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Da Ayrton Senna a Michael Jordan passando per Valentino Rossi: a chi si ispira il pilota della Mercedes?
21 lug 2025 (Aggiornato alle 15:22)
In un paddock popolato da veterani e campioni affermati, Andrea Kimi Antonelli rappresenta la nuova generazione che avanza con passo sicuro. Classe 2006, bolognese, talento purissimo cresciuto nell’orbita Mercedes, Antonelli è considerato da molti il futuro della Formula 1. Con un debutto da record e una maturità sorprendente per la sua età, il giovane pilota si sta guadagnando attenzione non solo per ciò che fa in pista, ma anche per la sua disciplina, la visione chiara e la profondità di pensiero.
Fin da piccolo, Kimi ha dimostrato il suo amore per la velocità. Cresciuto respirando motorsport grazie al padre Marco, ex pilota e oggi proprietario di una scuderia, ha avuto un’infanzia fatta di circuiti, paddock e meccanici. In un recente video pubblicato sui social dalla Mercedes, Kimi ha raccontato un episodio che oggi fa sorridere, ma che spiega quanto profonda fosse già allora la sua passione: da bambino, quando non gli era permesso entrare nella pit lane con suo padre durante le gare, venne nascosto in un trolley porta-ruote, con sopra un ombrello per non farlo scoprire. Un trucco ingegnoso per permettergli di vivere quel mondo da dentro, già a pochi anni di vita.
Ma la sua formazione non si è limitata ai kart o ai simulatori. Il ragazzo cresciuto tra i cordoli ha saputo nutrire anche la mente, ispirandosi a figure che incarnano la grandezza in diversi sport. In un’intervista al Corriere della Sera, ha rivelato chi sono i suoi modelli: personalità che, ognuna a modo suo, lo hanno aiutato a formare l’approccio competitivo e mentale con cui affronta ogni sfida.
Il primo nome che emerge è quello di Lionel Messi, simbolo di talento e dedizione. Antonelli, grande appassionato di calcio sin da bambino, ha trovato nel campione argentino un esempio di costanza e classe, elementi che cerca di riprodurre nel proprio stile di guida.
Ma l’ispirazione più profonda arriva da Ayrton Senna, il mito assoluto per generazioni di piloti. La sua capacità di trasformare la paura in determinazione, di correre al limite anche nei momenti più difficili, ha lasciato un segno forte in Antonelli. Senna non è solo una leggenda per lui, ma un punto di riferimento per il coraggio e per la sua capacità di superare le sue paure.
Accanto a queste icone internazionali, c’è anche una figura italiana che ha avuto un ruolo importante nel suo percorso: Valentino Rossi. I due si conoscono e si stimano, e proprio il Dottore gli ha dato un consiglio che Kimi ha fatto suo: «non dare retta a tutti». Un suggerimento che Antonelli ha compreso appieno, soprattutto dopo alcune esperienze in pista e nel paddock: la Formula 1, dice, «è come nuotare in un mare pieno di squali». Di Rossi ammira la capacità di circondarsi di persone giuste capaci di trasmettere serenità. Un altro esempio di come il successo non sia solo una questione di talento, ma anche di equilibrio umano e mentale.
A completare questo quartetto d’eccellenza c’è Michael Jordan, icona del basket mondiale, leader spietato e ossessionato dalla perfezione. Anche se Antonelli non lo ha mai visto giocare dal vivo, ha studiato attentamente la docuserie The Last Dance, rimanendo colpito dalla mentalità vincente e dalla ferrea disciplina del numero 23 dei Chicago Bulls. L’idea di cercare sempre un modo per superare i propri limiti e di trascinare anche chi gli sta accanto è un tratto che il giovane pilota sente vicino alla propria visione sportiva.
4 modelli, 4 sport, 4 stili diversi. Ma un’unica filosofia comune: migliorarsi ogni giorno, resistere alla pressione e affrontare ogni sfida con totale dedizione. In questo, Antonelli si riconosce. Nonostante la giovane età, ha già ben chiaro che il talento non basta. Servono lavoro, sacrificio e quella fame di crescita che solo i più grandi hanno davvero conosciuto.
In un momento in cui l’Italia sogna di rivedere un proprio pilota sul tetto del mondo, Kimi Antonelli sembra avere tutte le carte in regola per raccogliere quell’eredità. Non solo per la velocità, ma per la testa, e soprattutto per il cuore.
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