Vogliono la Ferrari 499P in gara a Daytona!

Vogliono la Ferrari 499P in gara a Daytona!

Ma senza granitiche garanzie la Rossa non si muove...

29.01.2024 10:40

DAYTONA - La protagonista invisibile della 24 Ore di Daytona 2024 è una macchina da corsa che esiste ma c’è e non c’è, nel senso che non è ancora mai arrivata, sul tracciato della maratona della Florida. Anche se gli organizzatori stanno facendo di tutto per portarcela presto. Prima possibile. E questo bolide risponde, rullo di tamburi, alle fattezze e al nome della Ferrari 499P detentrice del trofeo della Le Mans del centenario.

Jim France, boss della famiglia France, ovvero il gruppo dal quale è scaturito tutto, Nascar, speedway e 24 Ore compresa, pare abbia confidato nel suo cerchio magico che prima di morire vuole rivedere un prototipo del Cavallino Rampante giocarsi la vittoria sul banking. Si dà il caso che Jim France quest’anno compirà 80 anni e fortunatamente sta bene, benissimo, quindi a lui gli auguri di tanta salute e a tutti gli appassionati l’auspicio che, se son rose, possano almeno fiorire in tempi ragionevoli. Tanto per cominciare tutto questo sta a voler dire una cosa semplice ma non del tutto scontata: Daytona e la stessa Imsa vedono bene la partecipazione futura di prototipi LMH. E questo è un dato importante. Al momento in America corrono le LMDH e nel Wec i più complessi, tecnologici e costosi proto LMH equamente frammisti alle consorelle grazie al BoP. Punto.

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Dall'America vogliono la Ferrari

E invece anche no. Gli americani sono felici di accogliere anche le vetture ispirate dall’altra filosofia, quella di chi, investendo di più, si fa tutto in casa (cosa da sempre molto cara ad Antonello Coletta, il timoniere Rosso). Oh, sì, le accoglieranno eccome, auspicando che rappresentino un’occasione di crescita, sviluppo, marketing e visibilità immensa per il campionato e le sue gare più classiche e storicamente forti a livello mondiale, Daytona e Sebring su tutte. La prima LMH a correre nell’Imsa dal 2025 dovrebbe essere l’Aston Martin Valkyrie, poi, magari, la 499P. In fondo il trionfo della Ferrari a Le Mans 2023 è stato un volano incredibile per il mondo endurance, creando un battage di interesse moltiplicato in modo esponenziale. E rivedere prototipi Rossi in parata sul banking proprio come nel leggendario 1967 è una di quelle formule magiche capaci di far sognare legioni di fans di ieri e di oggi. Perché nelle corse c’è più poesia in certe immaginifiche ritualità che in qualsiasi megaprogetto straricco per andare a correre dove non si è mai andati prima. Si chiama heritage: tradizione e cultura dello sport. Se la F.1 tali questioni a volte non se le pone, la famiglia France ci pensa, eccome.

Okay, ma in concreto cosa è successo e come stanno evolvendo le cose? In modo semplice e chiaro. Nei giorni precedenti alla 24 Ore di Daytona la famiglia France ha tentato un primo abboccamento alla Ferrari tramite Eddie Cheever Sr, l’uomo giusto per questo genere di operazioni, riscuotendo la massima fiducia da parte Usa e godendo di buoni uffici e simpatia a Maranello, fin dai tempi del Drake, quand’ancora era un teenager che sognava di correre con la Rossa in F.1, leggi a fine 1977. Un altro incontro tra le parti in gioco c’è stato venerdì 26 gennaio, anche questo informale, e il dialogo è una realtà, anche se per ora c’è un corteggiatore, una corteggiata e nessun ballo concreto in programma.

Parlo con Eddie Cheever e lui rivela due cose certe: "Guarda, posso dirti che da parte della famiglia France l’interesse per portare la Ferrari LMH negli Usa c’è, ma devo anche sottolineare che a oggi non ci sono state risposte definite. Di certo c’è che il dialogo è in corso e non facile, ma prosegue". Quanto alla Ferrari, Antonello Coletta sorride e si limita a quello, perché le dimostrazioni di attenzione di enti, campionati e circuiti americani non possono che essere accolte con educato interesse.

