Sainz incita l’Uomo a non arrendersi mai!

Sainz incita l’Uomo a non arrendersi mai!© Audi Communications Motorsport / Michael Kunkel

Carlos Senior che a quasi 62 anni vince la Dakar è un capolavoro di vita e un segnale a tutti noi

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22.01.2024 10:10

Il teorema di John Carpenter

Lo scorso 16 gennaio, proprio mentre Carlos Sainz si apprestava a fare il colpaccio alla Dakar dando un’amarezza e Seb Loeb - proprio colui che decadi prima l’aveva convinto a lasciar perdere i rally, tanto ET era generazionalmente dirompente, pensa te -, be’ proprio in quei giorni, dicevo, il regista John Carpenter, quello di “1997-Fuga da New York”, ha compiuto 76 anni. E a chi gli chiedeva un bilancio, un senso, un’indicazione profonda, il significato di questo momento, il Maestro ha risposto bello dritto: "Guardi, lasciamo stare queste cose, non ci facciamo fumare la testa. Ho capito che a un certo punto della vita bisogna fare solo ciò che piace veramente. Non ho voglia di rispondere a domade sull’Arte o il senso dell’esistenza. Voglio solo andare a vedere un sacco di partite di basket. Questo farò, fino a che durerò. Quello che mi piace. E lo consiglio a tutti. Adesso, mi scusi, sono già felice perché so che tra poco comincia una bellissima partita".

Ecco, Carlos Sainz senior, vincendo la Dakar 2024, altro che ipertecnologia. La sua è semplicemente la versione semovente e altrettanto felice, certo che sì, semielettrificata, di John Carpenter che vuole vivere e gioire come più gli piace. Perché esprimersi liberamente significa anche gestire un corpo e un’anima meglio posssibile, fino alla fine.

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I precedenti non mancano

In fondo, poco più di un quarto di secolo fa, a inizio 1998, giusto ventisei anni fa Gian Piero Moretti, creatore della “Momo” e autore a 24 anni d’età del volante con cui John Surtees avrebbe vinto il titolo mondiale 1964 al volante della Ferrari, si toglieva la più grande soddisfazione sportiva della sua vita, andando a vincere - con coequipier da urlo, cioè Baldi, Theys e Luyendyk (quest’ultimo solo a Daytona) - in sequenza due tra le classiche da lui più amate e inseguite: la 24 Ore di Daytona a la 12 Ore di Sebring al volante della sua Ferrari 333 Sp. Vettura della quale, tra l’altro, era stato tra gli artefici politici. Il trionfo stagionale veniva completato con l’affermazione finale anche a Watkins Glen. Essendo nato il 20 marzo 1940, Moretti vinse a Daytona giusto al tramonto dei suoi 57 anni e a Sebring all’alba dei 58. Un vero e proprio primato in grado di far complessivamente meglio di Aj Foyt, al top nelle due superclassiche americane a metà Anni ’80, da fresco cinquantenne.

Così come Scott Pruett, classe 1960, nato il giorno 24 marzo, primo a Daytona nel 2013, e a Sebring 2014, ben oltre i fatidici cinquanta, così come, per restare tra gli esempi senza inseguire il dogma della completezza, Elliot Forbes Robinson, classe 1943, nato il 31 ottobre, al top a Daytona nel 1997 e nel 1999, con la Riley&Scott. Molto vicino a Moretti, in termini d’età e praticamente nella stessa lega di Sainz capace di far sua la Dakar.

L’America il paradiso dei piloti longevi

Guardando la Nascar, Bobby Allison, fu capace di vincere la classicissima Daytona 500 a 50 anni e 73 giorni, mentre, relativamente a una prova di campionato va ricordato il trionfo di Harry Gant a Michigan 1992, alla veneranda età di 52 anni, 7 mesi e 6 giorni. In IndyCar Mario Andretti è riuscito a vincere nel 1993 a inizio stagione la gara di Phoenix, quando aveva già compiuto 53 anni. Quanto alla 500 Miglia di Indianapolis, il vincitore più maturo resta Al Unser senior, in grado di far sua la gara nel 1987 all’età di 47 anni e 343 gorni. E va anche sottolineato che il plurivincitore - quattro volte - della classicissima Aj Foyt, ha preso parte per l’ultima volta alla corsa nel 1992, alla non più verdissima età di 57 anni suonati, lui che è nato il 16 gennaio 1935.

I vecchioni della F.1

Andando a porre l’occhio sulla F.1, la stagione 1957 di Juan-Manuel Fangio, classe 1911, resta quella dei primati più incredibili e meno scalfibili. Per migliorare il quinto mondiale vinto c’è voluto lo Schumi al sommo della classe nel bel mezzo dell’era in Ferrari, mentre ancora oggi resta il primato dell’iride del “Chueco” a 46 anni d’età, con l’ultimo Gp vinto al Nurburgring, in quella che viene unanimemente considerata la più epica delle imprese per il campionissimo argentino, a 46 anni e 41 giorni. Trionfo in gara che gli valse, appunto, il mondiale numero cinque. Quanto alla vittoria secca in gara, il primatista d’età resta Luigi Fagioli, primo in Francia 1951 con l’Alfa Romeo (pur in coabitazione di guida con lo stesso Fangio) a 53 anni e 22 giorni. Niente male neppure Nino Farina, al top in Germania 1953 a 46 anni e 276 giorni.

Farina è il più vecchio poleman della F.1, primo in griglia in Argentina 1954 a 47 anni e 79 giorni. Invece i più vecchi piloti a prendere il via a un Gp restano invece l’uruguagio Heitel Cantoni e il monegasco Louis Chiron, entrambi vicini a compiere 56 anni, nella F.1 di metà Anni ’50. Sainz è uno un po’ alla Nuvolari A ben guardare, cinque anni meno dell’attuale Sainz li aveva Tazio Nuvolari alla Mille Miglia 1948, quando il mondo disse che era stato irreale vedere quell’uomo così anziano e esile andare vicino al trionfo in una corsa così tirata e spietata, prima della progressiva distruzione della sua Ferrari. E, per restare alla classicissima italiana della Freccia Rossa, 50 anni suonati li aveva pure Clemente Biondetti in occasione della sua ultima vittoria e lo stesso Piero Taruffi - non a caso “El Zorro Plateado”, la Volpe Argentata, come era stato soprannominato dai tifosi messicani della Carrera Panamericana -, nel giorno del fatidico trionfo nella drammatica e conclusiva edizione della Mille Miglia, nel 1957.

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