Newey si appresta a passare definitivamente alla Aston Martin, dove lavorerà sulla macchina 2026, anche se è disposto ad aiutare il team sul modello 2025; in chiave 2026, secondo Adrian c'è il rischio che venga fuori una "Formula Motore"
Alla Aston Martin, ormai, contano i giorni che separano Adrian Newey dal primo giorno di lavoro nella nuovissima sede di Silverstone. Newey inizierà a lavorare con il team di Lawrence Stroll dal 1° aprile, ed è praticamente scontato che lavorerà sulla macchina del 2026; tuttavia, se gli verrà richiesto, non è detto che non possa dare una mano sul progetto del 2025, ovviamente non in chiave di progettazione ma di sviluppo nel corso dell'anno.
L'impegno della Aston Martin come tutte le altre scuderie si dividerà tra 2025 e 2026. Considerano i nuovi innesti in squadra ed il difficile 2024, è logico pensare che il team voglia fare all-in sul nuovo regolamento, ma Adrian è pronto a dare una mano dove serve: "Sarò chiaramente concentrato sul modello 2026 - ha spiegato Newey nella sua intervista ad Auto Motor und Sport -, su questo non ci sono dubbi. Ma se Lawrence vorrà che io partecipi anche sulla 2025, e se potrò davvero contribuire in qualche maniera, lo farò. Ma non ne ho idea al momento, lo scoprirò quando inizierò a lavorare con loro".
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E' tutto comunque da vedere, perché è ovvio che la Aston Martin punti tutto sul 2026. Molto però dipenderà anche dal motore Honda che a Silverstone avranno in esclusiva, e proprio su questo tema Adrian ha detto qualcosa di molto interessante: "Penso ci sia una grossa possibilità che all'inizio sia una 'Formula Motore'. Non ricordo un altro caso in cui in F1 le regole sia di telaio che di motore sono cambiate così tanto, e non ricordo un caso in cui le regole del telaio sono state scritte per compensare il regolamento relativo alle power unit. Questa è un'altra dimensione. Penso che i costruttori di motore abbiano imparato dalla mancanza di preparazione dei rivali Mercedes all'epoca di quel cambiamento (quello del 2014, ndr), ma non si può comunque escludere che all'inizio venga fuori un costruttore che ha lavorato meglio di altri e che diventi un regolamento dominato dal motore, almeno all'inizio. E c'è da dire che se il dominio dipenderà dal motore a combustione, allora c'è il rischio che questo dominio duri per tutto il ciclo tecnico, perché per come sono scritte le normative è piuttosto difficile per chi è indietro recuperare il ritardo. Se invece il vantaggio sarà dal lato dell'elettrico, in quel campo ci sarà più margine per recuperare. Ad ora, non è neanche chiaro fino a quanto un telaio competitivo sarà in grado di compensare un motore non competitivo".
Tornato sul suo addio alla Red Bull, Adrian ha spiegato: "Se qualcuno mi avesse detto 12 mesi fa che avrei lasciato la Red Bull per continuare a lavorare da un'altra parte, gli avrei detto ‘no, sei pazzo’. E invece dopo, per vari motivi, ho sentito che non sarei stato in pace con me stesso se fossi rimasto alla Red Bull. Quindi la prima decisione difficile è stata proprio questa, se restare alla Red Bull oppure no. Per onestà verso me stesso, ho capito che non sarei potuto rimanere. Solo dopo aver preso questa decisione mi sono chiesto che cosa avrei potuto fare dopo. Ne ho parlato con mia moglie Mandy, abbiamo parlato di tante cose, riconoscendo che sono nella posizione di non dover lavorare a tutti i costi per necessità finanziarie. Potevo ritirarmi e andare in spiaggia, oppure fare qualcosa di completamente diverso come disegnare auto stradali o lavorare a progetti per l'America's Cup. Alla fine però mi sono reso conto che volevo continuare ad essere un progettista di F1, altrimenti alla lunga mi sarei annoiato".
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