Ferrari vuole garanzie sul BoP

Tuttavia, almeno per ora, non è tempo di rispondere, ma solo di aspettare e vedere. Perché? Per motivi che la Ferrari ufficialmente non indica né spiega ma che, lavorando di logica, possono essere compresi usando un pizzico di buon senso. Per anni il BoP Imsa nelle categorie GT ha rappresenta un vero schiaffo al valore e alle legittime ambizioni della Rossa. Di più: lo scorso anno, proprio a Daytona, l’arrivo della 296 Gt3 è avvenuto rifilandole parametri quasi punitivi e assurdi, tarpandole le ali a prescindere dai pur innegabili problemini di gioventù. In altre parole la 296 Gt3 in America, è stata trattata male, molto male, a livello di BoP, tanto da provocare inevitabili malumori e perplessità a Maranello. Perché un conto è essere messi in condizioni di giocarsela equamente, ben altra cosa è perdere in partenza perché sfiancati da handicap pregiudizialmente insormontabili.

Detto questo, una domanda sorge spontanea, ragionando da buoni padri di famiglia: come si fa a fidarsi di chi - leggi le autorità sportive e regolamentari in chiave Usa - hanno già ampiamente dimostrato di non avere molto a cuore la giustizia e la giustezza delle sfide in pista quando c’è la Ferrari in ballo? In altre parole è lecito supporre che la silente cautela che sta dimostrando la Rossa di fronte ai corteggiamenti Usa corrisponda a una tacita richiesta di ulteriori garanzie e o certezze, prima ancora di dare il via a un dialogo fattivo vero e proprio. Cioè, se vogliono davvero rivedere dei prototipi del Cavallino in azione sul banking di Daytona, devono arrivare non solo frasi dolci, ma provvedimenti concreti e tangibili, garanzie politico-regolamentari e statuizioni che vanno ben oltre le frasi melliflue e il “come sarebbe bello se”. Senza trascurare la 296 Gt3.

Ferrari a Daytona, uno scenario da sogno

Ma andiamo oltre. Quanti e quali possibilità ci sono che gli abboccamenti avvenuti possano andare oltre il pour parler e creare i presupposti per una svolta clamorosa nella storia dell’Imsa e, per certi versi, della stessa Ferrari nell’endurance? Le possibilità ci sono e neanche remote, per un motivo molto facile da capire: in fondo un eventuale accordo in termini reciprocamente chiari ed equi, farebbe terribilmente comodo ad entrambi. L’Imsa e Daytona acquisterebbero la primadonna più primadonna del Motorsport e la Ferrari, al contempo, avrebbe la possibilità di promuoversi ancor più nella terra che rappresenta il suo primo e più fecondo mercato al mondo. Parallelamente, per gli appassionati un accordo aprirebbe scenari ultraemozionanti e tali da creare un’altra epoca e un’altra epica nella storia delle corse, in parallelo all’operazione Wec.

Perché ritrovarsi in una domenica di fine gennaio con una 499P in lizza per sbancare Daytona è una cosa che, solo a pensarla, fa venire i brividi e la pelle di cappone. Sia a noi che Oltreoceano. Ma i giochetti furbi, le fregature e l’uso del BoP stile bastone e carota debbono finire, perché senz’acqua la papera non galleggia e senza garanzie di equità le 499P se ne resterebbero a Maranello. Inoltre, e questo è bene ricordarlo, la Hypercar di Cannizzo non è una 333 Sp anni ’90 che si può cedere, bontà loro, ai clienti privati. No, per complessità di gestione e esigenze di impiego non può esserci la 499P in lizza in America senza un coinvolgimento forte e diretto di Ferrari e del suo racing partner per eccellenza, AF Corse. Per questo tutto dovrebbe e semmai dovrà avvenire con chiarezza reciproca tra le parti. In ogni caso, c’è la possibilità tutta da verificare che proprio a Daytona ’24 si sia avviato un processo capace di scrivere nuove, meravigliose pagine di storia.

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