Dall'ultima piazzola in griglia alla zona punti. Liam Lawson si fa notare a Austin, nonostante la penalità per la sostituzione della power unit e un esordio che, sulla carta, si prospettava sarebbe stato difficile.

Invece, corre un primo stint lungo, 36 giri su gomma dura - più di lui, Colapinto (altro grande protagonista tra "gli altri") con 39 passaggi -, battaglia con Alonso senza timori reverenziali, tantomeno dopo la "catechizzazione" ricevuta al termine della gara Sprint da Fernando. Cosa fare e cosa no, in battaglia.

Risultato inatteso

I due punti alla causa Racing Bulls tengono agganciato il team alla sfida per il sesto posto con la Haas, che va a punti con Hulkenberg, appena davanti a Lawson. Adesso, avanti verso Città del Messico, consapevole d'aver dato ampie dimostrazioni di competitività a Helmut Marko. Perez finisce settimo, appena 11" davanti a chi si candida a essere primo rivale e aspirante al sedile di Checo in Red Bull.

"Sinceramente non pensavo fosse possibile arrivare in zona punti, considerando da dove partivo e anche com'era andata la gara Sprint", racconta Lawson.

"Abbiamo faticato molto e, sebbene siamo riusciti a fare un grande passo in avanti con la macchina ieri, non sai mai come andrà in gara. È completamente diverso, ti chiedi come funzionerà e se lo farà nel modo previsto.

 Per me è molto positivo aver fatto un chiaro progresso in qualifica e in gara. L'obiettivo principale di questo week end era trovarmi a mio agio, avere fiducia in macchina. È sempre bello quando riesci a sorpassare gli altri.

Il team ha lavorato moltissimo e siamo stati piuttosto aggressivi sulle modifiche che abbiamo apportato dopo la gara Sprint. Probabilmente più aggressivi di quanto non faresti di solito, nelle ultime due settimane hanno lavorato tantissimo per prepararmi a questa gara e farmi sentire a mio agio. È un gran lavoro di squadra".