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19 mag 2025
Se c’è qualcuno che può fare certe cose, è lui. Inutile girarci intorno: questo mondiale è un po’ più ricco, quando sale in cattedra Max Verstappen. Uno che nel primo allungo di un GP sembra costretto a dover cedere la seconda posizione, salvo poi inventarsi una staccata capolavoro che lo catapulta in testa. Con la sorpresa di un Piastri che dopo la bandiera a scacchi del GP Emilia-Romagna non esita a fare mea culpa, avendo compreso di essere stato un po’ pollo anche lui. Perché ha commesso il più madornale degli errori: sottovalutare Max Verstappen.
In quella staccata, c’è il senso di una lotta che è viva solo grazie alla classe di Max Verstappen. Non se lo aspettava, Oscar, che Max sarebbe arrivato da dov’era, indietro di quei metri che gli hanno fatto erroneamente pensare che la testa della gara dopo la chicane del Tamburello fosse già sua. Invece Max si è inventato una staccata da paura, una delle aree in cui lui, più di altri, sa trovare il limite; e si è portato avanti nella sorpresa generale e nell’arrabbiatura di Russell, che ha perfettamente capito, in diretta, di come Piastri si fosse fatto sorprendere dal suo rivale per il titolo. E quei cori sul podio, dopo aver ricevuto dei fischi negli altri anni, danno forse la misura di quanto questo pilota si stia facendo apprezzare, oggi ancor più di prima, per il modo in cui sta lottando in una situazione tecnica complessivamente inferiore.
E’ un Max Verstappen che sorrideva già sabato, dopo essersi arrabbiato (e parecchio) al venerdì. Perché questo è stato l’ennesimo weekend in cui la Red Bull, dopo un inizio di fine settimana complicato, ha saputo ribaltare la propria situazione tecnica. Sta diventando un’abitudine, ormai: restano i migliori per il lavoro nel corso del weekend, ma forse è l’ora di comprendere come mai la macchina abbia sempre bisogno di tanta messa a punto: probabilmente il lavoro di simulazione che fanno a casa, a Milton Keynes, non è esente da imperfezioni, chissà se per metodo di lavoro oppure per strumentazione. Intanto, la squadra si è specializzata in rincorse dell’ultimo minuto, in affannose ricerche della quadra. La quale non sempre arriva, ma quando arriva lo noti sempre da come Verstappen può permettersi il lusso, proprio come ad Imola, di vincere. Con buona pace della logica che vorrebbe questo campionato un affare tra Piastri e Norris, con Max a recitare il ruolo di un terzo incomodo che a Woking non fa dormire sonni tranquilli a nessuno, tecnici compresi.
C’è poi il bisogno di dare il merito ad una squadra, la Red Bull appunto, che nel giorno del suo GP numero 400 è tornata a rivivere qualche sensazione positiva. Al di là di Max, un fenomeno che sposta gli equilibri, la RB21 si è accesa davvero, e sembra piano piano risalire la china. Seppur nella difficile domenica di Miami, già in Florida Verstappen aveva sottolineato come il fondo introdotto a tempo record fosse un piccolo passo avanti, quantomeno in termini di guidabilità. Sul Santerno invece sono arrivati altri pezzi nuovi: a Milton Keynes si reputa ancora prioritario il sistema di raffreddamento, visto che qualche novità si è vista anche lì, sulla carrozzeria; ma la si è vista anche al posteriore, tra sospensione e soprattutto condotti di raffreddamento dei freni posteriori. Ecco, è un qualcosa di tutt’altro che banale: la MCL39 ha un punto di forza nella gestione delle temperature posteriori, e grosso oggetto di studio sono stati proprio i suoi condotti ai freni.
Non è un caso che Red Bull e Ferrari stiano lavorando proprio in quell’area della monoposto. E forse non è un caso neanche il fatto che, con condotti rinnovati, Red Bull sia riuscita a fronteggiare molto meglio la McLaren in una corsa che era cominciata con 45°C sull’asfalto. Temperature indubbiamente pro McLaren, che era attesa ad una gara forte: l’unico dubbio era appunto la partenza. Tuttavia, c’è stato qualcosa di inaspettato, per tutti: il passo della Red Bull. Erano sorpresi tanto in Red Bull quanto in McLaren, di quanto abbia girato forte Verstappen. Perché lo ha fatto senza problemi di gestione e con entrambe le mescole, media e dura. Sorprendente che Max abbia saputo tenere testa ai tempi McLaren anche dopo tanti giri sullo stesso set: sorprende sia perché la MCL39 è regina nella gestione, sia perché, come si era visto anche dai dati delle qualifiche, Max aveva un assetto aerodinamicamente un po’ più scarico delle monoposto inglesi, che faceva pensare a qualche difficoltà in più sulla tenuta delle gomme. E invece, niente di tutto ciò: può essere un segnale molto grande, in chiave iridata. Un segnale per McLaren che non è il caso di abbandonare lo sviluppo della MCL39, che infatti non verrà abbandonato: “Le nostre novità arriveranno più avanti”, ha puntualizzato Stella. Insomma, non è stata una gara tipo Suzuka, dove Max è rimasto davanti contenendo il ritmo delle McLaren: stavolta aveva il passo per allungare, ed è una constatazione tutt’altro che scontata.
E dunque Max Verstappen sorride, perché ha motivo di farlo. Per come ha corso, per come è partito, per come la squadra ha lavorato nel corso del weekend e per la macchina che gli hanno dato a disposizione. I suoi 400 GP, la Red Bull non avrebbe potuto festeggiarli nel modo migliore. Sono passate solo due settimane da Miami, ma le sensazioni oggi sono totalmente diverse. Il mondiale è lungo, McLaren è davanti sia in classifica che nella gerarchia tecnica, dove gode del grande vantaggio di essere la monoposto più versatile in assoluto, ma da Milton Keynes arriva un segnale: guai a sottovalutarli, perché il mondiale è totalmente aperto. E guai sottovalutare Max Verstappen: dopo Imola, c’è un motivo ancora in meno per farlo.
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