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10 lug 2025
Lo scossone è arrivato all’improvviso: Christian Horner non è più il team principal della Red Bull Racing. Una figura centrale nel paddock e nella storia del team di Milton Keynes, ruolo che ha ricoperto per oltre vent’anni. In pieno stile Red Bull, la decisione è arrivata senza troppi preavvisi, con un tempismo spiazzante: a stagione in corso, nella breve pausa tra il Gran Premio di Silverstone e quello del Belgio a Spa.
In due decenni, Horner ha attraversato tutte le fasi della crescita Red Bull, contribuendo alla costruzione di una delle realtà più vincenti della Formula 1 moderna. Sotto la sua guida sono arrivati sei titoli costruttori e otto titoli piloti, tra l’epoca di Sebastian Vettel e quella di Max Verstappen. Ma sono stati anche anni di scelte dure e tagli netti: molti i giovani talenti lanciati, molti altri lasciati per strada, in una filosofia votata al risultato immediato.
Nonostante le tensioni degli ultimi mesi e le voci su dissapori interni, Max Verstappen ha voluto rendere omaggio a Christian Horner. Il quattro volte campione del mondo ha sottolineato il ruolo chiave del team principal nel suo percorso di crescita in Red Bull, a partire dal suo esordio nel 2016 fino ai trionfi recenti: “Dalla mia prima vittoria, ai quattro campionati mondiali, abbiamo condiviso incredibili successi. Vincere gare memorabili e battere innumerevoli record. Grazie di tutto, Christian!”
Yuki Tsunoda, subentrato a stagione in corso al fianco di Verstappen, ha voluto aggiungersi al coro di gratitudine per Horner. In un periodo complicato per il giapponese, alle prese con un difficile adattamento alla RB21 e con prestazioni altalenanti, il supporto del team principal è stato una costante: “Grazie Christian per tutto il supporto che mi hai dato quest'anno. È stato fantastico vedere cosa hai costruito con Red Bull e grazie per avermi reso partecipe. Ho imparato molto e sono grato per tutto.” Nonostante le difficoltà in pista, Horner ha più volte difeso Tsunoda, mostrandogli fiducia e riconoscendone il potenziale. Un gesto non scontato, specialmente in un team dove la pressione è costante e i margini di errore sono ridottissimi.
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