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La F.1 è in mano alle donne

Ben 5 strategy team su 10 capeggiati da ragazze

La F.1 è in mano alle donne

Mario DonniniMario Donnini

8 ago 2022 (Aggiornato alle 16:13)

Visto che roba? La Formula Uno sul piano tattico e strategico è praticamente in mano alle donne. Il 50% degli strategy team è implacabilmente a direzione femminile e dei tre top team due, Red Bull e Mercedes, sono guidati dall’altra metà del cielo. Ovvero il 66% delle tattiche che scrivono la trama di un Gran Premio nella lotta per le posizioni apicali vengono certificate e decise dal sesso debole. Debole, poi, sarà mio nonno. In pratica, se questa fosse Hollywood, due terzi delle sceneggiature sarebbero scritte da loro. E qui si parla delle storie vincenti, di blockbuster mainstream, mica di cosucce. Di più.

La Formula 1 per la parità di genere

Per la donna la Formula Uno, sotto questa particolarissima prospettiva, è diventata uno splendido paradiso. Posti stabili, maternità sacrosante, retribuite e tutelate - come nel caso di Hannah Schmitz della Red Bull e Rosie Wait della Mercedes, entrambe fresche reduci -, livelli salariali meritoriamente e meritocraticamente financo superiori a quelli dei colleghi maschi. E ben oltre. Onore, gloria, rispetto, equilibrio tra famiglia e lavoro, tra ruolo di mamma e quello di pit-wall boss e tanta, un’immensa simpatia attorno. Un paradiso, insomma. E anche un modello socio-strutturato virtuoso, un esempio su cui riflettere. Anche perché sapete di chi è il merito di tutto questo? Avete idea di chi abbia propiziato tale meraviglioso, esportabile e premiante modello di sviluppo, davvero rivoluzionario? Nessuno. Niente.

Vince la meritocrazia

Semplicemente, tutto questo è dovuto esclusivamente alle meravigliose capacità, all’intelligenza, alla flessibilità, all’applicazione, al carattere, all’adattabilità e al carisma delle singole protagoniste. Vedete, questa è la miglior risposta a chi, in questi ultimi anni e proprio in F.1, ha portato avanti una strana battaglia a colpi di decreti, di diktat e di provvedimenti perbenisti, volti a censurare, sforbiciare, tagliare qualsiasi presenza femminile collegata allo show e alla coreografia. Il tutto facendo seguito a un processo di malintesa moralizzazione antisessista che ha quasi del tutto polverizzato la presenza delle grid girl, delle testimonial degli sponsor, delle ragazze sul podio e perfino della miss che baciava il vincitore.

Tra libertà e ipocrisia

All’interno di una specie di crociata folle, misogina e radical chic che ha addirittura sbandierato i grid boys quale segnale di malinteso progresso e di bonificato salto di qualità nel rapporto paritario tra generi. Però quando si corre in Texas, majorette e sventole tornano a materializzarsi, perché, boh, chissà, locali e messicani nel saloon vogliono vedere le puledre sgambettare, sennò che spettacolo è? Misconoscendo il fatto che grid girl, miss sponsor e quant’altro si sono sempre sentite libere e rispettate nel prendere parte ai weekend di gara e a svolgere il loro ruolo si divertivano e quando capita si divertono un sacco. Tanto più che anni fa intervistai un’ombrellina la quale mi spiegò che svolgendo a lungo il suo ruolo s’era pagata gran parte degli studi all’università, salvo poi laurearsi a pieni voti.

Il vero rispetto per le Donne

Tutto questo per dire che le risposte più vere, belle e intelligenti alla fine le sta dando non il promoter quando fa il frate inquisitore, non questo o quel padrone del vapore, ma la realtà ragionevole. In F.1 la donna pensante ha il suo grandissimo rilievo ed è uno spazio stupendo, inorgogliente e di alto livello. Ma il promoter o chi per lui queste cose manco le divulga o le sa, perché non ci fa caso: se volete saperle, magari dovete leggere Autosprint. E sapete qual è la morale della faccenda?

Se volete davvero rispettare la Donna, non mettete le braghe ai quadri in cui è raffigurata, ma datele tela e pennello, per consentirle d’essere libera e splendente pittrice: sublime artista della trama da lei scelta.

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