e comprendi che quel ricordo di anni ne ha appena compiuti 20. Come quel 29 agosto 2004, Gp del Belgio: l’ultima corona di Michael Schumacher.

IL 2004 NEL MONDO

Venti anni, l’età dei ricordi del 2004. Un anno intenso, sul piano mondiale. Limitandoci alle cose belle, senza dover per forza parlare di quelle brutte come il terribile tsunami di dicembre, magari del 2004 qualcuno canticchia ancora qualche canzone, tipo “L’Uomo Volante” di Marco Masini vincitore a Sanremo oppure le hit internazionali transitate dall’allora famosissimo Festivalbar. Nel cinema “Il Signore degli Anelli - Il ritorno del re”, terzo ed ultimo capitolo della trilogia, spopolava agli Oscar del Cinema con 11 statuette, mentre lo sport assisteva sbigottito alla impronosticabile vittoria agli Europei di calcio della Grecia, come fosse un segno del destino per benedire le Olimpiadi di Atene, pronte a partire il mese successivo. Che dire invece di Facebook, fondato a febbraio in un dormitorio di Harvard da Mark Zuckerberg: oggi Mark è miliardario, mentre la sua intuizione ha completamente rivoluzionato modi, abitudini e relazioni dando il via all’escalation del mondo social. Perché tutto questo preambolo? Perché magari, al fresco della montagna o in riva al mare sotto l’ombrellone, è anche piacevole rispolverare il contesto di questo racconto che si snoda tra queste pagine. Un racconto che non è una fiaba e nemmeno un romanzo, ma cronaca nostalgica di una Formula 1 che non c’è più, più bella o più brutta a seconda dei punti di vista, ma certamente diversa. Era la F.1 dei grandi Costruttori, la F.1 autoreferenziale che si era convinta di vivere in una bolla, estraniata dal mondo e apparentemente priva di qualsiasi contatto con la realtà. Ci sarebbe voluta la crisi cominciata nel 2007 a far capire che, per quanto miliardario, nemmeno il Circus poteva permettersi di ignorare i segnali di un mondo che sarebbe anche lui cambiato per sempre. Era la F.1 dove tutti, tra antipatia e rispetto, mettevano il mirino su Maranello: perché la Ferrari era la regina e Michael Schumacher era il suo re. In un anno, il 2004, che sarebbe stato il canto del cigno dell’epopea più travolgente mai vissuta in Formula 1, almeno fino ad allora.

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