GP Belgio: i 5 temi del fine settimana

GP Belgio: i 5 temi del fine settimana© Getty Images

Una supremazia sconcertante da parte della Red Bull, con Verstappen che ha fatto gara a parte nel weekend in cui la Ferrari si è dimostrata, per la prima volta durante l'anno, incapace di contrastare i rivali

29.08.2022 ( Aggiornata il 29.08.2022 11:56 )

KO tecnico

Giurano che la direttiva tecnica 39 non c'entri niente, in questa bruciante sconfitta. Ed anche se verrebbe facile immaginare il contrario, con un'analisi più approfondita si può pensare che Mattia Binotto abbia pienamente ragione su questo. Lui, come anche i piloti, almeno di fronte alle telecamere non hanno consegnato in pasto ai tifosi la scusante della DT39 come causa principale della debacle di Spa-Francorchamps. E per certi versi, è proprio questo che preoccupa.

Spieghiamo. Se la Ferrari avesse avuto elementi sufficienti per dichiarare che la differenza prestazionale rispetto alla Red Bull era legata a doppio filo con le nuove normative, almeno ci sarebbe stato, diciamo così, un capro espiatorio ed una base su cui lavorare. Ora, invece, il campo delle ipotesi è vasto e dunque è più complicato trovare una ragione alla sconfitta, ammesso e non concesso che non siano concorsi più fattori ad allontanare la Ferrari della Red Bull. Di sicuro, questa per la F1-75 è stata la prima, vera e sonora sconfitta stagionale da un punto di vista strettamente prestazionale, almeno per quanto riguarda le domeniche in cui la macchina non si è rotta. Quando ha perso, quest'anno il Cavallino lo ha sempre fatto difendendosi egregiamente, magari rimpiangendo errori umani piuttosto che una vera e propria mancanza di performance del suo mezzo. Stavolta no: la F1-75 non ne aveva contro la RB18, ed anche di un bel po'.

Ha ragione Leclerc quando dice che è stato un balzo in avanti della Red Bull e non uno indietro della Ferrari, se si guarda al distacco dal centro gruppo. Però la Mercedes, che in qualifica con Russell si era presa 1”5 da Sainz, è arrivata ad un niente dal podio difeso egregiamente da Carlos, e questo qualcosa vorrà pur dire. Nelle Ardenne la Rossa ha vissuto vecchie preoccupazioni, quelle di una coperta un po' corta: mancava velocità sul dritto (ma quello si sapeva, essendo stata la Red Bull la regina per tutto l'anno da questo punto di vista), ma stranamente mancava competitività anche nelle curve, tanto da far diventare il secondo settore terreno di caccia per la RB18. Cosa strana, molto strana considerando i valori emersi nelle prime 13 gare dell'anno. Max volava sul dritto, usciva forte dalle curve, era perfetto in inserimento: troppo, per questa Ferrari che non è riuscita a trovare un punto di forza in alcun aspetto. L'efficienza aerodinamica della creatura di Newey unita all'efficienza motoristica del fu motore Honda sono state un'accoppiata micidiale, su una pista che sulla carta che più di altre avrebbe dovuto favorire la monoposto di Milton Keynes, anche se nessuno avrebbe mai immaginato in questa maniera. Resta in piedi l'ipotesi di una macchina con maggiori altezze da terra, non solo per la DT39 ma anche per i dossi: la Red Bull quest'anno ha dimostrato di saper funzionare molto bene anche con altezze diverse, mentre l'aerodinamica della F1-75 è sempre stata più sensibile alle variazioni dell'altezza da terra. Anche da questo punto di vista, una riprova è necessaria.

Comunque, in una Spa dal clima già autunnale, la Ferrari ha avuto la conferma di non poter essere da mondiale. Non è solo questione di classifiche iridate (98 punti il ritardo di Leclerc da Max e 113 quello di Sainz, mentre nel Costruttori la Red Bull è volata via a +118), quanto piuttosto, a questo punto, di prestazioni, anche se in Ferrari, non senza elementi, sono pronti a giurare che il Belgio sarà un fine settimana a sé. Purtroppo, all'altezza iridata la Rossa non c'è ancora e lo si è visto pure nel finale, con una terza sosta che Leclerc, team radio all'orecchio, non avrebbe voluto fare. Non voleva rischiare Charles, invece il muretto ha rischiato ed è andata male: non c'era il margine per restare davanti ad Alonso, da qui la necessità di superarlo in pista all'ultimo giro ma senza riuscire, così, a preparare per bene un giro veloce che già di per sé era difficile raggiungere, considerando quanto fosse andato forte Max nella sua tornata più rapida. Il sorpasso su Nando è avvenuto, ma senza che il numero 16 artigliasse il punto aggiuntivo del giro veloce; poi la beffa, con la penalità e la retrocessione al 6° posto: per guadagnare un punto, se ne sono persi due. Certo, tanta sfortuna: una visiera a strappo ad inizio gara è finita nei condotti dei freni ed ha richiesto una sosta non prevista, ma al tempo stesso ha bruciato un sensore che, nel finale, ha portato alla penalità per eccesso di velocità in corsia box. Tuttavia, fermarsi al termine del 42° giro era un rischio, considerando il margine ridotto sull'Alpine. Leclerc non perderà di certo il mondiale per questi due punti letteralmente regalati, ma quella scelta è stata l'immagine del fine settimana: nel tentativo di fare di tutto per dimostrare di essere una squadra da titolo, con quella voglia di attaccare ogni punto, paradossalmente la Ferrari ha dimostrato che da titolo non lo è ancora.

Binotto ed una superorità Red Bull difficile da digerire


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