Sébastien Loeb, i 50 anni del re dei rally

Sébastien Loeb, i 50 anni del re dei rally© Getty Images

Il 9 volte Campione del Mondo dei rally taglia il traguardo del mezzo secolo, ma non per questo vuole fermarsi: i programmi futuri sono da definire, ma ciò che è certo è che ancora oggi resta un riferimento per tutto il mondo delle corse

26.02.2024 15:08

Gli alsaziani sono innanzitutto un popolo orgoglioso. Orgoglioso delle proprie origini, della propria storia e dei propri - stupendi - territori. Una storia che li ha visti merce di scambio come la loro terra, contesa tra Germania e Francia, sempre in mezzo a conflitti atroci. Ed è così che oggi, per chi ha avuto la fortuna di passare di là, quando chiedi “Vi sentite più francesi o tedeschi?”, loro rispondono fieri: “Prima di tutto, ci sentiamo alsaziani”.

Seb Loeb da Haguenau, 1974

Sébastien Loeb non è mai sceso nei dettagli di come vede o sente la sua terra. Per i rally ha vinto per la bandiera francese, l’ultima che si è issata sull’Alsazia. Ma come tanti conterranei, nel suo sguardo c’è la fierezza di un popolo consapevole di essere nato e cresciuto in un territorio, se non unico, quantomeno particolare. Il 26 febbraio 1974, esattamente 50 anni fa, il futuro Cannibale dei rally nasceva ad Haguenau, cittadina vicino al Reno e distante una mezz’ora di macchina a Sud da Strasburgo, il capoluogo (anche se alcuni sostengono che, per vedere un concentrato dell’Alsazia, bisogna andare a Colmar, una sessantina di chilometri ancora più in giù). Abbiamo preso il riferimento di una macchina, e non di un treno, per un motivo semplice: perché in quell’Haguenau che conta all’incirca 35 mila abitanti, cinque decenni fa ne è nato uno che con un volante in mano è stato capace di riscrivere la Storia con la maiuscola.

Di Guy e Ingrid, l’uomo e la donna che lo hanno messo al mondo, sappiamo poco. Del giovane Séb, invece, sappiamo che si vedeva ginnasta, prima di scoprire l’amore per le quattro ruote. La passione per la ginnastica, tuttavia, non lo ha mai abbandonato: e oggi, nonostante l’età e nonostante uno sport diversissimo, quando vince Séb si lancia in piroette apprese proprio ai tempi dell’adolescenza. In pieno stile alsaziano, non si butta via niente: perché tutto quello che passa, lascia il segno e te lo porti dietro.

Loeb: correre, sempre e dovunque

Ci sono i piloti, ci sono i campioni, ci sono i fenomeni e poi c’è Sébastien Loeb: ovvero uno che a quest’età ancora si diverte, ancora vuole migliorarsi, ancora vuole girare il mondo e farlo con un volante in mano. E’ stato il re dei rally, per nove volte in carriera: abbastanza per decretarlo, probabilmente, il più forte di tutti i tempi. Ma poi ha corso nel WTCC, nel DTM, a Le Mans, alla Pikes Peak, si è tolto lo sfizio di provare una F1 (con tempi super interessanti) ed insegue ancora una Dakar che coronerebbe una carriera che è l’esempio di eclettismo agonistico più illustre al mondo. Perché Séb è andato forte ovunque e comunque, con qualsiasi mezzo.

Qui non siamo a fare un elenco dei successi (80 solo nei rally), e nemmeno a fare un resoconto storico della sua infinita carriera. Anche perché di solito le cronistorie si fanno alla fine, Séb invece la parola fine alla carriera non l’ha ancora messa e chissà per quanto altro tempo non lo farà. Piuttosto, siamo qui a rendere omaggio ad un uomo di 50 anni che ancora si muove con adolescenziale entusiasmo tra una macchina e l’altra, nell’ambiente in cui continua ad essere un riferimento: vittorie ne ha conseguite tante, ma per dire della longevità, basti ricordare che dopo aver portato al successo alcune delle auto più vincenti nella storia dei rally (la C4, la XSara e la DS3, i simboli del suo straordinario percorso con Citroen), ha saputo mettere una firma anche in questa (apparentemente sciagurata) era ibrida nei rally, battezzando il nuovo ciclo tecnico con la vittoria al Montecarlo 2022, su Ford Puma, dopo un solo test e ad una settimana dalla fine della Dakar di quell’anno.

Un territorio nel cuore

Insomma, Sébastien Loeb è la sintesi estrema tra la passione per le corse, di cui è eclettico ed illustre esempio, e di quella straordinaria capacità degli alsaziani di portarsi tutto dietro senza per questo perdere la propria identità. Se ha vinto quello che ha vinto e oggi fa quello che fa, Séb lo deve a sé stesso ed a tutte quelle esperienze che, tra una corsa e l’altra, lo rendono ancora oggi uno dei nomi più altisonanti dell’automobilismo mondiale. Ha sfidato epoche, generazioni e categorie differenti, aggiornandosi ma rimanendo sostanzialmente sé stesso. In Alsazia, a casa sua, fa un grande piacere definirlo alsaziano.

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