24 Ore di Le Mans 2024: i 5 temi

Un'edizione magnifica, una vittoria stupenda da parte della Ferrari, con battaglie intense tra LMP2 e GT3: ecco l'analisi di una corsa che non sarà mai come le altre

17.06.2024 12:42

La ciclicità della storia

Ci sono gare che valgono una stagione, giornate che valgono una vita, vittorie che valgono una carriera. Lo sa Leonardo Fuoco, fratello di Antonio, che sui social ha postato una dedicata strappalacrime in memoria di papà, scomparso troppo presto per vedere suo figlio sul tetto della Sarthe. “Siamo nella storia, papà: abbiamo vinto Le Mans!”. Lo sa Miguel Molina, che dopo anni a sgomitare la tre GT si è ritrovato, in piena maturità agonistica, a vivere la parte più elettrizzante della carriera, e lo sa Nicklas Nielsen, uno che si è inventato una carriera tutta sua: viene da un paesino danese che non è nemmeno più nelle cartine geografiche, ha tentato la strada del Ferrari Challenge come categoria di lancio, e poi si è trovato catapultato, con merito, sull’ambitissima Ferrari 499P.

C’era Nielsen, al volante degli ultimi chilometri prima della bandiera a scacchi. Molina e Fuoco, invece, piangevano con l’innocenza e l’emozione dei bambini, consapevoli di vivere la storia in diretta. Anzi, di fare la storia in diretta: perché ci sono vittorie che valgono una carriera appunto, e la loro, con Le Mans 2024, si tinge di una punta dorata consegnata agli annali. Era il momento dell’emozione, il momento che definisce una vita: c’è chi pensa alla gavetta fatta, alle fatiche ed alla dedica agli affetti, soprattutto di coloro che non ci sono più. Come il papà di Fuoco, un triste destino che Antonio ha condiviso con il suo amico Charles Leclerc: ma oggi Hervé e Gabriele saranno orgogliosi di vedere i loro figli che, in meno di un mese, sono arrivati in vetta al GP di Monaco di F1 ed alla 24 Ore di Le Mans, con il marchio più iconico che ci sia, quello del Cavallino Rampante.

Tra la pioggia, i duelli, le penalità e le safety car, è stata una Le Mans umana come poche volte lo era stata. Il fattore umano, che fosse del pilota, degli strateghi o dei meccanici, ha avuto il suo giusto risalto in una corsa che non sarà mai solamente questione di gomme, bielle, pistoni o alettoni. Le Mans sarà sempre un insieme di tutto il meglio che il mondo delle corse può regalare, a cominciare dalle sfide che impone a macchina, squadra e piloti: una gara massacrante, in cui 24 Ore possono sembrare un battito di ciglio ma dove anche pochi minuti, nelle fasi decisive, possono sembrare un’eternità.

Scendendo nel tecnico, per la Ferrari questa è una vittoria diversa rispetto a quella del 2023. L’anno scorso c’era l’euforia del debutto, quest’anno la pressione della responsabilità: perché nelle vesti di detentore uscente, ci si sta sempre un pochino più stretti che nel ruolo di outsider. E invece, questa Ferrari ce l’ha fatta di nuovo: la 499P ha una carriera agonistica fatta di appena 11 gare, ma di gare ne ha già vinte due ed ha vinto le due più importanti alle quali ha partecipato, le due edizioni di Le Mans. Ma è stata, appunto, una gara molto diversa, non solo per i ruoli differenti che ha dovuto recitare la Rossa: l’anno scorso c’era la Toyota a fare paura, quest’anno oltre ai giapponesi c’era anche la Porsche a potersi permettere di partire forse un pezzetto avanti nelle proiezioni della vigilia. Eppure, anche stavolta la Ferrari è stata stupendamente concreta in una corsa andata avanti con una sceneggiatura differente rispetto al 2023: più pioggia, più variabili, ancor più colpi di scena. Pure sul piano tattico: dai 342 giri di 12 mesi fa si è passati ai 311 di quest’anno (con ben nove equipaggi a pieni giri, contro i soli due dell’anno scorso), un calo notevole di chilometraggio a sottolineare un diverso sviluppo della classicissima francese rispetto ad un anno fa.

A motori spenti, Le Mans ci ricorda però anche un’altra cosa. Di come, a volte, la ciclicità della storia sia un po’ sottovalutata. Nelle prime fasi c’era la Ferrari numero 50 davanti, e 24 ore dopo c’era sempre lei. Le Mans parte al pomeriggio, prosegue al tramonto, fibrilla di notte, si tinge all’alba, si risveglia al mattino e si conclude, di nuovo, al pomeriggio successivo: un ciclo ripetuto dentro il quale si è scritta in 101 anni la leggenda dell’automobilismo. E quando ci lamentiamo del tempo che ci manca in questo mondo frenetico, ricordiamoci cosa può succedere nello spazio di 24 ore, di “sole” 24 ore: a volte siamo più noi a sbagliare il concetto di tempo, perché quando una cosa la vuoi, hai pure il tempo di farla. Perché prima che il tempo finisca, prima che il ciclo si concluda, le possibilità le abbiamo. Come le ha avute questa Ferrari, che in questo rincorrersi e ripetersi della storia, nei due successi di Le Mans ha omaggiato le sue origini: ad Enzo Ferrari vincere piaceva sempre, ma di più quando riusciva a ribaltare i pronostici. Oggi, da lassù, sarà orgoglioso dei suoi. I quali, quasi 80 anni dopo, hanno saputo ripetere la storia.

Le Mans 2024 vale di più!


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