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Fabiano Polimeni
14 mag 2025 (Aggiornato alle 09:05)
Dà appuntamento a Montecarlo, dove sarà presente in abiti Aston Martin, per quella che sarà la prima uscita ufficiale da Managing Technical Partner. L’appuntamento più temuto dai rivali, però, è quello che Adrian Newey dà al 2026, alba di una nuova fase regolamentare, radicalmente diversa e, pertanto, potenzialmente buona per produrre stravolgimenti nell’ordine dei valori in griglia.
Aston Martin ha tutti gli strumenti e ha il miglior “direttore d’orchestra” dell’area tecnica. Il successo sarà, pertanto, garantito?
Resta un ingrediente, fondamentale, da aggiungere alla ricetta e Adrian Newey rimanda al fattore umano: “La prima cosa che posso dire del team è che tutti sono stati molto accoglienti, è fantastico e non è sempre stato così quando ho iniziato a lavorare con una nuova squadra.
È un team che è cresciuto molto in termini di organico in un arco di tempo molto breve. Abbiamo ottime strutture, le persone sono entusiaste e appassionate, e il nostro compito è quello di lavorare e far funzionare tutto senza intoppi. La F1 è fatta di persone: sì, c'è molta tecnologia, ma sono le persone che fanno progredire le cose.
La visione di Lawrence ha creato una grande struttura, la migliore della F1, ma è importante adesso ottimizzare il modo in cui la utilizziamo. Ancora una volta, questo è uno sport di persone. Il mio precedente team aveva una delle peggiori gallerie del vento della F1 e operava in una serie di edifici poco significativi in una zona industriale, ma è riuscito a far lavorare tutti insieme e a sviluppare un grande gruppo di persone.
Abbiamo molte persone di talento - ma anche alcune aree che devono essere rafforzate con un numero maggiore di persone - e dobbiamo far sì che tutti lavorino meglio insieme, utilizzando questi strumenti e sviluppando le nostre capacità”.
La stagione in corso per Aston Martin è una lunga fase di transizione e attesa, di quel che sarà nel 2026. È una fase di intenso lavoro sulle idee, i concetti e le soluzioni da introdurre sulla monoposto del prossimo campionato. A Newey il compito di individuare i percorsi “alternativi” e le soluzioni vincenti.
“Quel che penso dei regolamenti 2026 è simile a quanto pensavo del grande cambiamento avuto nel 2022: inizialmente credevo che i regolamenti fossero così prescrittivi che non c'era molto da fare. Poi si inizia a scavare nei dettagli e ci si rende conto che c'è più flessibilità per l'innovazione e approcci diversi di quanto non sembri.
Lo abbiamo visto all'inizio del 2022, con le squadre che hanno preso direzioni molto diverse. Ora, naturalmente, dopo quattro stagioni, si è andati su soluzioni in gran parte convergenti, ma inizialmente non era così. La varietà tra le squadre è ottima. È un po' noioso se le auto sono identiche e l'unico modo per distinguerle è la livrea.
Penso che sia molto probabile che nel '26 vedremo qualcosa di simile a quanto visto nel '22. I regolamenti sono abbastanza flessibili e sono sicuro che le persone proporranno soluzioni diverse. Alcune di queste verranno abbandonate nei primi due o tre anni, quando le squadre inizieranno a convergere”.
Per un grandissimo cambiamento tecnico si aprono grandi opportunità di creare un notevole vantaggio competitivo. Tanto più se alle soluzioni aerodinamiche si sommano le novità sul fronte della power unit.
“Per la prima volta, che io ricordi, cambiano contemporaneamente sia le regole sul telaio che sulla power unit. E’ qualcosa di interessante ma anche un po’ da spaventare. Sia le nuove regole aerodinamiche sia quelle relative alle PU offrono delle opportunità e mi aspetto di vedere una serie di soluzioni aerodinamiche e prestazioni delle PU variabili lungo la griglia, come è successo quando sono state introdotte le regole sull’ibrido nel 2014”.
Tante idee, tante strade potenzialmente da esplorare per imboccare le soluzioni sulla carta migliori nel 2026 ma con i limiti economici e di risorse da destinare a quest’esplorazione: “È sempre difficile quando arriva un grande cambiamento normativo come questo e tutti i team hanno risorse limitate, a causa del limite di budget e semplicemente per i livelli di personale disponibile. Il team modella l'approccio, in una certa misura.
Un'area del nostro team che deve crescere è il reparto aerodinamico e a breve termine questo significa dover decidere quali saranno le direzioni più fruttuose e concentrare le nostre risorse su quelle. Naturalmente, nel farlo, c'è sempre il rischio di perdere una strada. Spesso si deve percorrere una via molto lunga prima di sapere se sarà fruttuosa o meno. A volte può capitare che una direzione non sembri così promettente all'inizio, perché è molto nuova e poco sviluppata salvo in realtà alla fine produrre più frutti.
Non mi è mai piaciuto dire a un ingegnere che non dovrebbe inseguire qualcosa ma, considerate le tempistiche ridotte, in questo caso devo farlo”.
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