Hamilton sta diventando il Lauda maturo del 1984

Hamilton sta diventando il Lauda maturo del 1984

Se qualcosa sta consolidandosi in Hamilton è la propensione a riprendere le parti agonistiche e strategiche del suo gran maestro

25.11.2024 13:55

Ladies & gentleman, ecco a voi Lewis Hamilton, il quarantenne meglio conservato nella storia dell’automobilismo moderno. Quello in possesso del contratto più ricco mai offerto a un campione dello sport passati gli anta - staremo a vedere che farà in futuro Cristiano Ronaldo -, e anche l’unico top driver ad arrivarci scapolo e senza figli. Cioè, del tutto a testa libera.

Hamilton è ancora innamorato della F1

Anzi, se in F.1 si facesse una sfida scapoli-ammogliati, sarebbe lui il più grande di tutti i tempi, considerando che Fangio una compagna more uxorio l’ha sempre avuta, più un numero di baby a grandezza variabile, a seconda di quante storie mirabolanti ti vuole raccontare l’argentino di turno.

Ma la F.1 non è la partitella del bar e la cosa importante a colpire davvero è che il Lewis pronto a sposare solo la Ferrari è un Peter Pan senza pensieri e profondamente innamorato del suo ruolo, del mestiere, delle corse. Di sicuro il più integro, motivato e fresco tra tutti i quarantenni dell’epopea moderna, nei Gran Premi.

Vedi appunto Las Vegas. Parte alla grande in Fp1 e Fp2, cala in Fp3 e fa casino in qualifica, con un paio d’errori evitabili e importanti. Ma in gara risorge. Immenso. Devastante. Favorito da una Mercedes che vola come non mai, a clima freddo e pista liscia.

Da qui la domanda delle domande. Questa. Ma insomma, il #44 che arriva secondo in corsa dietro Russell e che viene da lui soverchiato in Q3, per caso è uno in declino, in calo e non più stratosferico come prima? Dai, parliamone.

GP Las Vegas: le pagelle

Il tempo che passa, passa davvero?

Di solito l’incipiente e fisiologica perdita di prestazioni in Formula Uno ha due precisi indici termometrici. Primo, cominci ad andare meno forte in qualifica. Secondo, se prima volavi sul bagnato, è proprio da lì che inizi ad alzare il piede. Lewis è reduce da un bagnatissimo Gp del Brasile nel quale per una volta non è andato affatto bene e dalle qualifiche di Las Vegas che lo hanno visto deludere. Indizi che da soli non costruiscono nessuna cattedrale d’idee. Però in corsa, di fatto, ha ripreso Russell, arrivandogli a pochi secondi, dopo una gara monumentale (di entrambi).

In sintesi, è presumibile e sensato pensare a un Lewis non più supersignore della pole e non necessariamente a vita persa negli uragani, ma in gara è lì. Come una murena.

Se è avvicinabile a un campionissimo, in un momento particolare della sua carriera, bene, LH sembra tanto il Niki Lauda di inizio 1984 in McLaren, pronto ad avere pazienza in qualifica col compagno Alain Prost, ma ben deciso a sfruttare la testa in gara e nell’arco del campionato.

Non è un caso che il più grande maestro psicologico di Lewis sia stato proprio il Niki dell’era Mercedes turboibrida, con questa riga che viene scritta a dieci anni e un giorno dal primo mondiale vinto dal britannico al volante della Stella d’Argento.

In poche parole, nessuna paura per il presente e per l’avvenire prossimo. Se ha per le mani una macchina competitiva, Hammer è ancora vincente. Anzi, vincentissimo. Quest’anno l’unico problema è stato quello di correre da separato in casa nell’ambiente meno facile per farlo. Al punto che in team radio, nel giro di rallentamento del dopo bandiera a scacchi di Las Vegas, Lewis stesso dice chiaro: «È stato un anno lungo lungo e quando è così i risultati non arrivano facili». A buon indenditor ciò basta.

Lewis Hamilton, un gran signore

Di più. Andiamo alla radice. Hamilton, malgrado il quarto titolo consecutivo di Max, resta la vera stella della F.1. Colui che piace di più e anche il più intelligente e signorile, oltre a essere ovviamente il più maturo, anche perché Alonso saggissimo non lo sarà mai, neanche a ottant’anni (è il suo bello).

L’Hammer di Las Vegas resta il più signore di tutti. Appena arriva alle interviste pre-podio, la prima cosa che fa è complimentarsi con Verstappen, sorridendo.

Fa finta? È un po’ falso? Sì e no. Magari sì, perché pensare che il poker iridato di Max lo renda irrefrenabilmente gioioso, è follia pura. Però è sincero nel mostrarsi sportivo e sereno nel complimentarsi, perché Lewis è il pilota che più di tutti in carriera sfoggia “grace under pressure”, grazia sotto pressione. Se si è complimentato a Abu Dhabi 2021, figuriamoci adesso. È la sua forza, quella di sorridere e non perdere le staffe quando per qualcun altro il mondo crollerebbe. È la sua più devastante tra le umane virtù quella d’essere impermeabile alle pressioni, non subendole e facendole rimbalzare addosso a chi ha davanti.

Hamilton-Leclerc: farà caldo in Ferrari

E fa specie ed è quasi buffo rilevare che il campione più imperturbabile e innervosente e il pilota più ipersensibile e irritabile di tutti, vale a dire Charles Leclerc, il prossimo anno correranno insieme in Ferrari, costituendo la coppia più nucleare e tellurica mai vista all’opera alla corte di Maranello. E, se ci siamo goduti questa Las Vegas, pensiamo al 2025, quando in casa Ferrari una Las Vegas psico-agonistica potrebbe avvenire e deflagrare a ogni weekend di gara.

Cioè, si è mediaticamente incazzato di più Leclerc con Sainz per quel sorpassino da niente a due passi dalla Strip, che non Hammer per l’ingiustizia epocale subita davanti al mondo intero a fine 2021. Pensa te.

E vorrei chiudere con altri due pensa te. Pensa te che spaventosa capacità di controllo emotivo ha Lewis e pensa te quando farà caldo, in Ferrari, a partire dal giorno più freddo prossimo inverno, tra quel Leclerc e questo Hamilton.

Verstappen: Grazie Zak... Di', vincevo solo grazie alla macchina?


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