GP Italia: i 5 temi del fine settimana

GP Italia: i 5 temi del fine settimana© LAPRESSE

Dietro ad un finale che merita una spiegazione dettagliata, si consumano i complimenti ad un Max Verstappen re per la prima volta in Brianza di fronte ad un pubblico che fino alla fine ha sperato nella Ferrari di Leclerc e Sainz

12.09.2022 ( Aggiornata il 12.09.2022 12:23 )

Il tabù caduto

Ed anche Monza è conquistata. Era un tabù che andava avanti da tanti, troppi anni. Ma siccome questa per Max Verstappen è una stagione trionfale, anche l'ultima frontiera è stata abbattuta. Con buona pace di chi sognava un po' di rosso lassù in cima al podio, rassegnato invece ad assistere ad una passerella di Max (e poi di Maylander) prima della bandiera a scacchi.

Max Verstappen e la Red Bull hanno vinto, con merito, su una pista che più di altre avrebbe dovuto esaltare il pacchetto della RB18. Per arrivare alla metà, però, i tecnici Red Bull si sono inventati un assetto stranamente carico rispetto alla concorrenza, come il team di Milton Keynes mai aveva fatto prima quest'anno. Così, gli ingegneri hanno lasciato il primato sul dritto alla concorrenza e si sono concentrati sul passo gara, dando nelle mani di Max una macchina un po' più carica aerodinamicamente, dunque con un po' meno di velocità di punta ma con una tenuta molto migliore nelle curve, e di conseguenza con un aiuto notevole per la gestione delle gomme. Non c'era storia, a Monza: e basta prendere i tempi del primo stint di Max con gomma morbida per capirlo. Ha avuto meno degrado lui con la soft che altri con le medie: poche volte sono arrivate prove di forza di questo genere.

La Red Bull a Monza si è sentita di giocare come il gatto con il topo: prima ha cambiato motore, fiduciosa di avere il potenziale per recuperare, e per di più ha messo in campo una scelta di assetto unica per quanto visto quest'anno. Uno dei motivi, è che il team di Milton Keynes per la stagione 2022 ha prodotto solo tre tipologie di alettone posteriore, e considerando l'efficienza della sua vettura, ha preferito non progettare un'ala da bassissimo carico, come invece fatto dalla Ferrari. Dunque, non aveva proprio tra le mani un'alettone tanto scarico come quello della F1-75. Tuttavia, contando appunto su una monoposto dall'efficienza aerodinamica incredibile, si è potuta permettere di avere tanta deportanza nelle curve (relativamente parlando per Monza) pur senza piantarsi nei rettilinei: infatti, nonostante l'assetto, le velocità di punta sono state comunque elevate. Coniugando il carico ad una velocità sul dritto accettabile (è il vantaggio delle “coperte lunghe” come la RB18: puoi disporre di carico o velocità a piacimento, a seconda delle esigenze), ne è uscita una macchina imprendibile, anche se solo nelle mani di Verstappen. Newey ci è abituato, a fare certi scherzi in Brianza: nel 2011 vinse con Vettel e la strepitosa RB7 addirittura con le velocità di punta più basse (!) di tutta la griglia, caso unico nella centenaria storia di Monza.

L'unico brivido, possibilmente, sarebbe stata l'eventuale ripartenza finale. Il copione sarebbe stato più o meno questo: Max avrebbe dato lo strappo cercando di percorrere la Parabolica a tutta e guadagnare quei metri che la Ferrari con Leclerc avrebbe irrimediablmente recuperato tra scia e macchina più scarica. Il duello sarebbe stato tutto lì, in quella ripartenza. Non sapremo come sarebbe andata a finire, ma di sicuro Max non avrebbe mollato tanto facilmente. Perché la vittoria a Monza era veramente l'unica cosa che gli restava da chiedere a questa annata sempre più, per lui, stratosferica.

Verstappen: "Finalmente il mio primo podio a Monza!"

La classifica Piloti


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