Con il suo memorabile weekend, le pole e i due piazzamenti in top three, Leclerc riaccende la brace del Cavallino. Anche se si attende una fiammata nella quale, se non altro, si ricomincia a sperare
Uno dei migliori week end in carriera per Leclerc, il migliore di quest’anno della Ferrari eppure non c’è voglia di sorridere. Essere sverniciati, senza possibilità di replica nei primi giri è un colpo al morale, soprattutto del monegasco che, dopo la pole conquistata venerdì, non a richiesta, ha parlato di un Mondiale nel quale crede sempre e non mollerà mai. Lo spirito è quello giusto, ma già dopo la sprint, dopo una seconda pole consecutiva, nella prima sprint shootout della storia della Formula 1, il suo sguardo, sempre specchio veritiero della sua emozione del momento, era eloquente. Il pensiero era già per il Gran Premio con la consapevolezza che difendersi da Max e Checo sarebbe stato impossibile. Nelle tre gare precedenti abbiamo visto tre “podi sorridenti” e invece Leclerc al venticinquesimo in carriera non aveva visibilmente voglia di festeggiare. Essere terzo non è quello che vuole se non ha possibilità di lottare per la vittoria. Certo è normale che un pilota o uno sportivo in generale non sia soddisfatto se non vince, ma sia Lewis in Australia che Nando nelle prime tre gare avevano dei bei sorrisoni, consapevoli che più di così adesso non si può portare a casa niente, godendosi la vittoria degli umani.
Leclerc si è preso la Ferrari sulle spalle sfoderando una magia in qualifica e maturità nella gestione gomme, un suo punto debole in passato, ma il potenziale della Ferrari qual è? Quello del terzo di Charles o del quinto di Sainz a quasi mezzo minuto dal compagno di squadra? La verità l’ha detta Vasseur nella conferenza stampa pre Baku: "Ogni team si costruisce sempre intorno a un pilota negli ultimi vent’anni circa, tutte le storie di successo nella Formula 1 riguardano sempre un team e un pilota, Lewis alla Mercedes, Michael alla Ferrari, Alonso alla Renault". Questo, senza dimenticare Max e Vettel per la Red Bull, per dire cosa? Che dal pilota intorno al quale si vuole costruire il successo finale, ci si aspetta che tiri fuori quel qualcosa in più e quindi il potenziale della macchina è quello espresso dal migliore pilota. Guardate Alonso, poteva salire ancora sul podio visto che il suo week end è stato compromesso dal DRS non funzionante per interferenze elettromagnetiche sia venerdì che sabato nelle due qualifiche. La Ferrari di Baku era realmente da podio? Con un pilota come Leclerc si. Il monegasco ha giurato amore eterno alla Ferrari per buona pace dei terrapiattisti, ma è ora che da Maranello gli diano una macchina in grado di volare o quanto meno lottare alla pari, ma anche un decimo o due indietro, con la stratosferica Red Bull. I lampi ci sono stati, ma non ancora il tuono a incutere paura a chi non ne ha se non per una sopita, ma potenzialmente esplosiva guerra interna tra Verstappen e Perez. Però nei lampi si è vista una Ferrari che con Charles sembra tornata a essere quella monoposto indiscutibilmente più veloce sul giro secco e ottima nel finale di gara, sul millesimo con gli altri, forse loro a quel punto con il braccio fuori dal finestrino.
Continua a leggere l'articolo completo sul nuovo numero di Autosprint in edicola, oppure clicca qui per la versione digitale!
Link copiato