Elkann ferrarista neoconservatore!

Elkann ferrarista neoconservatore!

Dalle scelte di John Elkann ai tweet di Lapo, quella che emerge è una Ferrari che sta ritrovando se stessa, tra F.1 e futuro impegno Hypercar. E la vera novità è proprio quella di un Cavallino Rampante che sta sempre più riscoprendo le radici

15.03.2021 12:02

In occasione del centesimo anniversario della nascita di Gianni Agnelli, Lapo Elkann ha voluto rendere omaggio al nonno su Twitter in modo creativo dando vita alle #24oredigianniagnelli. L’iniziativa, che si ispira alla mitica 24 Ore di Le Mans e rende quindi omaggio alla passione dell’Avvocato per i motori, consiste nella diffusione tramite il celebre social network di alcune delle frasi iconiche pronunciate da Gianni Agnelli durante la sua vita. Per farlo, Lapo ha deciso di utilizzare la funzionalità delle Twitter Cards. Le frasi scelte sono state selezionate personalmente da Lapo e toccano tutti i temi più cari al nonno tra cui la Fiat, la Famiglia, la Ferrari, la Juventus, L’Arte, il Mare, gli incontri con le personalità internazionali, lo stile, la creatività.

Lapo, raggiunto, ha così commentato: "Mio nonno è stato e sarà per sempre una risorsa fondamentale di energia e vitalità. Ho voluto rendergli omaggio anche su Twitter per far sì che gli utenti dei social possano conoscere alcuni tratti del suo pensiero e possano trovare in lui ispirazione e motivazione".

Elkann e i segnali di rilancio

Parliamoci chiaro, è un segnale di colore e calore, un’intuizione carina e carezzevole ed è pure un’altra delle prove che l’aria sta cambiando. Anche perché John Elkann, fratello di Lapo e, soprattutto, Presidente della Ferrari, con le sue recenti scelte in ambito Hypercar, mondiale di durata e 24 Ore di Le Mans non solo traccia una rotta pluriennale ambiziosa, precisa e ricca di momenti emozionanti, ma delinea anche l’immagine di una mega-factory impegnata a tutti i livelli nelle corse: non più solo in Formula Uno, come negli ultimi 47 anni, ma ben decisa a lanciare e raccogliere una sfida totale che onora lo spirito del Cavallino Rampante e, soprattutto, il suo Dna.

Quindi, quasi paradossalmente, proprio nel momento in cui la Casa di Maranello si trova a fronteggiare una forte emergenza in fatto di competitività e risultati in chiave Formula Uno, il segnale è quello del rilancio della posta, mettendo sul piatto tanto e con un trasporto che non può essere solo commerciale, furbo e ruffiano, ma che affonda le radici nella parte più originaria, nobile e vera nell’epopea Rossa. Quindi, tanto per cominciare, i fatti sono argomenti testardi e dicono che gli Elkann, pur nei ruoli differenti non omogenei e non paragonabili - ma questa è un’analisi operata più sul piano umano che in quello aziendale - amano la Ferrari, le corse, il motorsport e tutte le suggestioni ad esso più collegate, infinitamente più di quanto si poteva immaginare fino a poco tempo fa.

E questa non è solo una novità, ma una vera e propria assicurazione sulla vita del marchio Ferrari all’interno delle competizioni. Perché, a ben guardare, ciò che conta non è nei risultati immantenti e immediati, nella cronaca e tantomeno nelle strisciate dei primi test collettivi della Formula Uno, ma nelle prospettive, nella strategia di fondo, nella visione pluriennale della dirigenza. E John Elkann sta dimostrando sempre più di non essere il temuto e freddo finanziere capace di ridimensionare sogni e epica in favore dei meri profitti, ma un timoniere col gusto dell’omaggio sentimentale a un’appartenenza, a una sensibilità rombante, a una vocazione ai nuclei più caldi e fecondi dell’impegno Ferrari nelle corse. Un condottiero neoconservatore nell’accezione più romanticamente orientata e questa è una di quelle novità da far venire giù il teatro.

Il futuro della Rossa nelle competizioni

Pensando a quello che sarà sempre più la Rossa nel prossimo quinquennio, adesso acquistano sempre più valore i suoi quasi quotidiani atterraggi in elicottero a Maranello, per far sentire il più possibile l’energia di una presenza forte, costante e impegnata. E diventano importanti anche quelle telefonate puntuali ed entusiaste fatte subito dopo ogni successo delle Ferrari nella categoria Gran Turismo (con Antonello Coletta e Amato Ferrari), a Le Mans e non solo, all’interno del Wec, a testimonianza di una propensione personale mai tradita e sempre più sublimata con provvedimenti e decisioni capaci anche di riavvicinare al Cavalino Rampante generazioni di vecchi appassionati e potenzialmente di poter attirare, formare e informare anche tanti giovani, chissà, magari non alieni al fascino di certi cimenti che mi piace definire immortali.

Per questo, qui e ora, la domanda provocatoria che viene da rivolgere anche a proposito di Formula Uno, suona più o meno così: e se la competitività della più recente Rossa nel mondiale fosse in realtà l’ultimo dei problemi? Della serie: siamo poi sicuri che in questo momento sia davvero salvifico ottenere riscontri immediati e entusiasmanti in pista o, piuttosto, quello che di bello e di galvanizzante ci attende, in realtà, succederà non a breve?

Cosa significa amare la Ferrari

Domande retoriche, ovvio, che già hanno una risposta sottintesa. Amare la Ferrari in questo momento significa non aspettarsi a breve alti dividendi sportivi o imprese dietro l’angolo. Non ha senso torturare Binotto & C., stargli addosso pensando che scuotendo l’albero con dilettica violenta potranno ben presto cadere tanti pomi succosi. Guardando al gran disegno della Ferrari per i prossimi anni, quello che è d’obbligo, qui e ora, è un atteggiamento sereno, composto, non gridato, pronto ad assaporare tutti i frutti che arriveranno a seconda dell’alternanza delle stagioni.

Con il piacere della riscoperta di un’identità genetica Ferrari meravigliosamente omaggiata dalla scelta Hypercar, che necessariamente riscrive un futuro maranelliano nel solco e nel binario che ne sancirono la fortuna immediata e imperitura, quasi settant’anni fa. Per questo non ha senso guardare all’inizio delle ostilità nel mondiale di F.1 con una pressione insopportabile e aspettative pungenti. La verità è molto semplice: l’anno scorso la Rossa ha corso frenata per motivi che partono nel 2019 e quest’anno qualcosa di buono ci sarà come cambiamento, ma non abbastanza.

Si potrà lottare auspicabilmente per andare a podio, ma per vincere almeno una corsa, oltre che bravura, ci vorrà fortuna. Poi si vedrà. Intanto, la sola, valida e premiante certezza sta nel fatto che la formazione Leclerc-Sainz è stupendamente bicipite, con un primo pilota di riferimento ben battezzato e con un compagno che non ha nulla di meno quanto a solidità e aspettative. Il resto arriverà, augurabilmente, progressivamente e non velocissimamente. In questo momento il vero ferrarista e l’amante a ventiquattro carati di motorsport per duri e puri è comunque autorizzato a provare benessere, perché in un momento difficile e di svolta, la Ferrari, ancor prima di andare a cercare rivincite e nuovi allori, sta avendo l’umiltà di ritrovare se stessa.


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