Will Power: il veterano che si è messo a fare lo studente

Will Power: il veterano che si è messo a fare lo studente

L'australiano, per il secondo titolo in IndyCar, ha detto di essersi ispirato all'esempio di Alex Palou, campione uscente della categoria, trovando nella costanza la chiave per portare a casa il campionato

13.09.2022 ( Aggiornata il 13.09.2022 17:24 )

C'è sempre tempo per imparare, anche a 41 anni. Ad un'età in cui la carta d'identità suggerirebbe altro, ad un'età in cui, dopo una vita spesa tra piste e pistoni, ad un pilota potrebbe venire in mente l'idea di appendere il casco al chiodo e di godersi famiglia ed amici, Will Power ha fatto centro di nuovo. Dimostrando che pazienza e dedizione possono essere due armi fenomenali, dimostrando che la velocità, nel mondo delle corse, può non essere tutto.

Tanta umiltà

Il secondo titolo IndyCar di Will Power è un titolo molto diverso da quello vinto otto anni fa. Nel 2014 Power, fiero portacolori del Team Penske, partiva come uno dei piloti più gettonati; quest'anno, invece, dopo tre campionati conclusi fuori dal podio della classifica generale, si presentava ai nastri di partenza come una specie di outsider. Succede, quando il tempo passa e la griglia di partenza attorno a te comincia a ringiovanire. Alex Palou, per esempio: classe 1997, campione in carica alla vigilia, candidato al bis quest'anno dopo un 2021 eccellente. Ecco, la bravura di Will Power, in qualche modo, è stata quella di avere l'umiltà di mettersi ad osservare gente che, come Palou, ha qualcosa come 16 anni in meno di lui: due generazioni diverse. Un'umiltà che ha pagato, a leggere la classifica finale della IndyCar 2022.

Lo ha detto lo stesso Will, australiano di belle speranze quasi 20 anni fa, quando ebbe occasione di entrare in contatto pure con la F1, per un test con la Minardi. Di lui si diceva un gran bene, e chiudere il bilancio tra le monoposto americane con un solo titolo sembrava un'offesa per un talento indubbio ma troppe volte impulsivo. Ma umiltà, dicevamo: e Power si è messo lì, ad osservare piloti ben più giovani di lui ma dai quali, evidentemente, ha avuto molto da imparare. Il maestro, a sentire Will, in questo caso è stato proprio Alex Palou, campione uscente della categoria.

Se è la costanza a pagare

Power stesso ha ammesso di aver preso lo spagnolo di Chip Ganassi e gestito dalla Monaco Increase Management dell'italiano Salvatore Gandolfo come modello di riferimento. Nel 2021 Palou ha vinto sì per la sua indubbia velocità, ma soprattutto per aver sbagliato meno di altri: del resto come lui anche Colton Herta aveva vinto tre gare, eppure si era preso quasi 100 punti di ritardo in classifica. La costanza, dunque, al fianco della velocità: e questo il Will Power versione 2022 lo ha capito, lasciando spesso la ribalta agli altri (una sola vittoria in gara, a Detroit) ma prendendosi, alla fine dell'anno, il bottino grosso. Basta sabati o domeniche "alla Power", alla "o la va o la spacca": 13 arrivi in top ten in 17 gare, 9 podi totali, per ben 12 volte tra i primi cinque in gara. Una costanza che ha fatto la differenza, se è vero che Josef Newgarden di corse ne ha portate a casa cinque, rimanendo però fregato per appena 16 punti nella lotta al titolo.

Così, a Laguna Seca, c'è stato un passaggio di consegne. Da Alex Palou, felicemente vittorioso per la prima volta in stagione (un bel modo di salutare Chip Ganassi dopo settimane non facili per i noti motivi contrattuali), a Will Power, il veterano che ha avuto l'umiltà di rimettersi a fare lo studente. A volte, la carta d'identità è solo un numero.


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