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27 mag 2025
Se una stagione di Formula 1 fosse un percorso universitario, Barcellona sarebbe l'esame da più crediti. Perché è completa, perché è indicativa, perché anche se ogni anno è il solito ritornello, è la verità: chi va forte a Barcellona, può sperare di andare forte ovunque.
Soprattutto da quando è stata tolta l'ultima chicane, il Montmelò si è avvicinato ancora di più a piste come Suzuka, Spa o Silverstone, aumentando (e non di poco) le sue medie orarie. Forse un po' meno selettiva, meno impegnativa sul compromesso tra aerodinamica e meccanica, ma sicuramente più scorrevole per i piloti e indubbiamente ancor più affascinante, senza quel terzo settore di curve lente innegabilmente importantissimo sul fronte tecnico ma senz'altro molto meno spettacolare. Al di là di questo, e di un disegno che, soprattutto con l'attuale calendario molto esteso, "copre" meno circuiti in calendario a livello di riferimento tecnico, il GP Spagna con la sua Barcellona resta una delle tappe con più importanza a livello ingegneristico, perché il Montmelò è a tutti gli effetti una galleria del vento a cielo aperto, dove non solo aerodinamica ma anche motore e meccanica (meno, senza più quel terzo settore) vengono messe alla prova. Magari, proprio perché il dominio di piste della F1 2025 è molto più esteso, Barcellona è un po' meno esaustiva rispetto al passato, ma resta senza dubbio uno dei circuiti migliori per mettere alla prova una vettura sui fondamentali. Per resistere agli elevati carichi verticali, Pirelli in Catalogna porterà in pista le tre mescole più dure della gamma, ovvero C1, C2 e C3, il "trittico" finora usato solo a Suzuka e Sakhir; nota curiosa, non ci sarà alcuna mescola in comune con il precedente weekend di Monaco, un qualcosa che si ripeterà nel successivo GP del Canada, dove torneranno all'opera la C4, la C5 e la C6.
A Barcellona, come sappiamo sin da questo inverno, debutterà la nuova direttiva tecnica che regolerà la flessibilità delle ali anteriori: i test statistici, di tre tipologie, vedranno un aumento del carico applicato ed una diminuzione della flessibilità consentita. E' noto che in tema di aeroelasticità la McLaren si sia spinta più in là di tutti, per cui la concorrenza crede, o meglio si augura, che siano proprio le MCL39 le più colpite. McLaren, dal canto suo, professa tranquillità assoluta: la DT è stata decisa da tempo (a proposito: arriva solo adesso perché in media ci vogliono tre mesi per riprogettare e produrre un'ala, e la Federazione ha concesso questo tempo una volta decise le nuove linee guida proprio per permettere ai team di correre ai ripari) e a Woking sono convinti di farsi trovare pronti. Se da un lato infatti McLaren è forse quella che vedrà più eroso il suo vantaggio in termini di flessibilità delle ali, va detto che chi più chi meno tutti avevano ali flessibili: non resta dunque che quantificare quanto sarà la perdita prestazionale di ciascuna vettura, e soprattutto quanto sarà il guadagno o la perdita relativa alla concorrenza.
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