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Formula 1, inversione a V sui motori del futuro: dal 6 al 12 cilindri, quale soluzione sceglierà?

Riduzione dei costi, un ibrido semplice, parti standardizzate. La FIA vuole un cambiamento sui motori già nel 2029 e il V8 potrebbe essere il frazionamento di ritorno
Formula 1, inversione a V sui motori del futuro: dal 6 al 12 cilindri, quale soluzione sceglierà?
© Ferrari

Fabiano PolimeniFabiano Polimeni

15 lug 2025

Ibrido standard come in LMDh

L’otto cilindri potrebbe rappresentare un frazionamento che, in termini di immagine e spendibilità nel marketing tra sport e prodotto in grado di accontentare le istanze di quasi tutti i motoristi. Da Audi e Cadillac a Mercedes, passando per Ferrari. Fin qui uno degli aspetti a favore dell’adozione del frazionamento V8. Quale che sarà il futuro motore della Formula 1, l’idea di Ben Sulayem è quella di accelerare ulteriormente sulla standardizzazione dei componenti, a cominciare dalla parte ibrida. Un’idea molto vicina alla filosofia delle Hypercar LMDh, grazie alla quale WEC e IMSA hanno ottenuto un’ampia partecipazione dei costruttori ai due campionati in virtù dei costi inferiori rispetto alla formula Hypercar LMH.

In Formula 1 avrebbe un’accoglienza altrettanto favorevole?

Il V10 per l'unicità

Se, invece, la Formula 1 del prossimo futuro oltre alla riduzione dei costi rispetto alle complesse power unit turbo ibride volesse guadagnare una riconoscibilità assoluta, un’unicità nel panorama delle competizioni, il V8 rappresenterebbe una scelta forse “inflazionata”, essendo presente anche in altre categorie.

In tal senso, il ritorno ai V10 - mentre il V12 sembra  restare un sogno mostruosamente proibito degli appassionati di F1 di più lunga data - rappresenterebbe il non plus ultra. Un’idea già bocciata dai motoristi, da ultimo lo scorso aprile.

Per sound, elevati regimi di rotazione, unicità dell’architettura il V10 rappresenterebbe il punto più alto nella fase storica attuale. Tra i “contro”, l’abbinamento dell’ibrido a un motore più lungo del V8 avrebbe un impatto sugli ingombri e sul peso.

Un altro aspetto “negativi” sarebbe nell’irrilevanza per le case auto che cercano un punto di contatto tra impegno in F1 e la sportività proposta dai loro modelli stradali.

Vero è che l’errore di fondo dell’era turbo ibrida inaugurata nel 2014 è stato quello di voler a tutti i costi creare un legame tecnologico tra strada e pista, senza peraltro che vi sia stato nessun punto di contatto tra l’ibrido esageratamente complesso della F1 e quello impiegato sulle sportive stradali, tuttavia, i costruttori non possono slegare il proprio impegno nelle corse - e i relativi investimenti da sostenere - dallo scenario più ampio dell’industria dell’auto.

Il 2029-2030 del cambiamento sollecitato da Ben Sulayem è più vicino di quanto non sembri e la concretezza del progetto su una nuova, diversa Formula 1 si misurerà dalle discussioni nei prossimi 12 mesi.

 

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